Mi ha fatto tanto male, eppure non riesco a non amarlo

Gli episodi di violenza cominciano da fidanzati, e lei li scambia per attenzioni nei suoi confronti, della serie: "Lui è geloso e quindi ci tiene". Finché finisce in pronto soccorso

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Redazione

DiLei è il magazine femminile di Italiaonline lanciato a febbraio 2013, che parla a tutte le donne con occhi al 100% femminili.

Lui è il padre di sua figlia nonché un professionista affermato. Ma ha una doppia faccia: è anche un violento e un manipolatore. Le prime avvisaglie arrivano presto, quando sono giovani e fidanzati. Ma come spesso accade, l’amore cieco fa sì che lei ci passi sopra, e le scambi per “attenzioni” verso di lei. Lo giustifica, e quasi è felice che lui sia così geloso, perché se è geloso vuol dire che ci tiene. Insomma, il solito triste copione. Agnese, la chiameremo così perché alla nostra Irene Vella, a cui ha raccontato la sua storia, ha chiesto di non svelare la sua identità. Questa donna scrive una lunga lettera in cui ripercorre le tappe salienti della sua storia. Si sposa col suo aguzzino. Gli episodi di violenza culminano quando finisce in pronto soccorso e intervengono le Forse dell’Ordine. Nonostante ciò, lei lo ama ancora.

Ciao Irene… anche io ho una storia di violenza dietro. Chi mi conosce sa la storia, ma non voglio che venga fuori il mio nome per non collegarlo al babbo di mia figlia, sai com’è, gli alimenti ci servono. Mi ha picchiata cinque volte. Le prime due volte da fidanzata, per di più per futili motivi. Se ci fosse stata l’informazione che c’è oggi sarei scappata a gambe levate ma allora no. Sono rimasta e l’ho presa quasi come attenzioni verso di me. Me ne sono guardata bene dal raccontarlo ai miei: mi avrebbero spinto a lasciarlo, e io ero innamorata persa. La prima volta uno schiaffo forte, avevo gli occhiali: mi ha girato dall’altra parte e lasciato l’impronta dei naselli degli occhiali sul naso. Io stavo per scappare da casa. Lui disse testuali parole mi disse: “Se te ne vai adesso si creerà uno strappo talmente forte tra di noi che non sarà più sanabile”. Quelle parole mi risuonano ancora in testa. Io mi confidai con una collega ma rimasi.

La seconda volta un calcio. Ero scesa per comprare delle paste e fare una sorpresa a tutti per cena. Dovevamo cenare a casa mia. Sono scesa nella pasticcerie vicinissima a casa dimenticando di portare con me il cellulare, senza pensare che lui mi avrebbe chiamato e sarebbe andato fuori di testa perché non rispondevo. Lui suona al citofono e io non c’ero. Arrivo e lo vedo: lui ha due occhi da pazzo, mi chiede dove ero stata io gli faccio vedere le paste. Le prende e le lancia sulle scale e mi tira un calcio. Nonostante ciò ci sposiamo nel 2003. Tutto tranquillo fino al 2006, quando scopro che lui mi tradisce. Litigi su litigi, l’amante che chiama a tutte le ore dal solo scopo ti far sentire la sua presenza e farci litigare… in una lite io lo istigo a parole e gli prendo le mani. Lui mi blocca con una mano le mie e mi sferra un cazzotto che mi fa cadere a terra. Io terrorizzata vengo tenuta sotto controllo tutta notte: non potevo chiamare nessuno né scappare. La mattina con la scusa della bimba sul fasciatoio e i pannolini mancanti riesco a scappare. All’ascensore gli intimo di non azzardarsi a seguirmi perché avrei iniziato a gridare, mi lascia andare.

Al Pronto Soccorso mi rilasciano una lastra e referto, e la denuncia va in automatico alle forze dell’ordine. Il giorno dopo arrivo un poliziotto a casa per sapere se ero segregata in casa e io gli dico di no. Gli dico che lo avevo provocato e lui mi risponde: “Signora, se lei mi picchia mi fa il solletico, se lo faccio io la mando al creatore. Mi sono spiegato?”. Seguono altri episodi di violenza, legati alla gelosia sia mia che sua.

Ci separiamo. Una volta separati di fatto me lo vedevo arrivare al pianerottolo. Mi diceva di voler parlare con la bimba che era appena andata a letto. Una notte sentii dei rumori alla porta e allo spioncino c’era il suo occhio azzurro come se volesse vedere dentro. Ero terrorizzata. Mi dicevano che lo avevano visto dietro le siepi del mio condominio. Una sera sotto scuola della bambina vedo la sua macchina e lui che si nasconde sotto il volante. Minaccia di togliermi la bimba, controlli su controlli in orari impossibili. Chiamava alle 23 per controllare me con la scusa di sentire la bimba che dormiva. Io ancora sono terrorizzata da lui. Ora so che è un narcisista patologico. Nonostante ciò il mio cuore lo ama ancora, ma il cervello sa bene è la persona sbagliata. Lui è un professionista affermato ed è pur sempre il padre di mia figlia.