“Laura Antonelli? Aveva un disperato bisogno d’amore” che l’ha portata al dramma finale

Sara Gazzini ci racconta del suo libro, "Laura Antonelli. L'amore, l'incanto, l'oblio" che indaga l'aspetto intimo dell'attrice sex symbol sprofondata nell'abisso

Foto di Federica Cislaghi

Federica Cislaghi

Royal e Lifestyle Specialist

Dopo il dottorato in filosofia, decide di fare della scrittura una professione. Si specializza così nel raccontare la cronaca rosa, i vizi e le virtù dei Reali, i segreti del mondo dello spettacolo e della televisione.

Il 22 giugno 2015 Laura Antonelli ci lasciava per sempre, dopo una vita vissuta senza filtri e compromessi, portandola al massimo del successo, ad essere la donna più desiderata al mondo, per poi sprofondare nell’abisso della solitudine e della dipendenza.

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Laura Antonelli. L'amore, l'incanto, l'oblio
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Sara Gazzini nel suo romanzo, Laura Antonelli. L’amore, l’incanto, l’oblio, edito da Morellini, racconta l’aspetto intimo di questa donna col suo disperato bisogno di amore, coi suoi vuoti e le sue debolezze.

Noi abbiamo chiesto a Sara Gazzini di raccontarci la genesi di questo libro dedicato a Laura Antonelli, donna straordinaria, diva amatissima, icona sexy degli anni Settanta, compagna di Jean-Paul Belmondo: una vita di successi che non le hanno risparmiato una fine in povertà e solitudine.

Perché un libro su Laura Antonelli?
Il libro si colloca all’interno di una collana femminile, diretta da Sara Rattaro, che parla di donne del passato. Quando mi è stato proposto di partecipare e di scegliere il personaggio su cui scrivere, ho pensato a Laura Antonelli che mi ha sempre affascinato. La sua storia mi ha molto colpito, anche se lei non appartiene alla mia generazione. Infatti, Laura Antonelli ha raggiunto il massimo del suo successo tra gli anni Settanta e Ottanta ed io ero piccola. Però la sua parabola discendente mi ha molto toccato. Perciò volevo capire cosa era accaduto alla persona che tutti idolatravano, alla donna considerata la più bella del mondo. Effettivamente ho scoperto che dietro l’attrice sexy che tutti ammiravano, c’era una persona piena di fragilità, di vuoti, con un male e una malinconia di fondo in cui spesso anche io mi ci sento. Per cui scrivere di lei è stato anche come un po’ scrivere di me. Però, con questo libro ho cercato di “riabilitarla”, perché dopo la vicenda della droga è stata abbandonata da tutti. Ho voluto indagare cosa c’era dentro questa donna, ho voluto far emerge proprio la sua fragilità, i suoi vuoti, le sue carenze, la sua dipendenza infinita dall’amore senza essersi mai sentita veramente apprezzata e amata, tutti problemi che non è mai riuscita a superare. Il romanzo comunque vuole essere un inno al coraggio e alla forza di perdonarsi, fondamentali per uscire dalle situazioni più difficili.

Laura Antonelli
Fonte: Getty Images
Laura Antonelli nel 1974

Cosa è successo alla Laura che faceva impazzire gli uomini e che viveva ogni giorno al limite della follia? Questo è il primo interrogativo che si pone la Laura del libro: lei riesce a trovare una risposta?
Direi proprio di sì. Il romanzo è scritto interamente sotto forma di monologo, perché volevo che parlasse la donna e non l’attrice. Non mi interessava raccontare le luci della ribalta ma al contrario il suo vissuto interiore. Ho cercato di dare una spiegazione alle cose che hanno contribuito a gettarla nel baratro totale. La vicenda della droga, l’intervento al viso andato male: tutte cose che, per una persona che già aveva poca stima di sé, l’hanno condannata prima del tempo.

Laura Antonelli Divina creatura
Fonte: Getty Images
Laura Antonelli in “Divina creatura”

Quali ricerche hai fatto per scrivere Laura Antonelli. L’amore, l’incanto, l’oblio?
Ho letto tutto quello che ho potuto trovare su di lei online, diverse sue interviste, ho rivisto i suoi film e poi ho cercato dietro le poche interviste che ci sono di cogliere dietro le sue parole quello che veramente voleva dire. Col mio libro credo di essere riuscita a darle una voce, tentando anche a volte di interpretare quello che c’era dietro a quel poco che ha rivelato. Laura Antonelli ha sempre cercato di tenere al riparo la sua vita privata, separandola da quella lavorativa. Ci sono poi interviste di persone che le sono state vicine che mi hanno aiutato a fare luce su di lei. Penso a Lino Banfi, forse l’unico a non averla abbandonata. Emerge di lei il ritratto di una persona bisognosa di aiuto che però o non l’ha chiesto o lo ha chiesto alle persone sbagliate.

Nel libro ripercorri la storia d’amore tra l’Antonelli e Jean Paul Belmondo: ci racconti di questa parentesi felice durata 8 anni?
Questa era la storia più chiacchierata all’epoca, era su tutte le copertine delle riveste di gossip. La loro era un’accoppiata vincente: lui era l’alter ego di Alain Delon e lei era considerata la donna più bella del mondo. È stato un amore di cui tutti parlavano allora, però in realtà loro sono sempre stati abbastanza defilati. Si sa che fu un amore vissuto all’eccesso, rispecchiando il carattere e la vita di entrambi. Questa relazione fu vissuta tra Roma e Parigi, perché nessuno dei due si sarebbe trasferito per l’altro. Gli articoli dell’epoca riportano di questa passione travolgente, vissuta a 1000, ma anche di un amore a tratti un po’ tossico e malato. Celebri erano le loro litigate da palcoscenico. Anche perché pare che Belmondo fosse più affascinato dal successo di Laura Antonelli che innamorato: esibiva Laura Antonelli come se fosse una sorta di trofeo. Lei invece avrebbe voluto forse vivere una relazione più normale, più vera. Nel libro questa è senz’altro la parte più romanzata. Io ho provato, leggendo di lui e di lei, a immaginare come fosse andata la loro storia.

Laura Antonelli Jean-Paul Belmondo
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Laura Antonelli e Jean-Paul Belmondo a Cannes nel 1974

Che cosa rendeva unica Laura Antonelli come sex-symbol, rispetto alle sue colleghe?
Sicuramente la sua fisicità esplosiva abbinata al suo viso quasi da bambina, innocente, molto acqua e sapone. E poi il fatto che lei nei film, a partire da Malizia, che è stato quello che l’ha portato all’apice del successo, ha sempre interpretato ruoli di “poca importanza”. In Malizia ad esempio era una cameriera. Non ha mai avuto il ruolo della signora altolocata. Questo secondo me ha dato la possibilità al pubblico di immedesimarsi in lei, l’illusione di poter essere la Laura Antonelli della porta accanto, nel senso che era una donna bellissima ma normale.

Nel libro hai parlato anche del figlio adottivo di Laura Antonelli, Germano Randi?
Sì, ne ho fatto un breve accenno, perché lei non ne ha mai parlato molto e non volevo avventurarmi in un ambito di cui si sa poco o niente, Comunque, si dice che lui sia stato una delle persone che più l’ha delusa. Infatti, lei non lo ricordava quasi mai, non è nemmeno chiara la vicenda di come questo figlio sia entrato nella sua vita.

Nella vita di Laura Antonelli c’è stato più amore o disperazione?
Secondo me c’è stato un disperato bisogno d’amore ed è stato questo bisogno che l’ha portata a elemosinarlo dalle persone più sbagliate e inaffidabili.