Vivienne Westwood, c’era una volta la regina del punk

È stata una stilista di talento, un'icona di moda e un'attivista consapevole, è stata la donna che ha influenzato e cambiato intere generazioni. Lei è Vivienne Westwood, e sempre sarà la nostra regina del punk

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

È una data, quella del 29 dicembre 2022, che ricorderemo tutti, perché è stato quello il giorno in cui il mondo intero ha dovuto dire addio a Vivienne Westwood. Una stilista di talento, un’icona della moda, un’attivista consapevole e una ribelle, il simbolo dell’anticonformismo per antonomasia.

Raccontare chi è stata Vivienne Westwood, e cosa ha significato per le generazioni passate e future, ci costringe a rinunciare alle definizioni, ai titoli e alle etichette, proprio quelle che lei per prima ha rifiutato. Perché è stata tante cose, eppure nessuna di queste riuscirebbe singolarmente a spiegare o a racchiudere la sua rivoluzione gentile, e quell’influenza che ha cambiato per sempre le cose.

Quasi come se ci fosse stato un mondo assopito, prima di Vivienne Westwood, e uno dopo. Più consapevole, ribelle, sovversivo e bellissimo. Quello contaminato dagli ideali della regina del punk. Ripercorriamo insieme la sua storia.

L’unico motivo per cui faccio moda è fare a pezzi la parola ‘conformismo’

C’era una volta Vivienne Westwood

La storia di Vivienne Westwood, all’anagrafe Vivienne Isabel Swire, comincia l’8 aprile del 1941 a Tintwistle, un piccolo villaggio del Derbyshire, in Inghilterra. Non sono anni semplici quelli in cui cresce, ancora segnati dalle ferite post belliche, eppure questo non le impedisce di formare un carattere forte, vivace e coraggioso, quello che la accompagnerà per tutta la vita.

La creatività e la passione per la moda sembrano appartenere a Vivienne quando è solo una bambina, come se fossero delle doti naturali. Dopo essersi trasferita a Londra con la sua famiglia, infatti, sceglie di iscriversi alla Harrow School of Art. Ha le idee chiare, la ragazza, e vuole studiare oreficeria e moda. Ma è anche una giovane donna concreta che comprende tutte le difficoltà nell’affermarsi in un settore come quello. Per questo abbandona l’università e inizia un corso per diventare insegnante.

Ma la creatività e i sogni straordinari che albergano dentro di lei non possono essere messi a tacere. Così nel tempo libero Vivienne Westwood crea gioielli, i suoi gioielli, che mette in vendita tra le bancarelle della celebre Portobello Road. E le persone li apprezzano, li comprano e li indossano, pur non sapendo che dietro a questi si nasconde quella che diventerà una delle firme più riconoscibili del mondo della moda.

World’s End

Nel 1965, Vivienne Westwood sceglie di infrangere le regole che appartengono alla società, e più nello specifico alla sua vita. Non si riconosce nelle aspettative degli altri, né tanto meno in quel matrimonio con Derek Westwood. Così lo lascia e poco dopo incontra Malcolm McLaren, il manager dei Sex Pistols.

I due, uniti dagli stessi ideali e da una passione sentimentale che li farà diventare genitori di Joseph, vogliono cambiare il mondo, e vogliono farlo secondo le loro regole. Insieme fondano Let IT Rock, ma quello al numero 430 di Kings Road a Londra non è un semplice negozio sovversivo, perché è il luogo dove la più grande rivoluzione stilistica e culturale avrà inizio.

Gli abiti che si trovano all’interno del negozio sono diversi da tutti quelli che le persone hanno indossato fino a quel momento. Sono ispirati al passato, ma anche al presente, ai giovani, ai ribelli, alla strada, proprio lì dove c’è la vita vera. I simboli della società britannica, e più in generale di quella del tempo, vengono dissacrati, svuotati del loro significato originario e interpretati in chiave ironica, diventando un leitmotiv ricorrente.

Il negozio, in poco tempo, diventa un punto di riferimento in città per i ribelli, per tutti coloro che non voglio riconoscersi nel sistema e che, anzi, vogliono infrangere le sue regole per costruire un modello nuovo, anche se stravagante e provocatorio.

Let IT Rock cambia nome. Prima diventa Sex, poi Seditionaries e infine World’s End, il nome che rappresenta ancora oggi quel negozio situato nella via di Londra al di fuori del quale campeggia la celebre insegna dell’orologio che gira al contrario.

Viviane Westwood e Malcolm McLaren
Fonte: Getty Images
Vivienne Westwood e Malcolm McLaren

La regina del punk

Vivienne Westwood continua a creare moda e non solo, contribuisce alla nascita dello stile punk. Le sue creazioni diventano la parte fisica ed estetica di quel movimento di cui i Sex Pistols, guidati da Malcolm McLaren, si fanno simbolo ed emblema. È proprio la stilista a pensare ai loro abiti, a creare quelli che sono gli uniformi di tutti i giovani che aderiscono al movimento punk. È lei a bucare i maglioni e a strappare gli abiti, ad arricchirli con spille, borchie, catene e scritte provocatorie.

Il suo nome, in città e non solo, viene associato a quello dello stile punk. Così Vivienne Westwood capisce che è arrivato il momento di uscire dal negozio di Kings Road e far conoscere le sue creazioni al mondo. Nel marzo del 1981 debutta con la collezione Pirate, sfilando per la prima volta a Londra. Un mix di elementi prorompenti conquista la folla, Vivienne è bravissima a plasmare i tessuti e le idee, a prendere elementi del passato e reinterpretarli secondo le sue regole e la sua personale visione di vita.

Le sue proposte popolano la scena londinese e seducono i giovani ma non solo, anche le celebrities e i vip del mondo restano affascinati da tutto ciò che porta la sua firma. Tutti sono attratti dalle sue idee, dalle sue provocazioni e dalle sue creazioni, quelle che portano la firma della regina del punk.

Continua a stupire, la Westwood, e lo fa anche nel 1982 con la collezione Savage. Una linea di abbigliamento che perpetua quel dialogo aperto con il punk e che non morirà mai più. Anche se lo stile è completamente differente, perché ispirato alle antiche tribù, resta quella voglia di infrangere qualsiasi regola. I tessuti sono grezzi, le linee non definite e nella collezione vivono e convivono accessori per neonati, felpe e tagli vivi, elementi apparentemente sconnessi ma uniti in un unica e armoniosa visione. È quella di Vivienne Westwood che apre la strada a quello stile riconoscibile che l’accompagnerà per sempre.

Ormai tutti conoscono il suo nome, tutti vogliono uno dei suoi abiti. Nel 1990 la stilista vince il British Fashion Award come Designer of the Year, ma p solo l’inizio di tutta una serie di riconoscimenti che le verranno assegnati in tutta la sua carriera. La sua influenza è così forte, e così riconosciuta, che nel 2005 viene insignita del titolo Ufficiale dell’Impero Britannico. L’anno successivo c’è ancora lei al centro della scena, diventando Dama di Commenda dell’Impero Britannico.

Ma la moda di Vivienne Westwood non è solo significativa e ribelle in senso estetico, perché profondo è il suo significato. La stilista usa i suoi abiti per parlare col mondo del mondo stesso, così il desiderio di cambiare le cose si trasforma in elemento dominante nelle sue creazioni. Per la difesa dei diritti civili Liberty, la Westwood crea una collezione di t-shirt caratterizzate dallo slogan “I am not a terrorist, please don’t arrest me”, e continua a farlo anche per tutte quelle tematiche sociali che le stanno a cuore.

“Compra meno, scegli meglio e fai durare a lungo ciò che compri. Punta sulla qualità, non la quantità”, per esempio, diventa un vero e proprio mantra del marchio Westwood, della stilista impiegata in prima linea per la salvaguardia del pianeta, per una moda più ecologica e sostenibile. Collezioni, sfilate, campagne e proteste, dentro il suo negozio e fuori dalla strada sono diventati il simbolo di tutte le sue battaglie, come quella contro il riscaldamento globale, quella per l’indipendenza della Scozia e quella per la promozione di una moda etica.

È Vivienne, sempre lei, la ribelle e l’anticonformista, una guerriera consapevole che cambia, cresce, si evolve e lotta finché ne ha le forze. Fino a quel giorno del 29 dicembre 2022 quando la malattia prende il sopravvento. Quando il mondo intero le ha detto addio.

I miei abiti hanno una storia, un’identità. Hanno personalità ed un obiettivo, ecco perché diventano dei classici, perché continuano a raccontare una storia. E la stanno ancora raccontando.

Vivienne Westwood
Fonte: Getty Images
Vivienne Westwood