Nel cuore del labirinto veneziano, tra le pieghe di una città che sembra sospesa nel tempo, nacque e visse uno degli uomini più affascinanti del XVIII secolo: Giacomo Casanova. Figura controversa, intellettuale brillante e avventuriero impenitente, Casanova ha attraversato le corti europee lasciando dietro di sé una scia di racconti, lettere, amori e leggende. Ma prima di diventare mito, fu semplicemente un bambino veneziano. Le case che lo hanno accolto, cresciuto, ispirato o nascosto, parlano ancora oggi attraverso muri antichi, finestre gotiche e silenzi intrisi di memoria.
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Dove nacque davvero Giacomo Casanova a Venezia
Calle Malipiero, nel sestiere di San Marco, è una via defilata, poco lontana dalla teatralità del Canal Grande. È qui che una lapide indica il luogo natale di Casanova, senza pretese di precisione assoluta, come spesso accade nella Venezia degli enigmi. “In questa calle nacque Giacomo Casanova”, si legge, e tanto basta per stimolare l’immaginazione.

La casa in questione, oggi anonima, è un edificio basso, a più piani, con una facciata sobria in intonaco chiaro e finestrelle regolari. L’ingresso affaccia su un campiello tranquillo, dove il suono dei passi rimbalza sulle pareti come in un piccolo teatro naturale. La storia suggerisce che la vera residenza fosse quella della nonna materna, Marzia Farussi, poco distante, al civico 2993 di Calle delle Muneghe. Ma poco importa. A Venezia, più del “dove”, conta il “come”: e quel come è sospeso fra le nebbie e l’acqua, fra ricordo e sogno.
La corte della nonna e l’infanzia segreta di Casanova
Il piccolo Giacomo, orfano di padre fin da piccolissimo, fu affidato alla nonna materna. Marietta viveva nel cuore del quartiere San Samuele, in un angolo che sembra rimasto intatto nel tempo: Corte delle Muneghe. Qui, tra un pozzo in pietra d’Istria, piccole corti comuni e cancelli in ferro battuto, si muoveva il bimbo destinato a diventare leggenda.
L’infanzia di Casanova non fu idilliaca. Soffriva di frequenti malesseri, e i racconti dicono che fu persino portato da una “strega di Murano”, guaritrice che lo sottopose a misteriosi rituali. La sua salute migliorò, e con essa la voglia di vivere. In quegli anni, Venezia era un enorme palcoscenico: ogni angolo offriva maschere, racconti, spettacoli, e Giacomo, con la madre attrice, imparò presto a indossarne molte.

Passeggiando oggi per quella corte, si ha quasi l’impressione di vederlo ancora: un ragazzino con un libro in mano, lo sguardo curioso, che osserva le gondole passare sotto i ponti bassi. La luce morbida del pomeriggio scivola sulle mura, le stesse che forse lo ascoltarono raccontare le sue prime bugie, o i primi incanti.
Le altre dimore veneziane di Casanova, tra lusso e intrighi
Con l’adolescenza, la vita di Casanova cambia registro. Studia, si avvicina ai circoli culturali e frequenta il senatore Alvise Gasparo Malipiero, suo mentore e protettore. Lo scenario è quello sontuoso di Palazzo Malipiero, affacciato sul Canal Grande. Il palazzo, oggi visitabile su appuntamento, è un esempio meraviglioso di architettura veneziana barocca: soffitti affrescati, sale ricche di stucchi, balconi con balaustre scolpite.

Qui, Casanova riceve la sua prima educazione mondana. Frequenta dame, scrive versi, ascolta musica, suona, e inizia a comprendere il gioco complesso della seduzione e della diplomazia. Ogni stanza di questo palazzo, oggi utilizzata per mostre d’arte, pare ancora abitata da fantasmi gentili: i suoni ovattati delle feste, il profumo di cera e cipria, i fruscii di sete.
In parallelo, continua a rifugiarsi tra le corti popolari del sestiere San Polo, forse per non dimenticare le sue origini. Vive brevi periodi in case prese in affitto, si muove con disinvoltura in ambienti diversi: un segno della sua abilità camaleontica.
Il fascino del Palazzo Bragadin Carabba
Il vero salto sociale avviene nel 1746. Il giovane Casanova, a bordo di una gondola, aiuta un nobile colto da malore: il senatore Matteo Bragadin. Colpito dalla sua prontezza, il patrizio decide di adottarlo come protetto. Casanova viene accolto in casa sua, a Palazzo Bragadin Carabba, nel sestiere di Castello.
Il palazzo, gioiello gotico del XV secolo, si affaccia sul Rio del Teatro Malibran. La facciata è elegante e slanciata, con finestre a sesto acuto incorniciate da cornici in pietra d’Istria. Al centro troneggia una quadrifora con mascheroni decorativi, stemmi nobiliari e una loggia affacciata sul canale.
All’interno, il giovane libertino occupa un appartamento decorato con tappeti orientali, tende damascate e arredi in legno scolpito. Il pavimento è in terrazzo veneziano, le stanze illuminate da lampadari in vetro di Murano. Per la prima volta, Giacomo vive in uno spazio che riflette l’eleganza della nobiltà. Ma quella vita dorata non è priva di tensioni: i sospetti dell’Inquisizione lo seguiranno ovunque, finché nel 1755 sarà arrestato e imprigionato ai Piombi.
Palazzo Bragadin fu anche teatro della sua fuga più famosa: dopo essere evaso, Casanova lasciò Venezia travestito e in compagnia di un prete, e raccontò il tutto nelle sue Memorie, rendendolo leggenda.
Oggi è un boutique hotel: cosa resta del palazzo di Casanova
Oggi, Palazzo Bragadin Carabba è stato trasformato in una raffinata dimora di charme. Alcune suite mantengono elementi originali: travi a vista, caminetti del Settecento, specchiere e boiserie. Gli ospiti possono dormire là dove Casanova forse scrisse una delle sue lettere o ricevette un invito inaspettato.
Chi attraversa il Ponte Marco Polo può ancora ammirarne la facciata, che al tramonto si riflette dolcemente sulle acque del rio, tra ombre lunghe e silenzi profondi. La vita scorre più lenta in questo angolo di Venezia, come se le stanze stesse conservassero un tempo proprio.
Il palazzo non è aperto al pubblico, ma soggiornarvi è possibile. Per chi desidera vivere un frammento autentico della Venezia di Casanova, tra atmosfere intime e profumi antichi, è un’esperienza fuori dal tempo. Basta chiudere la porta e ascoltare i passi leggeri di un’epoca che, forse, non è mai del tutto passata.