Escherichia coli: tutto quello che c’è da sapere

L'Escherichia coli (E. coli) è un batterio comunemente trovato nell'intestino di uomini e animali, talvolta causa di infezioni

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Ivan Shashkin

Medico

Medico appassionato di immunologia ed ematologia con interesse e esperienza in ambito di ricerca.

Pubblicato: 23 Aprile 2024 11:02

Con il nome Escherichia coli si indica un gruppo di batteri Gram-negativi presenti normalmente nell’intestino delle persone sane. Alcuni ceppi però sono nocivi e, se prendono il sopravvento, possono scatenare tutta una serie di problemi, come forti crampi allo stomaco, diarrea sanguinolenta e vomito.

Questi ceppi possono provenire principalmente da acqua o cibo contaminati, in particolare da verdure crude e da carne macinata poco cotta. Gli adulti sani di solito si riprendono dall’infezione provocata da questo batterio nel giro di poco tempo. I bambini piccoli e gli anziani, invece, hanno un rischio maggiore di sviluppare forme più pericolose.

Cos’è il batterio dell’Escherichia coli

L’Escherichia coli o E. coli è una specie batterica, sicuramente la più conosciuta del genere Escherichia. Appartiene al gruppo dei batteri Gram-negativi, che fanno parte della normale flora batterica intestinale e che in condizioni normali vivono nell’intestino senza provocare problemi, anzi contribuendo a mantenere sano il tratto digestivo. Infatti, partecipano alla digestione corretta del cibo, inibiscono la crescita di specie batteriche nocive e servono per sintetizzare una certa quantità di vitamine.

La maggior parte dei ceppi di E. coli è innocua e non provoca problemi, se non una diarrea abbastanza breve. Tuttavia, alcuni ceppi, come l’Escherichia coli O:157 e gli EPEC, se arrivano nell’intestino e prendono il sopravvento, possono risultare dannosi per la salute.

Alcuni ceppi di E. coli sono all’origine anche di diverse malattie extra-intestinali, come infezioni del tratto urinario, meningite, peritonite, setticemia e polmonite. In particolare, sono comuni le malattie dovute alla presenza di E. coli nelle urine.

Un particolare ceppo di Escherichia coli causa anche la cosiddetta “diarrea del viaggiatore”, che si contrae tipicamente viaggiando in paesi poveri, con scarse condizioni igieniche. Si manifesta essenzialmente con crampi addominali e diarrea acquosa, talvolta nausea e vomito.

Come si prende l’Escherichia coli

Essenzialmente, i ceppi nocivi di Escherichia coli provengono da cibi o acqua contaminati: la persona si ammala consumando questi prodotti. Gli alimenti più a rischio sono frutta e verdura (che vengono spesso consumati crudi) contaminati dalle feci di animali infetti, soprattutto bovini, latte non pastorizzato e formaggi derivati, carne non o poco cotta. La trasmissione può avvenire anche da persona a persona, specie se gli individui infetti non si lavano correttamente le mani.

Ci si può infettare, poi, bevendo acqua in piscine o strutture acquatiche non adeguatamente disinfettata con cloro, contaminata da feci di individui infetti, e toccando animali portatori dei batteri nel loro tratto digerente.

A differenza di molti altri batteri dannosi, l’E. coli può causare un’infezione anche nel caso in cui se ne ingeriscano solo piccole quantità.

Fattori di rischio

L’infezione da E. coli può interessare chiunque sia esposto a questi batteri. Tuttavia, alcune persone hanno maggiori probabilità di sviluppare problemi rispetto ad altre. I fattori di rischio includono:

  • età: i bambini piccoli e gli anziani hanno un rischio maggiore di sviluppare complicazioni gravi se entrano in contatto con i ceppi “cattivi”;
  • sistema immunitario indebolito: le persone che hanno difese basse – per esempio a causa dell’AIDS, di cure oncologiche o di terapie a base di farmaci immunosoppressivi – hanno maggiori probabilità di stare male;
  • consumo di determinati cibi, come hamburger poco cotti e latte non pastorizzato;
  • esposizione al batterio in estate: anche se non è chiaro il motivo, la maggior parte delle infezioni da E. coli si verifica da giugno a settembre;
  • diminuzione dei livelli di acidità gastrica: l’acido presente nello stomaco offre una certa protezione contro l’E. coli. Se si assumono farmaci per ridurre l’acidità di stomaco, si potrebbero correre più rischi.

Sintomi dell’Escherichia coli

I segni e i sintomi dell’infezione da E. coli, in genere, iniziano a distanza di tre o quattro giorni dall’esposizione ai batteri. Tuttavia, le tempistiche sono variabili: in alcuni casi, potrebbero comparire appena un giorno dopo l’esposizione e in altri addirittura una settimana dopo. Segni e sintomi includono:

  • diarreache può variare da lieve e acquosa a grave e sanguinolenta,
  • crampi allo stomaco,
  • dolore addominale,
  • nausea e vomito.

Esistono alcuni ceppi che producono una potente tossina che danneggia il rivestimento dell’intestino tenue. Ciò può causare diarrea sanguinolenta.

Diagnosi

In presenza di uno o più sintomi che fanno sospettare la presenza di un’infezione da E. Coli è importante rivolgersi al medico, che valuterà innanzitutto la situazione. Per diagnosticare la malattia potrebbe anche richiedere delle analisi delle feci e una coprocultura, un esame utile per testare la presenza del batterio.

Come curare l’Escherichia coli

Non esiste un trattamento specifico per l’infezione da Escherichia Coli. Nella maggior parte dei casi, si consiglia alle persone colpite di riposare e di assumere liquidi per aiutare a prevenire la disidratazione e l’affaticamento dovuti alla diarrea e al vomito. Può essere utile anche evitare certi cibi, come latticini, cibi grassi, prodotti ricchi di fibre e alimenti altamente conditi perché potrebbero peggiorare i sintomi.

Salvo diverse indicazioni del medico, è meglio evitare di assumere farmaci antidiarroici, perché rallentano l’attività dell’apparato gastrointestinale, impedendo al corpo di liberarsi delle tossine. Gli antibiotici generalmente non sono raccomandati perché non sembrano essere di utilità nei confronti di questa infezione e, anzi, possono aumentare il rischio di gravi complicazioni.

Se l’infezione è grave e sono subentrate complicanze, come la sindrome emolitico-uremica (patologia caratterizzata da grave insufficienza renale, piastrine basse e anemia severa), è necessario il ricovero in ospedale. Il trattamento può comprendere somministrazione di fluidi per via endovenosa, trasfusioni di sangue e dialisi renale.

Prevenzione e antibiotico-resistenza

Al momento, non esistono vaccini o farmaci che possono proteggere dall’infezione scatenata dall’E. coli. Per ridurre i rischi, è importante osservare le normali regole di igiene e buon senso come:

  • lavarsi spesso le mani,
  • non manipolare cibi con le mani sporche,
  • evitare di ingerire l’acqua di laghi o piscine,
  • evitare di consumare cibi “rischiosi”, come hamburger poco cotti, latte non pastorizzato, frutti, ortaggi coltivati su terreni fertilizzati con reflui da allevamenti di bovini infetti;
  • prima di acquistare gli alimenti, soprattutto carne e verdure, è bene verificarne la provenienza;
  • fare attenzione alla contaminazione incrociata (il contatto fra cibi cotti e alimenti crudi o materiali come i taglieri e i coltelli usati in cucina);
  • lavare accuratamente gli alimenti crudi;
  • pulire in modo adeguato utensili e attrezzi da cucina con acqua calda e sapone, specie dopo il contatto con cibi crudi;
  • conservare in contenitori diversi o comunque in maniera separata i cibi cotti e crudi.

Gli enterobatteri sono termo-sensibili e vengono distrutti da temperature superiori ai 70 gradi. Ecco perché una buona cottura contribuisce a prevenire le infezioni enterobatteriche.

L’antibiotico-resistenza nelle infezioni da E.Coli ma anche in generale rappresenta una sfida crescente per la salute pubblica, poiché sempre più ceppi batterici diventano refrattari agli antibiotici comunemente utilizzati.

Questo fenomeno è alimentato da diversi fattori, tra cui un uso eccessivo o inappropriato degli antibiotici, scarsa igiene, mancanza di accesso a cure mediche di qualità e trasmissione di ceppi resistenti da paziente a paziente.

Per affrontare l’antibiotico-resistenza, è fondamentale adottare approcci responsabili all’uso degli antibiotici, come ad esempio seguire scrupolosamente le indicazioni del medico e completare sempre il ciclo di terapia prescritto, anche se i sintomi migliorano prima. Inoltre, bisogna curare una buona igiene personale.

Una gestione oculata degli antibiotici e l’adozione di misure preventive possono contribuire significativamente a rallentare la diffusione dell’antibiotico-resistenza e garantire che le infezioni possano essere trattate in modo efficace anche in futuro.

Fonti bibliografiche: