Spondilolistesi: cos’è, i sintomi, come curarla

La spondilolistesi è una condizione in cui una vertebra scivola in avanti rispetto alla vertebra sottostante, causando dolore alla schiena e potenziali problemi neurologici

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Carlotta Dell'Anna Misurale

Laureanda in Medicina e Chirurgia

Studentessa di Medicina appassionata di neurologia. Vanta esperienze in ricerca, con focus sui misteri del cervello e l'avanzamento scientifico.

Con il termine medico di spondilolistesi si indica una condizione patologica caratterizzata da un lento ma progressivo e costante spostamento di una vertebra rispetto a quella sottostante. Le vertebre in genere maggiormente colpite dalla spondilolistesi sono le vertebre lombari inferiori, in particolare la quarta e la quinta lombare – L4 e L5 – e la prima vertebra sacrale – S1 –.

Questo “scivolamento” può avvenire in avanti rispetto alla vertebra sottostante, nel tal caso saremmo di fronte a anterolistesi; può avvenire posteriormente rispetto alla vertebra inferiore, in tal caso saremmo di fronte a retrolistesi; può avvenire lateralmente rispetto alla vertebra inferiore, in tal caso saremmo di fronte a laterolistesi.

La maggior parte dei casi di spondilolistesi è in realtà anterolistesi: lo slittamento in avanti della vertebra rispetto a quella sottostante è di gran lunga quello più diffuso.

La spondilolistesi – a seconda della gravità con cui si manifesta, quindi della percentuale di lunghezza del corpo vertebrale coinvolto – può essere così classificata:

  • spondilolistesi di grado I: da 0 a 25%
  • spondilolistesi di grado II: da 25 a 50%
  • spondilolistesi di grado III: da 50 a 75%
  • spondilolistesi di grado IV: da 75 a 100%

I sintomi con cui si manifesta la spondilolistesi

Come nella maggior parte delle patologie che coinvolgono la colonna vertebrale, i sintomi avvertiti dal paziente sono direttamente proporzionali all’entità della patologia: più questa si presenta come grave ed evidente, più la sintomatologia sarà – purtroppo – accentuata.

I sintomi che più comunemente sono lamentati dai pazienti cui è stata diagnosticata la spondilolistesi sono:

  • lombalgia, aggravata ulteriormente da sforzi fisici
  • dolore al coccige
  • gambe dolenti
  • parestesia
  • rigidità articolare
  • rigidità muscolare a livello del dorso e del collo
  • sciatalgia
  • segno di Lhermitte
  • spasmi muscolari

Se la spondilolistesi provoca la compressione di nervi, il dolore può anche irradiarsi ad altre parti del corpo: seguendo il corso del nervo sciatico – per esempio – può essere avvertito un forte dolore al gluteo e all’intera gamba.

Se ad essere compresso fosse invece il midollo spinale, concreto potrebbe essere il rischio di deficit neurologici.

Quali sono le cause della spondilolistesi e chi ne soffre

Diverse possono essere le cause che danno origine al fenomeno della spondilolistesi. A causare questo disturbo a carico della colonna vertebrale potrebbe essere la presenza di precedenti spondilolisi, ovvero di una rottura tra il corpo e l’arco superiore della vertebra; potrebbe essere causata dal deterioramento della vertebra e del suo disco; da traumi a carico della colonna vertebrale o da infezioni, come il morbo di Pott, anche conosciuto col nome di spondilite tubercolare o tubercolosi vertebrale.

Tutte queste cause, come facilmente immaginabile, sono di origine acquisita e secondaria.

La spondilolistesi può anche essere congenita.

A soffrire di più dei disturbi associati alla spondilolistesi sono specialmente le donne di età superiore ai 40 anni che – durante il periodo della menopausa – vedono le loro componenti ossee indebolirsi a causa del fenomeno dell’osteoporosi, che può favorire lo scivolamento tra loro delle vertebre. La degenerazione corporea legata all’età, oltre che ad una buona dose di predisposizione genetica, è il maggior fattore di rischio che concorre allo sviluppo della spondilolistesi.

A soffrire di spondilolistesi sono anche i giovani, in particolare i giovani atleti che – a causa di un sovraccarico eccessivo, di un trauma grave o di una frattura da stress – riportano un serio indebolimento degli elementi lombari. La prevenzione della spondilolistesi in giovani atleti richiede un approccio attentamente coordinato, focalizzato sulla formazione fisica e la consapevolezza del proprio corpo. Essenziale è il rafforzamento dei muscoli che supportano la colonna vertebrale, in particolare i muscoli addominali e quelli del core, che aiutano a stabilizzare e ridurre lo stress sulla schiena.

Altrettanto importante è l’adozione di tecniche corrette durante l’esercizio fisico e le competizioni sportive per evitare movimenti che potrebbero mettere a rischio le vertebre. Gli allenatori e i preparatori fisici dovrebbero essere diligentemente formati per insegnare agli atleti come eseguire correttamente gli esercizi, specialmente quelli che coinvolgono il sollevamento di pesi e movimenti bruschi. Un’altra strategia preventiva consiste nel garantire che gli atleti non si sovraccarichino, rispettando periodi adeguati di riposo e recupero per prevenire l’overtraining, un noto fattore di rischio per le lesioni spinali. Infine, è cruciale che ogni atleta giovane partecipi regolarmente a controlli fisici per monitorare la salute della loro colonna vertebrale, permettendo l’identificazione e l’intervento precoce in caso di segni iniziali di spondilolistesi.

La diagnosi della spondilolistesi

La diagnosi della spondilolistesi inizia tipicamente con un attento esame clinico, durante il quale il medico valuta i sintomi del paziente, come dolore lombare o sciatica, e esamina la mobilità della colonna vertebrale per rilevare eventuali limitazioni o dolori specifici durante i movimenti. Per confermare la diagnosi e determinare la severità dello scivolamento vertebrale, sono fondamentali le indagini di imaging. La radiografia della colonna lombare in posizione eretta è il primo esame diagnostico effettuato; può mostrare chiaramente il grado di disallineamento delle vertebre.

Per una valutazione più dettagliata, possono essere richiesti ulteriori studi di imaging come la tomografia computerizzata (TAC) o la risonanza magnetica (RM), che offrono immagini dettagliate delle strutture ossee e dei tessuti molli, permettendo di valutare l’entità del danno ai dischi intervertebrali e ai legamenti, nonché la presenza di eventuali compressioni nervose. Questi strumenti diagnostici sono essenziali per pianificare il trattamento più appropriato, che può variare da interventi conservativi a procedure chirurgiche, a seconda della gravità del caso.

Trattamenti più appropriati per la spondilolistesi

Oltre ad essere trattata con farmaci antidolorifici e antinfiammatori per attenuare la sintomatologia dolorosa che il più delle volte accompagna la spondilolistesi, sarà necessario – sotto suggerimento dello specialista fisioterapista – seguire una terapia con tecniche rieducative in palestra.

Questo perché la terapia farmacologica, da sola allevia soltanto la sintomatologia, senza riuscire a curare la causa primaria del problema.

Gli esercizi di potenziamento muscolare che dovranno essere svolti in palestra dovranno – come prima e fondamentale cosa – eliminare o ridurre al minimo gli scarichi del peso sulla colonna vertebrale; si rischierebbe altrimenti di aggravare ulteriormente il problema già esistente. Allo stesso modo, anche gli esercizi che accentuano l’iperlordosi lombare – l’inarcamento della schiena verso l’interno – saranno fortemente sconsigliati.

Per migliorare la situazione di spondilolistesi, saranno invece prescritti esercizi mirati al rafforzamento dei muscoli stabilizzatori del bacino, muscoli addominali, muscoli ischiocrurali e glutei. Sarà inoltre importante potenziare ulteriormente i muscoli obliqui dell’addome.

Tutti questi esercizi che – come facilmente osservabile – coinvolgono la parte centrale del corpo, sono finalizzati unicamente alla creazione di una sorta di “corsetto rigido” che tenga ben compresse le vertebre lombari al loro posto. Più questa zona sarà allenata, meno sarà evidente e dolorosa la spondilolistesi.

Affianco al potenziamento muscolare sarà anche consigliato un corso di rieducazione posturale tramite il quale, grazie ad esercizi specificamente mirati al controllo e alla stabilizzazione del bacino, si cercherà di ridare al soggetto la posizione più favorevole per mantenere un sano e corretto allineamento vertebrale.

Il trattamento chirurgico della spondilolistesi è generalmente considerato quando i metodi conservativi, come fisioterapia e gestione del dolore, non hanno portato a miglioramenti significativi o quando il grado di scivolamento vertebrale e la sintomatologia associata sono particolarmente severi. La chirurgia mira a stabilizzare la colonna vertebrale e alleviare la pressione sui nervi compressi.

Uno degli interventi più comuni è la fusione spinale, che comporta l’unione di due o più vertebre per prevenire ulteriori movimenti anomali. Durante questo intervento, il chirurgo può inserire materiali come viti e barre di metallo per stabilizzare le vertebre mentre l’osso cresce e si fonde.

In alcuni casi, può essere necessaria una laminectomia, che prevede la rimozione di una parte della vertebra chiamata lamina per creare più spazio e alleviare la pressione sul nervo. La decisione di procedere con l’intervento chirurgico dipende da diversi fattori, tra cui l’età del paziente, il livello di attività, la salute generale e la risposta ai trattamenti precedenti. La scelta del tipo di chirurgia viene accuratamente pianificata in base alle specifiche esigenze del paziente e alla localizzazione e gravità dello scivolamento vertebrale.

Fonti bibliografiche: