Palazzo dei Diamanti, perché si chiama così e cosa conserva dentro

Divenuto simbolo della città di Ferrara, il suggestivo Palazzo dei Diamanti ha una storia lunghissima: scopriamo le sue meraviglie

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Giulia Sbaffi

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Appassionata di belle storie e di viaggi, scrive da quando ne ha memoria. Quando non è in giro o al pc, riempie di coccole i suoi amati gatti.

Considerato uno dei monumenti simbolo del Rinascimento italiano, il magnifico Palazzo dei Diamanti di Ferrara presenta una caratteristica unica, alla quale deve il suo nome. Inoltre, vanta una lunghissima storia che si perde indietro nei secoli ed è oggi sede di numerose esposizioni, tra cui una pinacoteca permanente che ospita tante opere d’arte preziose. Scopriamo qualcosa in più su questo capolavoro architettonico.

Dove si trova il Palazzo dei Diamanti

La città di Ferrara ha un centro storico di raro pregio, diventato Patrimonio dell’Umanità UNESCO per il suo incredibile valore architettonico e artistico. Oltre al famosissimo Castello Estense, incantevole fortezza cinta da un fossato d’acqua, vi trovano spazio numerosi altri edifici di notevole importanza. Uno è proprio il Palazzo dei Diamanti, considerato – assieme al Castello – il simbolo della città estense. Sorge in corso Ercole I d’Este ed è tra le architetture più suggestive del Quadrivio degli Angeli, il crocevia in cui si intersecano le principali vie che costituiscono l’impianto urbanistico rinascimentale dell’Addizione Erculea.

Palazzo dei Diamanti, la storia

Il Palazzo dei Diamanti di Ferrara
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La facciata del Palazzo dei Diamanti di Ferrara

Il Palazzo dei Diamanti venne costruito a partire dal 1492, su progetto dell’architetto Biagio Rossetti, commissionato da Sigismondo I d’Este – fratello del duca Ercole I d’Este, il cui nome è oggi stato adottato per il corso su cui l’edificio si affaccia. Furono necessari alcuni anni per portare a termine i lavori: inizialmente il piano superiore presentava delle finestre bifore abbinate a piccole colonne corinzie, che scomparvero con la successiva ristrutturazione avvenuta nella seconda metà del ‘500, ad opera di Galasso Alghisi.

Membri della famiglia d’Este abitarono il Palazzo dei Diamanti, sebbene in maniera discontinua, sino a quando la città di Ferrara non venne devoluta alla Santa Sede, nel 1598. Un ruolo importante ebbero, poco prima che avvenne la devoluzione, Cesare d’Este e sua moglie Virginia de’ Medici, che vissero nell’edificio nella seconda metà del ‘500: furono loro a decorare gli ambienti che si affacciano su corso Biagio Rossetti e che divennero gli appartamenti di Virginia. Molte delle opere d’arte che vennero realizzate in questo periodo si trovano ora presso la galleria Estense di Modena, mentre altre fanno parte di alcune collezioni private.

Nel 1641, il Palazzo dei Diamanti fu ceduto al marchese Guido I Villa, per mano di Francesco I d’Este: la famiglia, entrata in possesso della dimora, portò a compimento alcune importanti modifiche che caratterizzano ancora oggi l’edificio, come ad esempio le modanature del portale d’ingresso. Infine, nel 1842 il palazzo venne acquistato dal comune di Ferrara, per farne la sede della pinacoteca e dell’Ateneo Civico. Parte delle opere d’arte in esso conservate andarono purtroppo perdute durante i bombardamenti del 1944, che danneggiarono anche l’edificio. In anni recenti, a seguito del terremoto dell’Emilia del 2012, il palazzo è stato restaurato.

Perché si chiama Palazzo dei Diamanti

Il Palazzo dei Diamanti, capolavoro del Rinascimento, porta un nome molto evocativo, ma nulla ha a che fare con ciò che conserva al suo interno: piuttosto, è indicativo della tecnica architettonica utilizzata nella sua realizzazione. Caratteristica principale dell’edificio è il bugnato esterno, una lavorazione piuttosto comune nell’antichità. Prevede l’utilizzo di blocchi di pietra (in questo caso di marmo bianco venato di rosa) disposti in maniera sovrapposta a file sfalsate, di modo che ogni singola mattonella sembri fuoriuscire dalle pareti. Che cosa c’entrano, però, i diamanti?

Il bugnato utilizzato per il palazzo è costituito da ben 8.500 blocchi di marmo lavorati in modo da formare delle punte di diamante, le quali sporgono dalla facciata e dalle altre pareti. Le punte sono orientate in maniera diversa a seconda della collocazione, alcune verso terra, altre verso l’alto e altre ancora in direzione centrale, per catturare al meglio la luce e fornire un effetto ottico di notevole impatto visivo. La decorazione a bugnato del Palazzo dei Diamanti ha fatto scuola, tanto da essere stata fonte ispiratrice per numerosi altri edifici, come il Palazzo delle Faccette nel Cremlino di Mosca.

Il Palazzo dei Diamanti di Ferrara
Fonte: iStock
La lavorazione a bugnato del Palazzo dei Diamanti di Ferrara

La pinacoteca e gli spazi espositivi

Disposto su due piani, il Palazzo dei Diamanti si trova in pieno centro storico di Ferrara. Possiede tuttavia alcuni piccoli spazi esterni, in particolare la corte – di stampo tipicamente rinascimentale – in cui venne realizzato un chiostro e un bellissimo pozzo di marmo. Naturalmente, lo spettacolo più affascinante riguarda le sale interne, riccamente decorate dalla famiglia d’Este nel corso dei secoli. Al piano inferiore vi sono numerose stanze che accolgono attualmente gli spazi espositivi: vi si svolgono mostre di ogni tipo, dedicate ad alcuni degli artisti più celebri del panorama italiano e internazionale.

Il piano nobile, invece, è adibito a pinacoteca. Quest’ultima venne istituita nel 1836, in un primo momento installata presso il palazzo municipale di Ferrara. Venne poi trasferita presso il Palazzo dei Diamanti quando il comune lo acquistò, qualche anno dopo. Il percorso espositivo ospita principalmente le opere d’arte degli artisti della scuola ferrarese dal ‘200 al ‘700. Spiccano grandi nomi come Serafino de’ Serafini, l’autore del Trionfo di Sant’Agostino, e Andrea Mantegna, che ha invece realizzato il Cristo con l’animula della Madonna.

Gli spazi interni del Palazzo dei Diamanti, in particolar modo quelli del piano nobile, sono ancora perfettamente preservati. Si possono dunque ammirare la stanza matrimoniale, con i suoi soffitti a cassettoni e i bellissimi fregi, così come le decorazioni realizzate all’interno di quella che venne chiamata la stanza del parto. Per poter visitare questi capolavori, occorre acquistare il biglietto all’ingresso oppure online: la pinacoteca è aperta dal martedì alla domenica, festivi inclusi, dalle ore 10:00 alle ore 18:00. Biglietto a parte si acquista invece per le mostre temporanee che vengono organizzate negli spazi espositivi del piano terra.