Gli scienziati indagano da sempre il seducente, affascinante ed enigmatico mondo dei sogni. Freud lo fece per primo, descrivendolo come il luogo del rimosso, quel posto dove tutti i desideri silenziati e non appagati possono emergere senza limite alcuno. Sono idee, emozioni, sensazioni e immagini, sono il presente che non abbiamo e il futuro che desideriamo, sono le massime espressioni dell’inconscio che si palesano, quando nessun altro può averne accesso.
Ma i sogni, si sa, sono imperfetti. Non tanto nella loro manifestazione quanto più nella realizzazione. Perché l’imperfezione è ciò che ci rende umani, e tutti abbiamo imparato a conviverci, chi prima e chi dopo. Silvana Mangano, invece, non lo ha fatto mai.
Non aveva rinunciato al sogno di ballare, se non all’apparenza. Così, quando era sola, danzava e si sentiva libera. Sognava di diventare un cigno, Silvana, e invece era diventata un’attrice di talento, adulata, desiderata e imitata da tutti. Una diva che però tale non voleva essere. Perché quello non era il suo sogno.
Silvana Mangano, storia di un’antidiva
Silvana Mangano non ha bisogno di presentazioni perché è, e sempre sarà, una delle più grandi e celebri attrici del panorama cinematografico italiano. E non lo confermano solo i numerosi premi che ha ricevuto nel corso della sua carriera, tra i tanti diversi David di Donatello e tre Nastri d’argento, ma anche le sue interpretazioni iconiche che hanno superato i confini del Belpaese. Desiderata, ammirata, imitata: qualunque donna avrebbe voluto il suo successo. Tutte ma non lei, che sembrava immune al fascino di tutto ciò che aveva conquistato da sola.
La storia di Silvana Mangano inizia tanti anni fa. L’attrice italiana nasce a Roma il 21 aprile del 1930 nel quartiere popolare di San Giovanni. Suo padre è un ferroviere, sua madre una casalinga inglese. È proprio lei che le trasmette la passione per la danza, sempre lei che non aveva potuto realizzare il suo sogno. Sua figlia, però, può. Ha tutte le carte in regola per diventare una ballerina.
Così Silvana si iscrive alla scuola di danza classica di Jia Ruskaja a Milano. E inizia a ballare. È bellissima, lo è il suo corpo e lo sono le sue movenze. Impossibile non notarla.
A farlo è proprio il costumista francese Georges Armenkov che la invita a scoprire la Francia, e a intraprendere la carriera cinematografica. Non è convinta di questa scelta, Silvana, ma alla fine decide di partire e recita come comparsa nel suo primo film: Le jugement dernier di René Chanas.
Ritornata in Italia partecipa a un concorso di bellezza. Non uno qualunque, ma quello di Miss Italia 1947. Viene eletta Miss Roma, ma poi sceglie di non presentarsi alla competizione, che poi sarà vinta da Lucia Bosé. Nonostante resti schiva e distaccata nei confronti del mondo dello spettacolo, Silvana Mangano continua ad attirare l’attenzione su di sé. Tra i tanti occhi che la guardano c’è un giovanissimo Marcello Mastroianni che perde completamente la testa per lei.
Tra i due l’attrazione è fatale. Così giovani e talentuosi, Silvana e Marcello diventano una coppia. La relazione però è destinata a naufragare. Eppure l’amore che provano l’uno verso l’altra resta forse per sempre.
Ci conosciamo da sempre. A Roma da ragazzi abitavamo nello stesso quartiere, innamorati. Io sedici anni, lui ventidue. Marcello non lo ha mai dimenticato, anche perché una volta, mentre ci baciavamo su una panchina, sorprese un guardone; lo affrontò, gli tirò un pugno, quello si scansò… e Marcello colpì un tronco d’albero. Così, negli anni, ogni volta che quel pollice gli ha fatto male si è ricordato di me.
«Silvana doveva restare con me, eravamo fatti l’uno per l’altra. Ma io allora non ero nessuno, e lei era ambiziosa, si è sposata per interesse, non è mai stata felice, e neanch’io», dirà Mastroianni all’autore del libro “Persone speciali”, lo scrittore e critico teatrale Masolino d’Amico.
I grandi successi
Giovanissima, e appena diciottenne, Silvana Mangano viene chiamata dal regista Giuseppe De Santis per recitare nella pellicola Riso Amaro, che poi diventerà il film simbolo del Neorealismo. Così la ragazza si ritrova a recitare accanto ai grandi nomi del cinema italiano come Vittorio Gassman e Raf Vallone. Diventa così Silvana Meliga, la mondina sensuale e iconica che tutti ricordiamo.
Durante le riprese del film, Silvana conosce il produttore della pellicola. Si tratta di Dino De Laurentiis e anche lui, come molti altri, perde la testa per la giovane attrice. La corteggia, ma lei inizialmente non sembra subire il fascino di quelle attenzioni.
Intanto arriva il successo per lei. Quello grande, immenso, che la travolge e la sconvolge. Silvana Mangano, con il ruolo della mondina, diventa a tutti gli effetti una sex symbol italiana. È il 1949 e l’attrice sceglie di donare il suo cuore a Dino De Laurentiis con il quale convola a nozze e costruisce una famiglia. Lui la ama e la vizia tantissimo, la espone come se fosse un gioiello prezioso. Ed è con lui che l’attrice consacra il suo talento.
La Rita Hayworth d’Italia
Il nome di Silvana Mangano supera i confini italiani e il successo è internazionale. Nel 1954 recita nella pellicola di successo Mambo di Robert Rossen, dove finalmente può ballare. Viene così ribattezzata dai media “La Rita Hayworth d’Italia”, e chissà se questo paragone con l’attrice, ballerina e cantante statunitense sia l’unica cosa ad averla resa davvero felice.
Il successo, dicevamo, sembra essere scritto nel destino di Silvana Mangano. Ma lei lo ignora. Non lo rifiuta, ma sembra essere indifferente a questo. Più volte, infatti, non accetta proposte da Hollywood, scegliendo di continuare a recitare in pellicole italiane e più di basso profilo.
Il ruolo di sex symbol, che le è stato cucito addosso dagli altri, e che i registi vorrebbero portare sul grande schermo, inizia a starle stretto. Quelle curve del suo corpo bellissimo, le stesse che hanno reso celebri altre attrici del periodo come Gina Lollobrigida o Sofia Loren, sono motivo di imbarazzo per Silvana. Non lo dice apertamente, ma lo lascia trasparire nelle interviste.
Non vuole essere sex symbol d’Italia, non la donna dalla fisicità erotica, anche se quella gli appartiene, e lo fa capire nella scelta di nuovi ruoli che si allontanano da quella immagine. In Anna, di Alberto Lattuada, Silvana Mangano interpreta la ballerina di un night club che abbandona la vita notturna per prendere i voti. Ancora una volta recita al fianco di Gassman e Vallone. Il film è un successo.
È come se ci fossero due donne in me. Una è quella che tu ami, l’altra non posso dirlo.
Silvana Mangano si riconferma come una delle attrici più amate dal pubblico italiano. Non è solo la moglie di uno dei produttori più famosi del cinema, ma è un’artista a tutto tondo. Una diva che però non vuole esserlo.
Il ricordo di Silvana
Negli anni ’60, ormai al culmine della sua carriera, Silvana Mangano sceglie di dedicarsi soprattutto a commedie e film d’autore. Indossa i panni di una partigiana jugoslava nel film Jovanka e le altre e acconsente di tagliare i capelli a zero per ricoprire quel ruolo. La sua interpretazione magistrale arriva fino in America, dove si guadagna la copertina della rivista Life.
Degli anni ’80, invece, sono le ultime sue apparizioni sul grande schermo, tra le quali Dune di David Lynch, la pellicola co-prodotta da sua figlia Raffaella. Accetta poi di recitare, un’ultima volta, al fianco di Marcello Mastroianni in Oci ciornie.
È il 1983 e Silvana Mangano divorzia da Dino De Laurentiis. È solitaria, schiva e sempre più lontana da chi le vuole bene. C’è un mostro nero e oscuro che le tiene compagnia, si tratta della depressione. Due anni prima l’attrice si è ritrovata ad affrontare il dolore più grande della sua vita: la morte del figlio Federico. Sarà proprio la prematura scomparsa del figlio, avvenuta a causa di un incidente aereo, a incrinare i rapporti con il marito e a minare il suo benessere.
Poco dopo la separazione dal produttore, le viene diagnosticato un tumore allo stomaco. Subisce un intervento a Madrid, dove vive con la figlia Francesca, ma a causa di complicazioni ha un arresto cardiaco. La notte del 16 dicembre del 1983, a 59 anni, Silvana Mangano muore.
Era un’enigma, diranno i suoi amici. Una stella del cinema che però non amava recitare. Adorava ballare, Silvana. E lo faceva sempre, soprattutto quando era da sola. Forse perché sognava ancora di diventare un cigno.