Residuo fisso nell’acqua, cos’è e quanto è rischioso

Le acque con residuo fisso alto sono qualitativamente peggiori delle altre oppure possono rappresentare un rischio per la nostra salute?

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Roberta Martinoli

Medico Nutrizionista

Dopo una Laurea in Scienze Agrarie e un Dottorato di Ricerca in Fisiologia dei Distretti Corporei, consegue una Laurea in Scienze della Nutrizione Umana e in Medicina e Chirurgia.

Pubblicato: 10 Marzo 2019 11:23Aggiornato: 4 Gennaio 2023 16:43

Residuo fisso nell’acqua: cos’è?

L’etichetta riporta tutti gli elementi minerali e le caratteristiche di un’acqua minerale. Tra i parametri presenti in etichetta vi è il residuo fisso a 180°C che rappresenta una stima del contenuto in sali minerali. Più questo valore è elevato e più sali sono disciolti in un litro. Per valutare in laboratorio il residuo fisso di un’acqua minerale per prima cosa si porta l’acqua ad una temperatura di 180°C. Il residuo fisso rappresenta ciò che rimane dopo la completa evaporazione.

Potete farvene un’idea pensando a cosa succede quando dimenticate un pentolino con l’acqua sui fornelli. Se ve ne accorgete quando ormai tutta l’acqua è evaporata noterete che le pareti del pentolino sono rivestite di una patina biancastra. Il residuo fisso si esprime in mg/l e permette di classificare le acque minerali in quattro categorie:

  • acqua minerale minimamente mineralizzata con residuo fisso non superiore a 50 mg/l;
  • acqua oligominerale o leggermente mineralizzata con residuo fisso inferiore a 500 mg/l;
  • acqua mediominerale con residuo fisso compreso tra 500 e 1000 mg/l;
  • acqua ricca di sali minerali con residuo fisso superiore a 1.000 mg/l.

Perché è importante

Il residuo fisso nell’acqua è importante perché:

  • può condizionare il gusto dell’acqua; non è vero, infatti, che l’acqua non ha gusti e sapori ma a seconda della composizione in sali minerali può essere astringente se lascia la sensazione di avere la bocca asciutta dopo averla bevuta, acida se lascia un sapore leggermente acre e aromatica se il sapore somiglia a quello della frutta o dei fiori; in maniera indiretta l’acqua condiziona il sapore dei piatti che richiedono il suo utilizzo;
  • alcuni minerali quali il piombo e il rame se presenti nell’acqua come contaminanti possono rappresentare un rischio per la salute; altri minerali invece vengono classificati come micronutrienti, sono necessari al buon funzionamento dell’organismo seppure in piccole quantità e l’acqua che beviamo può contribuire a raggiungere il fabbisogno giornaliero;
  • se l’acqua per uso domestico contiene molto calcio e magnesio, questi minerali possono depositarsi nelle tubature e creare problemi agli elettrodomestici.

Sali minerali presenti nell’acqua

I minerali più comunemente presenti nell’acqua che beviamo sono:

  • Il calcio (Ca) che aiuta a mantenere ossa e denti forti. La carenza di calcio nei bambini porta alla comparsa di rachitismo. In questa condizione clinica sono presenti deformazioni scheletriche che interessano maggiormente le ossa sottoposte a carico meccanico. Negli adulti, invece, si ha un deficit di mineralizzazione della matrice ossea con comparsa di fratture patologiche. Al di là della sua funzione scheletrica, il calcio partecipa ad alcuni processi fisiologici come la vasocostrizione, la coagulazione del sangue, la contrazione muscolare e la trasmissione dell’impulso nervoso.
  • Il magnesio (Mg) partecipa all’attività di oltre 300 sistemi enzimatici. Svolge un ruolo essenziale nella sintesi di lipidi, di proteine e degli acidi nucleici. Non si conoscono casi di carenza di magnesio in individui sani dal momento che il magnesio è diffusamente presente negli alimenti. La carenza si può osservare in persone affette da patologie gastroenteriche, da nefropatie, da malnutrizione, o dedite all’alcolismo e si manifesta con debolezza muscolare, alterata funzionalità cardiaca e possibili crisi tetaniche.
  • Il sodio (Na) è il principale catione presente nei liquidi extracellulari fondamentale ai fini della regolazione del bilancio idro-elettrolitico e di conseguenza della pressione arteriosa. Svolge un ruolo importante nel mantenimento del volume dei fluidi extracellulari. A livello dell’intestino tenue contribuisce all’assorbimento dei nutrienti. È difficile che il deficit di sodio sia legato ad un suo ridotto apporto mentre può verificarsi a seguito di una sudorazione profusa e prolungata, a traumi, ustioni, diarrea cronica, vomito incoercibile, eccessiva assunzione di diuretici.
  • Il potassio (K) è il principale catione intracellulare. Fondamentale ai fini del bilancio idroelettrolitico e nella regolazione della pressione arteriosa. In particolare, in presenza di un apporto elevato di potassio i valori pressori risultano più bassi. Mentre un deficit alimentare di potassio è piuttosto raro (si tratta di un elemento ampiamente presente negli alimenti) stati carenziali possono essere legati a condizioni patologiche (vomito, diarrea) o ad abuso di lassativi. Le manifestazioni cliniche di un’ipopotassiemia sono debolezza muscolare, nausea, sonnolenza, intolleranza ai carboidrati e, nei casi più gravi, aritmie cardiache potenzialmente fatali.
  • Il bicarbonato (HCO3) è di importanza vitale per il mantenimento di un pH fisiologico a livello ematico e tissutale.
  • Il cloro (Cl) si dimostra importante nella regolazione del bilancio idro-elettrolitico, nel controllo del pH ematico e nella contrazione muscolare.
  • I solfati (SO4) che se presenti in concentrazioni superiori ai 1000 mg/l possono avere un effetto lassativo.
  • I nitrati (NO3) che di per sé non sono dannosi ma in particolari condizioni possono trasformarsi in nitriti che hanno la capacità di legarsi all’emoglobina, trasformandola in metaemoglobina e riducendo di conseguenza il trasporto di ossigeno ai tessuti.
  • Il silicio organico (SiO4) è necessario per la sintesi del collagene e dunque importante per la salute dei tessuti connettivi, delle ossa, della cartilagine, dei tendini e delle articolazioni.
  • Lo zinco (Zn) ha un ruolo fondamentale nella regolazione dell’espressione genica, partecipa come cofattore all’attività di centinaia di enzimi, contrasta lo stress ossidativo, ed infine è importante nel promuovere la maturazione e la differenziazione dei linfociti T.

Sulla base di quanto detto fin qui, l’acqua con un elevato residuo fisso può apportare vantaggi alla nostra salute. Ci sono però anche minerali che possono rappresentare un rischio. Tra questi vanno citati:

  • il rame (Cu) che può causare mal di stomaco;
  • il bromuro (Br) che può essere ossidato a bromato il quale a sua volta ha un’azione tossica;
  • il mercurio (Hg) che può danneggiare i reni;
  • il piombo (Pb) che può essere velenoso;
  • il fluoro (F) che se assunto in quantità elevate può portare alla fluorosi scheletrica con aumentato rischio di fratture;
  • l’arsenico (As) che in elevate quantità aumenta il rischio di tumori;
  • I nitriti (NO2) che, come visto sopra, si legano all’emoglobina, la trasformano in metaemoglobina la quale non è in grado di legarsi all’ossigeno; questo fenomeno si traduce in un ridotto trasporto di ossigeno ai tessuti.