Villa Arconati, alla scoperta della piccola Versailles di Milano

Si trova a poca distanza da Milano ed è uno splendido esempio di barocchetto lombardo: andiamo alla scoperta di Villa Arconati, un vero gioiello

Foto di Giulia Sbaffi

Giulia Sbaffi

Web Content Editor

Appassionata di belle storie e di viaggi, scrive da quando ne ha memoria. Quando non è in giro o al pc, riempie di coccole i suoi amati gatti.

Il complesso monumentale di Villa Arconati è qualcosa di davvero unico al mondo: situato alle porte di Milano, è immerso nel panorama delle rigogliose campagne lombarde e ospita un enorme giardino, impreziosito da sculture e fontane meravigliose. Questa antica dimora nobiliare è il perfetto esempio di architettura in stile barocchetto lombardo del ‘700, e ancora oggi custodisce preziosissime opere d’arte. Andiamo alla scoperta della sua storia e delle bellezze che vi si celano.

Dove si trova Villa Arconati

Splendida residenza nobiliare, Villa Arconati è sempre stata conosciuta anche come il Castellazzo: si trova a pochi km da Milano, nel territorio appartenente al comune di Bollate. Più precisamente, è il cuore della piccola frazione di Castellazzo di Bollate, che proprio da essa prende il nome. È immersa nel Parco delle Groane, un’importante area naturale protetta della Lombardia che si estende a nella regione pianeggiante a nord-ovest del capoluogo meneghino. La villa è senza dubbio uno dei monumenti storici più importanti di tutta la zona, e la sua grandiosità è indiscutibile: proprio per la maestosità del complesso, in passato era definita la “piccola Versailles italiana”.

Villa Arconati, la storia

Occorre andare molto indietro nel tempo per scoprire a quando risale Villa Arconati: probabilmente, un primo edificio venne costruito su questi terreni già in epoca medievale, con testimonianze che ci riportano addirittura al ‘300. Fu invece nel corso del ‘500 che qui venne eretta una villa gentilizia, come si legge in un’iscrizione presente nella vicina Chiesa di San Guglielmo. La dimora apparteneva ai Marchesi Cusani, ma all’inizio del ‘600 divenne di proprietà del Cardinale Carlo Emmanuele Pio di Savoia, a seguito di una lunga causa intentata per motivi ereditari.

La storia si fa decisamente più interessante quando, nel 1610, la tenuta venne venduta al nobile Galeazzo Arconati, illustre collezionista ed amante dell’architettura. Fu lui a progettare tutti gli ampliamenti che fecero di un banale blocco rettangolare su due piani, che corrispondeva alla parte “nobile” della residenza all’epoca, in quel capolavoro monumentale che oggi possiamo ammirare. Villa Arconati rimase comunque incompiuta alla morte di Galeazzo, spettò dunque a suo nipote Luigi Maria Arconati riprendere in mano il progetto.

Quest’ultimo si occupò non solo della dimora principale, ma anche della riqualificazione delle corti rustiche e del cosiddetto Castellazzino, oltre che della costruzione di grandi scuderie e dell’acquisto di nuovi terreni circostanti. Nel 1742, fu il Conte Giuseppe Antonio Arconati a dare il via ad importanti lavori di ristrutturazione e ammodernamento che trasformarono la villa sulla base dei grandi capolavori francesi come la Reggia di Versailles. A lui dobbiamo dunque la nuova facciata in stile tardo-barocco lombardo, così come i giardini in stile francese.

Fu in questi anni che la dimora ospitò alcune delle personalità più illustri dell’epoca, dallo scultore Antonio Canova agli scrittori Stendhal e Alessandro Manzoni. Sul finire del ‘700, la proprietà di Villa Arconati passò ad un altro ramo della famiglia, imparentato con i Busca. Nel 1870, la tenuta venne ereditata da Luisa Busca, sposa del nobile Pietro Sormani Andreani Verri, e in seguito a Giustina Verri, moglie del Marchese di Agliate. L’ultima erede del complesso fu Beatrice Crivelli, che abitò la villa sino alla fine del ‘900. Infine, la proprietà venne ceduta ad una società immobiliare.

Per alcuni anni, Villa Arconati venne abbandonata a se stessa: solo nel 2004, grazie al progetto I Luoghi del Cuore portato avanti dal FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano), il complesso venne riscoperto e fu dunque oggetto di importanti lavori di ristrutturazione. Oggi la villa è sede della Fondazione Augusto Rancilio, che promuove attività culturali e didattiche: è aperta al pubblico ogni domenica, da aprile a dicembre, mentre alcune aree sono destinate ad ospitare ricevimenti e manifestazioni private. Inoltre, la proprietà è spesso set di film, video musicali e programmi tv come Bake Off Italia di Benedetta Parodi.

Gli interni, una vera meraviglia

Villa Arconati è un vero gioiello, e le sue dimensioni sono imponenti: sin dal restauro settecentesco, l’intera proprietà si stende su un parco di 12 ettari, mentre il complesso ha un’ampiezza di circa 10mila metri quadri calpestabili e ben 70 stanze solo nella parte “nobile” – ai quali vanno aggiunti poi le ali di servizio, le dipendenze, le stalle e il terreno agricolo circostante. Pare che vi siano addirittura 365 finestre, un record notevole – anche se, probabilmente, nessuno le ha mai contate davvero e tutto ciò si limita ad essere una leggenda locale.

Al suo interno, la villa è più maestosa che mai: per la sua costruzione sono stati utilizzati materiali di pregio, e ovunque sono presenti affreschi pregiati che impreziosiscono pareti e soffitti. In particolare, meritano attenzione i dipinti presenti nel salone delle feste, realizzati ad opera dei fratelli Galliari (pittori e scenografi del Teatro alla Scala di Milano). Vi sono raffigurazioni mitologiche come l’Allegoria del Tempo e la Caduta di Fetonte, incorniciate da elementi decorativi trompe-l’œil che lasciano i visitatori a bocca aperta.

I giardini di Villa Arconati

Sono infine molto suggestivi i giardini che cingono Villa Arconati, progettati già dal Conte Galeazzo – seppur portati a termine successivamente, dai suoi eredi. Il parco vanta un totale di 12 ettari di terreno, suddivisi in prati, aiuole, percorsi verdi e aree boschive. Dal punto di vista botanico, vi si possono trovare specie come faggi e castagni, oltre ad alberi da frutto come peri, limoni e cedri. Ad offrire lo spettacolo più grande, tuttavia, sono le fontane e i giochi d’acqua che sono disseminati per tutto il giardino, regalando una visione magnifica.

Una delle più suggestive è la fontana di Andromeda, che un tempo rappresentava l’eroina greca: in seguito, la sua figura venne sostituita dalla dea romana Opi, dispensatrice di abbondanza. La fontana delle Quattro Stagioni, invece, è caratterizzata da un’ampia vasca sovrastata da due delfini in marmo, mentre intorno si trovano siepi di carpino e otto splendide sculture (quattro dedicate alle stagioni e quattro dedicate ai sensi, ad eccezione della vista). Per raggiungerla occorre scendere la Scalinata dei Draghi, ai cui lati spiccano due statue di mostri alati dalla cui bocca, in passato, usciva acqua corrente.