Iva Zanicchi: “A Sanremo nel segno di Milva, in troppi l’hanno dimenticata”

In esclusiva a DiLei, Iva Zanicchi parla della scelta di salire sul palco da sola nella serata delle cover e di che effetto le fa gareggiare contro dei giovanissimi.

Tre vittorie al festival di Sanremo, nel 1967 con Non pensare a me, nel 1969 con Zingara e nel 1974 con Ciao cara come stai, Iva Zanicchi torna sul palco che l’ha vista “nascere” con “Voglio Amarti”, una canzone che non svela la sua età ma che, con cura ed eleganza, sceglie le parole per un testo che sembra poesia. La musica, contemporanea e radiofonica, è un abito leggero che ne mette in risalto la voce.

Un po’ come quelli che indosserà Iva sul palco dell’Ariston, disegnati da Artemio Cabassi e impreziositi da ricami fatti a mano curati nei minimi dettagli, a sottolineare quell’artigianalità che fa parte della nostra migliore tradizione. Trame che sembrano accompagnare ed evidenziare la luminosa carriera di Iva Zanicchi, che ha indubbiamente composto pagine indimenticabili della storia della canzone italiana.

“Spero tanto di arrivare sul palcoscenico in elicottero”, ci confessa quando la raggiungiamo al telefono. “È pure vero che sono l’aquila, ma quelle scale sono pericolose: la luce che ti abbaglia, la lucidità degli scalini, i gradini che non sono tutti uguali…quelle lasciamole fare ai ragazzini”.

Che effetto ti fa gareggiare contro dei ragazzini di 18 anni?
Mi eccita moltissimo, mi galvanizza, mi piace. Io tifo per loro. Alcuni li ho visti durante le prove: sono carini, rispettosi e mi fanno molta tenerezza. Ma comunque io gareggio, eh. Mica vado lì per perdere, spero di cantare bene e di piazzarmi dignitosamente. Già questa sarebbe una vittoria.

Oltretutto hai già vinto tre volte, delle undici che hai partecipato al Festival.
E una volta sono arrivata terza. Non per merito mio, ma grazie al grandissimo Sergio Endrigo.

Trovi che oggi il concetto di “big” a Sanremo sia un po’ cambiato rispetto agli anni ‘60 e ‘70?
I tempi sono molto cambiati: oggi alcuni artisti che a chi ha più di 60 anni sembrano degli sconosciuti, sono in realtà fortissimi sulle piattaforme di streaming e sui social. Il mondo è diverso, è cambiato tantissimo e bisogna tenerne conto. Questi giovani artisti sono forti e in questo momento sono i padroni del mercato. E io mi diverto come una pazza ad infilarmi tra loro, perché vorrei che questi ragazzi non dimenticassero le origini della musica italiana, e che il nostro Paese è la patria della melodia. Non dobbiamo dimenticarci di tutto ciò che è stato, da Modugno in poi. Se hai una bella melodia, la puoi vestire poi anche con un abito modernissimo. Le puoi mettere la minigonna.

Oggi però sono i Maneskin a rappresentare la musica italiana nel mondo.
I Maneskin sono quattro ragazzi pieni di volontà, di spirito e di gioia di vivere. Ma soprattutto sono bravi e hanno il successo internazionale che si meritano. Ne sono davvero felice, proprio perché in fondo portano la musica italiana nel mondo.

Nella serata delle cover hai scelto “Canzone” di Don Backy nella versione di Milva, ma non duetterai con nessuno. Come mai?
Quella di non duettare è stata una scelta, proprio perché voglio che questo sia e rimanga un omaggio ad una cantante che è stata grande in tutto il mondo. Per esempio Milva ha fatto una tournée con Astor Piazzolla, l’innovatore del tango, ha lavorato su Brecht e molto altro. È stata un’artista straordinaria, anche se purtroppo negli ultimi anni è stata dimenticata. Da quando non stava bene e aveva interrotto la sua attività, nessuno ne ha più parlato o le ha dedicato grandi spazi. E questo è un peccato. Siccome eravamo grandi amiche ed era anche la cantante preferita di mia madre, voglio dedicare questa canzone a lei e per lei. È per questo che non poterò nessuno sul palco con me. Me l’avevano anche proposto e diciamo che egoisticamente avrei potuto approfittare di un giovane forte che mi portasse un po’ di voti.

Chi ti sarebbe piaciuto?
Ce ne sono tanti. Per esempio, non per imitare la mia amica Orietta Berti, amo moltissimo Achille Lauro…

Che però è in gara anche lui.
Sì, ma non lo vedo come un rivale: lo stimo e penso sia un artista vero.

Abbiamo menzionato Orietta Berti, che l’anno scorso si è fatta vestire da GCDS, un brand streetwear di Giuliano Calza. Anche tu oserai nei look o rimarrai conservatrice?
Non oserò affatto, anzi mi muoverò nel solco della tradizione. Come stilista ho scelto Artemio di Parma, che lavora nel mondo della lirica come costumista. Ha vestito per tanti anni Katia Ricciarelli, le ha fatto anche l’abito da sposa. Siamo amici e mi ha preparato degli abiti sobri, ma bellissimi. A quarant’anni ho smesso con la minigonna, mi sembrava sconveniente.

Prima di salutarci, una domanda che non c’entra con Sanremo. Negli ultimi giorni Silvio Berlusconi è stato poco bene ed è stato ricoverato all’ospedale San Raffaele di Milano: l’hai sentito?
In questi ultimi giorni no, non l’ho sentito, anche perché non lo disturbo. Ci sentiamo ogni tanto: ci siamo sentiti per il suo compleanno e per Natale, occasione nella quale mi ha inviato un dono meraviglioso. Ovviamente però mi informo sulle sue condizioni attraverso degli amici in comune. Non è stato male, ma è andato al San Raffaele per fare dei controlli vista l’età, cosa che tra l’altro dovrei fare anche io.
Quello che posso dire è che ha fatto una cosa per cui l’ho stimato e ammirato moltissimo: ritirare la candidatura a Presidente della Repubblica.

Chi vede Iva Zanicchi al Quirinale?
Speravo tanto che uscisse il nome di Gianni Letta, ma non è stato menzionato da nessuno. Altrimenti, un altro che mi sarebbe piaciuto vedere come Presidente della Repubblica è Guido Bertolaso. Oppure che rieleggano Mattarella a questo punto. In ogni caso, speriamo che sia una persona onesta, perbene e sia davvero il Presidente di tutti.