Osteopatia e chiropratica: le differenze e a cosa servono

Spesso confuse, osteopatia e chiropratica sono decisamente differenti. Ecco a cosa servono, quali benefici offrono e come scegliere

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Serena Allevi

Editor specializzata in Salute & Benessere

Da sempre innamorata della scrittura e dei libri, lavora come editor e copywriter da circa vent’anni nel mondo del benessere a tutto tondo.

Osteopatia e chiropratica sono due terapie utili per risolvere o comunque migliorare alcune problematiche di salute. Anche se si tratta di due terapie molto diverse tra loro, spesso vengono confuse l’una con l’altra. D’altro canto, hanno in comune la soggettività della loro efficacia: può accadere, infatti, che in riferimento ad una stessa problematica, il maggiore o minor beneficio sia differente da persona a persona.

Osteopatia: cos’è

L’osteopatia è una pratica che utilizza un approccio di tipo olistico (in cui il corpo umano viene concepito non come la somma di singoli distretti ma come un sistema interconnesso) per riuscire a risolvere alcune tipologie di disturbi. Ma ciò che è importante è che l’osteopatia mira ad arrivare alla causa del problema, partendo dalla sintomatologia. Non si mette, dunque, “a tacere” il sintomo con un trattamento localizzato sulla zona dolorante ma si cerca la causa fisiologica (e anche emotiva, poiché tutto è interconnesso) che ha portato un certo tipo di malessere.

Questa concezione è da far risalire all’origine dell’osteopatia, che si attesta attorno alla fine dell’800, all’epoca in cui il Dott. Still, un chirurgo americano, osservò quanto tutte le strutture del corpo fossero interconnesse, unite e interdipendenti in un sistema unico. Questa visione di insieme del corpo umano, come un sistema appunto unitario e non a sezioni, è alla base dell’approccio osteopatico.

L’osteopatia, dunque, vede la persona come un sistema unico in cui corpo, psiche e spirito coesistono e interagiscono. Se una parte della struttura “soffre” manifestando una certa sintomatologia, quindi, può darsi che la causa sia altrove e non esattamente dove avvertiamo dolore, rigidità o fastidio.

Secondo i principi dell’osteopatia, poi, il nostro corpo ha già in sé meccanismi perfetti di autoregolazione che possono portare all’autoguarigione nel momento in cui vi sia consapevolezza proprio della struttura unitaria e delle sue funzioni.

Come funziona l’osteopatia

Il percorso osteopatico comincia con la richiesta al paziente della sua storia clinica (anamnesi), un’eventuale analisi di esami diagnostici strumentali (come radiografie, ecografie o risonanze magnetiche) e l’osservazione di atteggiamenti posturali e specificità del paziente. Durante la seduta, l’osteopata effettua quindi una serie di manipolazioni più o meno energiche, a seconda della zona e della tipologia di disturbo da trattare. Al termine della seduta, l’osteopata può consigliare al paziente una serie di accorgimenti o veri e propri esercizi di stretching o posturali per mantenere il beneficio e prevenire ricadute.

Il numero di sedute, che durano mediamente 60 minuti ciascuna, varia a seconda delle specifiche esigenze del paziente.

Osteopatia: quando è utile?

La pratica osteopatica può rivelarsi molto utile ed efficace in caso di problematiche a carico di articolazioni e muscoli. Dunque, l’osteopatia può portare considerevoli benefici in caso di: cefalee di origine muscolo-tensiva, contratture dolorose di varia natura, posture scorrette, sciatalgia, cervicalgia, lombalgia, dolori alle ginocchia.

Chiropratica: cos’è?

La chiropratica in Italia è legalmente riconosciuta dal 2007 ma all’estero è da tempo una pratica considerata e utilizzata alla stregua di altri trattamenti sanitari “tradizionali”, soprattutto per la riabilitazione e per la risoluzione di “blocchi”.

La chiropratica, come l’osteopatia, considera il corpo umano come un sistema unitario e in grado di produrre meccanismi di autoguarigione e auto-compensazione. La struttura, dunque, è anche in questo caso centrale. La chiropratica mette però al centro di tutto la colonna vertebrale: dalle manipolazioni della colonna, infatti, possono derivare miglioramenti guarigione a carico di altri organi.

Come funziona la chiropratica

Anche nella seduta chiropratica, si inizia con l’anamnesi del paziente, con lo studio delle sue abitudini soprattutto di tipo posturale, ed eventualmente la considerazione di esami di tipo strumentale effettuati dal paziente.

Il paziente viene quindi fatto sdraiare o sedere, a seconda della tipologia del disturbo da trattare, e inizia così la manipolazione chiropratica. Anche la chiropratica, come l’osteopatia, è una tecnica manuale (“keir” dal greco, significa mano e “praxis” significa azione), ma in questo caso si manipola la colonna vertebrale utilizzando più o meno forza a seconda del punto da trattare e del tipo di manipolazione. Nella colonna vertebrale, viene considerato cruciale il midollo spinale per la sua centralità riguardo al sistema nervoso dell’individuo. Si mira, dunque, a rimuovere le interferenze dal sistema nervoso.

La seduta chiropratica ha durata variabile e, come per l’osteopatia, la prima seduta è quella più lunga perché comprende anche l’anamnesi del paziente e i vari test.

Quando è utile la chiropratica

La manipolazione chiropratica può rivelarsi molto efficace in caso di disturbi che coinvolgono l’apparato muscolo-scheletrico: discopatie, lombalgie, sciatalgie, gonalgie, fibromialgia, cervicalgia, dolori articolari diffusi alle mani.

Questa pratica viene considerata efficace anche in caso di mestruazioni dolorose, mal di testa, ansia, allergie e addirittura asma.

Differenza tra osteopatia e chiropratica

L’osteopatia è quindi una pratica manuale che agisce come un massaggio a livello muscolare riconnettendo le funzioni della struttura unitaria corpo-mente e spirito. E si avvale, oltre che della manipolazione, anche dell’esecuzione di esercizi di allungamento e di rieducazione posturale.

La chiropratica è una tecnica manuale che agisce con manipolazioni correttive della colonna vertebrale, ponendo la mobilità articolare come base per guarire contratture e blocchi circolatori.

In entrambi i casi, vanno programmate più sedute per ottenere benefici durevoli. Il numero di sedute varia a seconda dell’intensità del disturbo, dello stile di vita del paziente e della tipologia di problema.