Senso di colpa: cosa nasconde e come imparare a gestirlo

Come imparare a gestire il senso di colpa e in che modo sviluppare reale ascolto di se stessi e degli altri

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Elisa Cappelli

Esperta di fitness

Laureata in Filosofia e Master in Giornalismo Internazionale LUISS. Trainer certificata CONI e FIF (Mat base e avanzato). Studia Anatomy in Motion (Gary Ward) e Qi gong.

Pubblicato: 24 Marzo 2022 10:17

I danni del senso di colpa

La colpa corrisponde a una categoria dalle origini antichissime che finisce per intaccare i rapporti e che sicuramente ha a che fare con il condizionamento socio-culturale da cui si proviene. Cerchiamo di analizzarlo a partire da due vie principali, che comunque sono molto collegate tra di loro, in quanto, di solito, chi cerca di far sentire in colpa ha molto attivo anche il tentativo di farci sentire gli altri. Analizziamo comunque questi casi.

Istigare al senso di colpa

Avete presente le persone che cercano di manipolarvi e farvi sentire in netta colpa per qualcosa che avete fatto o detto? Molto probabilmente si tratta di persone che hanno ricevuto questo schema nell’educazione e che lo ripropongono – consciamente o inconsciamente – a loro volta sugli altri, purtroppo a volte proprio sulle persone che amano in modo intenso e profondo. Un conto comunicare al prossimo cosa avremmo voluto e come e un conto farlo sentire in colpa, additarlo, dargli messaggi di fallimento ed errore commesso.

Sentirsi sempre in colpa

Il senso di colpa ha radici profonde che spesso ritroviamo nell’assetto familiare; se tutte le volte che abbiamo provato piacere o gioia siamo stati rimproverati, da grandi difficilmente riusciamo a vivere il godimento in modo libero. In altri casi il senso di colpa ha a che fare con un senso di onnipotenza: chi di fatto si sente sempre in colpa, pensa di essere sempre al centro e in controllo di tutto, come se tutto dipendesse dal proprio dominio e dalle proprie sensazioni. Invece dovremmo imparare a valutare e sentire che la nostra volontà dovrebbe essere avvertita come libera, senza condizionamenti interni.

Nel lessico tecnico si parla di:

  • propensione alla colpa (guilt propensity) quando si indica la tendenza individuale ad essere soggetti a sentimenti di colpa;
  • sensibilità alla colpa (guilt sensitivity) con riferimento a chi attribuisce un valore negativo a questo sentimento;
  • timore di colpa (fear of guilt) quando si va toccare la sfera del disturbo ossessivo-compulsivo e del bisogno di controllo.

Il sentimento di colpa può nascere anche quando sentiamo di aver violato una norma etica (in questo senso si parla di colpa deontologica); la sfera sessuale viene molto interessata di solito da questo tipo di sentimento. Si parla invece di senso di colpa altruistica ad esempio quando una persona comunica una bella notizia a qualcuno che non ha accesso alla stessa gioia dal punto di vista personale.

Scrollarsi via il senso di colpa

Il modo migliore per superare il senso di colpa – sia provocato, sia sentito internamente – sta nell’accoglierlo. Quando vi sentite molto nel senso di colpa, chiudete gli occhi e provate a viverlo profondamente. Visualizzatelo, non scacciatelo. Non pensate di essere monolitici e monolitiche e di avere poche sfumature; l’essere umano ha dentro se stesso moltissime sfaccettature e anche quelle che vi fanno sentire trasgressivi e vivi non vanno scacciate mai. Quando vi invade il senso di colpa cercate di capire da dove viene e dove si colloca nel corpo, non state troppo a pensare da dove origina nel senso dello schema familiare, ma concentratevi sulle sensazioni fisiche, sulla respirazione e agite a partire da quelle. Cercate di restare calmi fino a quando non sentite il corpo di nuovo al centro e la mente di nuovo quieta. Potete anche dare un’immagine alle vostre emozioni, ovvero cercare di capire che forma potrebbe avere questo senso di colpa, se ricorre, e quando si mostra. Spesso il senso di colpa c’entra con gli aspetti di noi che non accettiamo. Tanto li evitiamo, tanto li alimentiamo. Funziona in questo modo per le ferite, per i nostri lati ombra. Quel che non accettiamo ci torna indietro con maggiore forza.

Ricordiamo sempre le parole della grandissima psicoanalista svizzera Marie Louise Von Franz: “Quanto più siamo unilateralmente idealisti e coltiviamo il desiderio di perseguire sempre il bene e la giustizia, tanto più cooperiamo involontariamente con il male. Se invece provassimo a tenere conto anche del lato negativo potremmo evitare di essere improvvisamente sopraffatti dall’aspetto oscuro della vita. Se perseguire il bene potrà sempre rimanere il nostro fine, dovremo però diventare più modesti e sapere che se siamo troppo buoni costelliamo per compensazione l’aspetto distruttivo”. Si tratta di una frase bellissima, che ci insegna quanto non dobbiamo ricacciare indietro i nostri desideri e la nostra voglia di trasgressione o gli istinti bassi. Cosa distingue in fondo il basso dall’alto?

Dobbiamo poter comprendere tutte le nostre forme di espressione e dobbiamo poter capire che abbiamo molti aspetti e modi di manifestare il nostro carattere. Ci vuole la forza a volte per zittire la mente e accogliere la vita per quello che vogliamo e sentiamo, senza fare troppo rimuginio mentale. Creare gli spazi vuoti facilita le emozioni e fornisce accesso a spazi profondi della propria persona; soprattutto, ci lascia pieno accesso alla vita e al fare esperienza dei nostri talenti profondi e importanti. Evitiamo di castrarci con i nostri stessi pensieri, apriamo spazi di pura sensazione e lasciamo che la vita fluisca nelle sue zone d’ombra e luce, che riflettono le nostre, interne.