“C’era una volta”, iniziano tutte così le favole più belle della buonanotte, quelle di quando eravamo bambine. Crescendo, però, abbiamo imparato che esiste qualcosa di ancora più sorprendente e sono le storie, quelle vere, quelle fatte di passioni, di scelte e di impegno, di sacrifici, ma anche di tante soddisfazioni. Come quella di Andrea Valentina Gussoni, una giovane ricercatrice italiana che vive in provincia di Varese e che ha scelto di trasformare la sua passione per gli animali in un lavoro, e poi in una missione di vita. L’obiettivo è quello di studiare il comportamento dei grandi animali selvatici, per cercare un contatto diretto con loro e per sensibilizzare l’opinione pubblica a riguardo.
La convivenza tra uomo e animale, del resto, è stata più volte al centro del dibattito sociale spaccando a metà l’opinione pubblica, come è successo con i recenti fatti che hanno coinvolto l’orsa Jj4 e gli altri esemplari che vivono nel Trentino. Andrea ha già le sue risposte, quelle che condivide ogni giorno attraverso un canale youtube dove documenta il lavoro nei rifugi, nelle riserve e nei parchi zoologici di tutto il mondo. Le stesse che ha ottenuto, e raccontato, quando ha iniziato a vivere con un branco di cinghiali.
La storia di Andrea Valentina Gussoni
“Ho fatto parte di un branco di cinghiali”, si intitola così il video girato da Andrea Valentina Gussoni che racconta l’esperienza diretta della ricercatrice con questi esemplari selvatici che da sempre sono considerati una minaccia per l’uomo e per l’agricoltura. Il documentario, che in poche settimane ha superato le 10.000 visualizzazioni, è solo una parte del grande lavoro portato avanti dalla giovane ricercatrice.
Un video che parla di emozioni e di passione sì, ma che cerca soprattutto di fare chiarezza su un argomento che la maggior parte delle persone ancora non conosce e sulla quale c’è tanta confusione: il comportamento degli animali e il loro rapporto con gli uomini. Del resto l’obiettivo del documentario, e più in generale dell’intero progetto di Andrea, è proprio quello di sensibilizzare le persone e fornire loro un accesso diretto alle informazioni, oltre che, ovviamente, portare avanti la ricerca e lo studio dei comportamenti animali per arrivare a pratiche condivise sulla conservazione delle specie selvatiche.
Abbiamo così raggiunto telefonicamente Andrea per farci spiegare come è stato far parte di un branco di cinghiali e quali sono i suoi progetti per il presente e per il futuro.
Ciao Andrea, raccontaci cosa fai nella vita
Sono una ricercatrice e documentarista italiana, mi occupo di fauna selvatica e di salvaguardia delle specie a rischio. Ho deciso di studiare il comportamento degli animali selvatici, e di documentarlo attraverso il mio canale Youtube, cercando un contatto diretto. Sempre all’interno dei rifugi per evitare complicazioni dovute agli incontri in natura.
Un’esperimento non è del tutto nuovo per chi studia il mondo animale. Ne sono un esempio Shaun Ellis, che ha vissuto con i lupi e Jane Goodall, che ha dedicato parte della sua vita alla ricerca sugli scimpanzé del Parco Nazionale del Gombe Stream rivoluzionando gli studi di settore. Come è nata la passione per gli animali? E quando hai capito che era una missione di vita?
Il mio percorso è iniziato tra le rovine archeologiche dei castelli bretoni e si è evoluto con la cura degli animali feriti, e con lo studio del loro linguaggio. La mia carriera professionale è iniziata come archeologa e storica, ma ho sempre nutrito una profonda passione per gli animali, sin da quando ero piccola. Ero affascinata dal loro comportamento, cercavo già di decifrarlo pur non avendo gli strumenti. Mentre lavoravo come archeologa, poi, ho fatto un incontro cruciale in un rifugio di animali. Per la prima volta ho compreso le sfide che affrontano quando arrivano impauriti, spaesati e feriti. In quel momento ho capito che quella passione doveva trasformarsi in una missione di vita. Così ho iniziato a dedicarmi allo studio e alla conservazione della fauna selvatica.
Tra le tante ricerche che hai portato avanti, una più di tutte ha catturato la nostra attenzione: quella sui cinghiali, da sempre visti come una minaccia e un pericolo sia per le persone che per l’agricoltura. Tuttavia è bene precisare che, numeri alla mano, le cariche di cinghiali sono meno letali di quelle delle mucche. Ci parli della tua esperienza con i cinghiali?
Collaboro in questo rifugio, dove faccio volontariato tutti i giorni, e dove arrivano animali feriti, colpiti e bracconati che necessitano di cure. Qui ho conosciuto i cinghiali, sono stata a contatto con loro per giorni. Ho iniziato a studiare i loro comportamenti, a comprenderli. E, alla fine, loro mi hanno accolta nel branco.
Cosa significa decodificare la “lingua” dei cinghiali? Un esempio è la convinzione radicata che il cinghiale alza la cresta quando è pronto all’attacco…
E questo è senz’altro vero, tant’è che moltissime raffigurazioni storiche, come quelle celtiche o greco-romane del cinghiale, lo ritraggono volutamente con questa caratteristica. Era tra i simboli bellici per eccellenza. Ma legato a questo c’è un particolare veramente buffo che, forse, è sfuggito ai nostri antenati. Ovvero che alzano la cresta anche in un’altra ben diversa occasione: quando si fanno le coccole, come una sorta di pelle d’oca per noi esseri umani.
Cosa hai imparato stando nel branco? E come ti sei sentita quando loro ti hanno accolta?
“Conoscere la specie dal punto di vista biologico, ma soprattutto da quello comportamentale è un aiuto preziosissimo per noi ricercatori e non solo. Imparare a decifrare il linguaggio dei cinghiali, che preciso può essere potenzialmente pericoloso per l’uomo, serve a tutelare loro, in primis, ma anche a trovare misure per la salvaguardia dei raccolti e dei danni agricoli e delle persone stesse. La questione è sensibilizzare coinvolgendo tutti: conoscendo il loro comportamento si possono attuare delle politiche gestionali che salvaguardino tutti.
Riguardo alle mie emozioni, e all’esperienza in generale, è davvero difficile spiegarti cosa ho sentito. Quando mi hanno accolta nel branco è stato un momento bellissimo, una vittoria. È stato estremamente emozionante scoprire e sapere che per loro non ero più una minaccia, ma un punto di riferimento.”
Puoi spiegare ai nostri lettori cosa fare se si incontra un cinghiale?
“Lo ripeto: i cinghiali sono animali potenzialmente pericolosi, lo conferma anche la loro stazza fisica. Quando si incontra un esemplare selvatico, la prima cosa da fare è mantenere la calma. Se ci si agita, ovviamente, quel comportamento può essere percepito come una minaccia da parte dell’animale. Il consiglio, quindi, è quello di distanziarsi dall’animale andando nella direzione opposta, evitando scontri e avvicinamenti. Nel caso in cui lo si incontri in presenza di un cane, occorre rimettere subito il guinzaglio all’animale per evitare che si avvicini al cinghiale.
Un’altra cosa che mi preme precisare è che non dobbiamo abituare i cinghiali alla presenza umana, perché poi non ne hanno più paura.”
Che progetti hai per il futuro?
“Porterò avanti il mio progetto, quello di divulgazione delle conoscenze rispetto alle specie selvatiche. L’obiettivo è quello di osservare e raccontare i comportamenti animali per pratiche che tutelino loro e la convivenza con gli esseri umani. Continuerò a farlo attraverso il canale Youtube dove presto saranno pubblicati nuovi contenuti. Tra i più recenti c’è quello che racconta del mio incontro ravvicinato con un tapiro, che è molto più grande e imponente di quello che pensiamo, e uno sui serpenti rettili velenosi che sono in via d’estinzione, ai quali abbiamo fatto delle ecografie per monitorare eventuali gravidanze. Per il resto continuerò a condividere il più possibile tutta la mia conoscenza per rispondere alla domanda: Animali, chi siete voi?, che si è già posto il biologo statunitense Carl Safina.”
Per seguire il progetto di Andrea potete iscrivervi al suo canale Youtube.