Oltre la scrittura: la vita e gli scandali di Marguerite Duras

L'infanzia, la giovinezza, gli amori, le passioni e l'impegno politico: questa è la storia di una donna incredibile. Questa è la storia di Marguerite Duras

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Pubblicato: 9 Aprile 2021 13:09Aggiornato: 26 Gennaio 2024 10:23

Si chiamava Marguerite Germaine Marie Donnadieu, ma per tutti è sempre stata Marguerite Duras. Una donna scandalosa, per le persone del suo tempo, estremamente libera per noi. “Marguerite era selvaggia, nessuno è riuscito a cambiarla. Lei mi ha insegnato l’ amore per la libertà, e forse a non cedere mai alla disperazione, a restare in un “gai désespoir” ha raccontato suo figlio Jean Mascolo.

E in effetti lei lo è stata, libera, per tutta la vita. Perché ha saputo cambiare e correre dei rischi in ogni aspetto che riguardava la sua vita, dalla politica all’amore.

Ma perché beve?” – Le chiese Bernard Pivot – “Perché mi piace”, rispose lei appena uscita da una cura di disintossicazione dall’alcolismo. Perché era così, selvaggia ma estremamente libera.

Marguerite Duras, biografia di uno scandalo

Le sue opere sono celebri in tutto il mondo, e non tanto per la passionalità intrisa nelle trame, quanto più per il grande rinnovamento che ha saputo apportare il suo contributo all’interno della scena letteraria europea e mondiale. Marguerite Duras è considerata, ancora oggi, una delle figure femminili più importanti dell’interno Novecento.

Ma limitarci a parlare solo della sua attività letteraria, alla quale si è accompagnata la passione per il teatro e per il cinema, sarebbe riduttivo. Perché tutta la sua opera è intrinsecamente e inequivocabilmente legata anche alla sua intera esistenza. Una vita vissuta secondo le sue regole, tra passioni, scandali e scelte equivocabili: Marguerite non si è mai preoccupata dei giudizi morali e delle convenzioni sociali.

Dall’amante cinese, con cui ebbe una storia (raccontata nel suo libro più famoso, L’amante), passando per il triangolo con il marito e l’amante negli anni della Seconda Guerra Mondiale e infine il tenero legame intrecciato con un giovanissimo omosessuale: la Duras non si pose mai dei limiti.

Il difficile non è raggiungere qualcosa, è liberarsi dalla condizione in cui si è.

L’infanzia e la giovinezza

Nei libri in cui racconto la mia infanzia, ad un tratto non so più che cosa ho tralasciato e che cosa ho raccontato, credo di aver parlato del nostro amore per nostra madre, ma non so se ho parlato anche dell’odio, di quanto ci amavamo e di quanto anche riuscivamo a odiarci, vivendo quella storia di rovina e di morte che era la storia della nostra famiglia, una storia fatta di amore e odio, che sfugge ancora ad ogni mio intendere, che mi è ancora inaccessibile, celata nella profondità della mia carne, cieca come un neonato il primo giorno

Per comprendere di più la figura di questa donna forte e tenace, occorre ripercorrere la sua infanzia e la giovinezza, entrambe segnate dalla morte del padre Henri, un professore di matematica stroncato da un infarto nel 1918. Da quel momento la sua vita non fu più più la stessa, complice le difficoltà economiche e il carattere duro, ma fragile, della madre, ritrovatasi a crescere da sola tre figli.

Mia madre è stata per noi una grande pianura dove abbiamo camminato a lungo senza coglierne la misura

Marguerite Duras nasce a Saigon il 4 aprile del 1914, ma come abbiamo anticipato la spensieratezza della sua infanzia si interrompe presto a causa dell’assenza del papà. Può contare su Paulo, però, fratello maggiore con il quale ha un rapporto bellissimo e intenso. Non si può dire lo stesso di Pierre, il primogenito della famiglia Donnadieu che lei descrive come nevrotico e violento nei confronti di lei e di Paulo.

Con la morte del padre, la madre ottiene una concessione di risaie nell’Alta Cambogia, ma l’impossibilità di coltivare queste terre, manda in rovina la famiglia come racconterà poi Marguerite nel suo romanzo d’esordio Una diga sul Pacifico.

In quegli anni trascorsi in Asia, una giovane Duras conosce Léo, un ragazzo cinese, elegante e abbiente, che aveva studiato a Parigi. Il loro legame sarà forte e intenso come lei stessa racconterà attraverso le pagine di due incredibili capolavori, L’amante e l’Amante della Cina del Nord. Una relazione, la loro, infelice sin dall’inizio vista l’irrefrenabile opposizione da parte della famiglia di Léo.

Nel 1932 la famiglia Donnadieu si trasferisce in Francia ed è nel Paese che Marguerite resterà fino alla sua morte. Durante gli studi inizia a scrivere. Nonostante il dissenso da parte di sua madre, la giovane Duras trova la sua vocazione e inizia a frequentare gli ambienti intellettuali francesi descritti anche nei suoi libri.

Sono gli anni in cui taglia completamente i ponti con la famiglia, cambiando il suo cognome, anche a seguito della morte di Paulo. Rivedrà la madre un’ultima volta nel 1949.

In Francia conosce Robert Antelme, intellettuale, scrittore e partigiano francese che sposa nel 1939. Gli anni della guerra sono fondamentali per lei: prima la deportazione di suo marito e l’angoscia per il suo destino, poi la scelta di entrare nella Resistenza. Un’esperienza, quella, che la cambierà culturalmente e umanamente.

Il dopoguerra

Il decennio postbellico segna un nuovo inizio per Marguerite caratterizzato anche dall’amicizia con Elio Vittorini e sua moglie Ginetta. Lo scrittore italiano si interessa ai suoi lavori e propone la pubblicazione di Una diga sul Pacifico a Giulio Einaudi. Anche Italo Calvino, che ebbe modo di conoscere la sua opera, si espresse a riguardo:

Caro Elio, da tempo non mi capitava di leggere un libro bello come il Barrage contre le Pacifique. L’ho letto da pochi giorni e non parlo d’altro…La prima parte mi sembra una cosa purissima e nuova. Nella seconda forse c’è una mano più pesante. Ma io non mi aspettavo di vedere un libro così uscire dalla letteratura francese d’oggi. Di’ alla Duras che la amo moltissimo… È un gran bel libro senz’altro.”

È il 1942, e il successo di quegli anni è accompagnato dalla tragica e devastante morte alla nascita del suo primo figlio:

La maternità non è la paternità. Nella maternità la donna abbandona il proprio corpo al bambino. E i bambini le stanno sopra come su una collina, come in un giardino, la mangiano, la picchiano, ci dormono sopra e lei si lascia divorare e qualche volta dorme mentre loro le stanno addosso. Niente di simile avverrà mai nella paternità.

Pochi anni dopo divorzierà da Antelme per iniziare una relazione con Dionys Mascolo, il migliore amico di suo marito. Il tradimento verrà poi raccontano in un diario scritto alla fine della guerra e ritrovato molti anni dopo. In queste pagine si legge l’angoscia e il dolore della donna, la felicità per il ritorno e l’avvicinamento a Mascolo, durante le cure del marito. Emerge la scomoda verità di un nuovo amore nato alle spalle di Antelme. È scandalo.

La Duras viene espulsa anche dal Partito Comunista, ma intanto nel 1947 nasce il suo secondo figlio. Nonostante la relazione con Mascolo si concluderà dieci anni dopo, tra i due e Antelme resterà sempre una preziosa amicizia, non senza pettegolezzi.

La trasformazione, l’alcolismo e la passione per il teatro e il cinema

Negli anni ’50 avviene un’altra svolta importante. Marguerite, sempre impegnata politicamente, si schiera contro la guerra in Algeria e firma il Manifesto a favore del popolo algerino. Questa scelta gli costerà i giudizi della morale borghese e dei benpensanti.

Sono gli anni in cui inizia a bere, trasformando l’alcolismo in un vero problema. Sarà infatti ricoverata più volte in ospedale per la disintossicazione.

Non bevevo mai per essere ubriaca. Non bevevo mai in fretta. Bevevo continuamente e non ero mai ubriaca. Lontana dal mondo, irraggiungibile, ma non ubriaca. Una donna che beve è come se bevesse un animale, un bambino. L’alcolismo diventa scandalo se chi beve è una donna: una donna alcolizzata è raro, è grave. È la natura divina che è colpita.

Tra gli anni ’60 e gli anni ’70 si appassiona al teatro e alla cinematografia occupandosi della sceneggiatura di capolavori come Hiroshima mon amour, Le ravissement e India Song. La scrittura però rimane una costante nella sua vita e nel 1982 pubblica La maladie de la mort, un saggio che indaga il rapporto dei sessi e che racconta la storia di un uomo che paga una donna per trascorrere del tempo con lui e insegnargli ad amare.

Sono gli anni in cui inizia un legame e una convivenza con il giovane omosessuale Yann Andrea. A lui sono dedicati i due libri Occhi blu e capelli neri e Yann Andrea Steiner. Marguerite Duras continuerà a vivere a Parigi, insieme a lui, fino alla sua morte nel marzo del 1996.