Eliminare il lattosio dalla dieta, benefici e controindicazioni

Dire addio al lattosio prevede scelte alimentari specifiche, che possono aver pro e contro. Scopriamoli insieme

Foto di Biagio Flavietti

Biagio Flavietti

Farmacista e nutrizionista

Farmacista e nutrizionista, gestisce dal 2017 una pagina di divulgazione scientifica. Appassionato di scrittura ed editoria, lavora come Web Content Editor per alcune realtà del settore farmaceutico e nutrizionale.

Pubblicato: 29 Maggio 2018 20:02Aggiornato: 6 Maggio 2023 09:06

A molti è capitato di mangiare una pizza con mozzarella di bufala e sentire crampi e fastidi intestinali, oppure di fare una colazione con un bicchiere di latte ed essere costretti a correre in bagno. Si potrebbe essere affetti da intolleranza al lattosio e non saperlo. Bisogna quindi comprendere di cosa si tratta, perché tutto ciò si verifica, e come migliorare il proprio quadro di sintomi con le giuste scelte alimentari, ma senza provocare squilibri nutrizionali all’organismo.

Cos’è il lattosio?

Nel mondo degli zuccheri esistono diverse molecole:

  • i monosaccaridi (costituiti da una sola molecola) come il glucosio o il fruttosio;
  • i disaccaridi (costituiti da due molecole di zucchero unite insieme), come il lattosio;
  • i polisaccaridi che invece sono rappresentati da unità ripetute di molecole.

Entrando nello specifico, il lattosio è un disaccaride formato da D-glucosio e D-galattosio ed è lo zucchero che è presente nel latte e che gli conferisce il gusto più o meno dolce. Data la sua semplicità nella struttura molecolare e l’alta solubilità in acqua che lo caratterizzano, il lattosio viene spesso definito un “carboidrato semplice“. Questi zuccheri una volta che arrivano a livello intestinale subiscono l’azione idrolitica di enzimi definiti “lattasi“, che sono in grado di scindere il legame O-glicosidico (β 1−4) che tiene unite le due subunità di base del lattosio. In questo modo, le pareti intestinali saranno in grado di assorbire gli zuccheri semplici e portarli all’interno della circolazione sistemica. La funzione del lattosio è strettamente energetica e infatti la molecola apporta apporta le tipiche chilocalorie (kcal) di ogni zucchero: 3,75 per grammo (g), che in molti semplificano arrotondando a 4,0 kcal/g.

L’intolleranza al lattosio

Come abbiamo già sottolineato, il lattosio necessita della funzionalità dell’enzima lattasi (presente a livello intestinale) per essere scisso nei suoi costituenti di base ed essere assorbito correttamente dal corpo umano. Ma cosa succede quando l’efficienza di questo enzima viene meno? Si va incontro alla famosa “intolleranza al lattosio“. Va ricordato che quando si parla di intolleranza al lattosio non si sta parlando di un’allergia (come quella alle proteine del latte), perché non è coinvolto il sistema immunitario nella modalità tipica di queste condizioni. Piuttosto si tratta di un malfunzionamento enzimatico che può essere presente dalla nascita o può manifestarsi con il passare degli anni.

  • Nel primo caso di tratta di una vera e propria condizione patologica, che essendo presente nel lattante, visto il ruolo “essenziale” di questo zucchero per la sopravvivenza del bambino fino allo svezzamento, può dare anche seri problemi per quanto riguarda l’alimentazione e la crescita e sviluppo dell’organismo.
  • Se invece l’intolleranza al lattosio si manifesta nel post-divezzamento, negli anni successivi o addirittura in età adulta, si parla di una condizione para-fisiologica. Questa condizione può essere definita quasi fisiologica, perché secondo molti studi ed esperti, l’assunzione del latte sarebbe una prerogativa solo dei cuccioli di molte specie animali (mammiferi compresi) e quindi è normale che con il passare del tempo il corpo riduca progressivamente l’attività degli enzimi deputati alla digestione di questo zucchero. Rimane il fatto che la maggior parte della popolazione mondiale faccia uso di latte vaccino anche dopo lo svezzamento e in età adulta. Un adattamento a cui l’organismo è andato in contro negli anni, ma che non permette a tutti di digerire allo stesso modo il lattosio. La digestione di questo disaccaride, infatti, ha un valore soglia che cambia da persona a persona. Ciò permette a un individuo di assumere senza problemi un bicchiere di latte e ad un altro di poter bere a mal appena 2 dita di latte vaccino.

In termini tecnici possiamo dire che esistono soggetti che nascono privi o carenti di lattasi, e in tal caso si parla di deficit genetico o primario, e persone che invece la perdono nel tempo la funzionalità enzimatica, e in tal caso di parla di deficit acquisito o secondario. Quest’ultimo può essere anche transitorio e può avere cause differenti e variegate:

  • mancata assunzione di lattosio per lunghi periodi di tempo;
  • resezione di porzioni dell’intestino;
  • celiachia;
  • malattie croniche infiammatorie e autoimmuni;
  • malattie infettive dell’intestino (virali ma anche batteriche).

I sintomi dell’intolleranza al lattosio nel neonato

Bisogna partire dai segni e sintomi più gravi, ovvero quelli che colpiscono i neonati che sono affetti da un deficit genetico a livello dell’enzima lattasi. In questi casi, infatti, nutrendo i neonati con il latte si va incontro a una condizione favorente la comparsa di reazioni gastrointestinali indesiderate e spiacevoli per l’organismo. Si ha per prima cosa un meccanismo di azione localmente tossicoosmotica del lattosio, che conduce a fermentazione intestinale, flatulenze, diarrea e il successivo intervento della flora fisiologica intestinale, che risulterà squilibrata e potrà peggiorare il quadro sintomatologico. Il risultato evidente è la liquefazione del contenuto intestinale, dovuto al richiamo di acqua per osmosi all’interno dell’intestino tenue. Questo si traduce in un esagerato metabolismo batterico nell’intestino crasso, che porterà alla formazione di gas intestinali. In questi casi si possono avere anche squilibri legati all’accrescimento e allo sviluppo dell’organismo del nascituro.

I sintomi dell’intolleranza al lattosio negli adulti

Nel caso degli adulti o comunque dell’intolleranza secondaria o acquisita nel tempo che segue lo svezzamento, i sintomi e segni clinici sono:

  • cattiva digestione,
  • diarrea,
  • crampi intestinali,
  • gonfiore e flatulenza,
  • distensione addominale;
  • vomito.

Tra i sintomi non tipici ma che possono comunque presentarsi, ci sono il mal di testa, le manifestazioni cutanee e fastidi dell’apparato uro-genitale.

La comparsa di sintomi e segni clinici dovuti all’introduzione di lattosio da parte degli intolleranti è molto soggettiva, poiché solitamente maggiore sarà il deficit correlato agli enzimi lattasi, più intensa sarà la reazione indesiderata nei confronti del latte vaccino. Ciò non è sempre vero e infatti alcuni soggetti normalmente provvisti di enzimi lattasi funzionanti e attivi, mostrano comunque il profilo tipico dell’intollerante e, viceversa, persone con poca lattasi che non lamentano gravità significative in seguito all’assunzione di latte vaccino. Bisogna comunque calcolare nel tempo la propria soglia personale di sopportazione del latte e adattarsi a questa per evitare sintomi spiacevoli durante la giornata.

Attenzione se assumete latte caldo! infatti, sono molti i casi di soggetti che non soffrono di intolleranza al lattosio, che nel momento in cui assumono latte caldo possono avere sintomi simili anche possedendo normali concentrazioni di lattasi. Tutto questo è dovuto alla conversione momentanea del lattosio in lattulosio, ad opera delle alte temperature di cottura. Il lattulosio è una molecola che divenendo indigeribile determina conseguenze abbastanza simili a quelle provocate dal lattosio nei soggetti intolleranti.

Come diagnosticare l’intolleranza al lattosio?

Il principale test che viene utilizzato per comprendere se si è affetti o meno all’intolleranza allo zucchero del latte è il breath-test o test del respiro. Si tratta di un esame non invasivo che consiste nella misurazione dell’espirato e in particolare dell’idrogeno che si produce in seguito all’assunzione di un carico di lattosio. Come già detto nei paragrafi precedenti, la disponibilità di lattosio non digerito nel colon conferisce alla flora batterica intestinale, la possibilità di nutrirsi abbondantemente e far fermentare questo zucchero, producendo alti livelli di gas (tra i quali figura anche l’idrogeno). Parte di questi gas non fa in tempo ad essere espulsa con le flatulenze, e viene conseguentemente assorbita dall’intestino e introdotta all’interno del circolo sanguigno. Per questo l’unica via di eliminazione rimane l’espirato polmonare. Ecco perché, il test del respiro, andando a misurare la quantità di idrogeno comprende l’entità della fermentazione intestinale di lattosio e, di conseguenza, la mancata espressione di lattasi nell’intestino tenue.

Dieta di eliminazione: fa bene o male?

Cosa accade al tuo corpo quando elimini il lattosio? Sono sempre più le persone che scelgono di eliminare il latte e i suoi derivati dalla dieta, per vivere meglio e non rischiare di incorrere in sintomi tipici dell’intolleranza. In realtà, alcuni la utilizzano anche come dieta per perdere peso, senza però avere un vero razionale.

Ma quali sono i pro e quali invece i contro? Il lattosio è contenuto in moltissimi alimenti, come i formaggi stagionati e non, lo yogurt, il burro, la crema di latte, ricotta, emmenthal, mozzarella ma anche in cibi insospettabili come il pane in cassetta, i crackers, i wafer e gli hamburger del fast food. Non vanno, quindi, sottovalutati i cibi che contengono additivi in polvere ricavati dal latte. Questi, con funzione assorbente e conservante, vengono impiegati soprattutto nella produzione di insaccati macinati come il salame o altri prodotti confezionati. Il lattosio viene considerato “erroneamente” uno dei principali allergeni presenti ne cibo, spesso è accusato di provocare cattiva digestione e di causare problemi della pelle come acne e punti neri. Per questo motivo sempre più persone scelgono di eliminarlo dalla dieta e sono tantissimi i ristoranti che riempiono i menù di asterischi o di scelte “prime di lattosio”.

Se da una parte è vero che non introducendo più alimenti contenenti lattosio si evita in assoluto di sentirsi male, tutto questo comporta anche moltissimi cambiamenti nell’organismo, alcuni dei quai positivi, altri più negativi. Per prima cosa si è sicuramente al riparo da allergie e intolleranze, ma soprattutto da arrossamenti e sfoghi della pelle, che dopo pochi giorni dall’inizio di un regime alimentare senza lattosio, apparirà molto più sana, liscia e priva di imperfezioni. Proprio perché l’intolleranza può generare molteplici segni anche a livello della pelle. Il lattosio spesso è alla base di un fastidioso gonfiore addominale e di disturbi gastrici. Migliorando la digestione, affronterete in maniera diversa anche il rapporto con il cibo e tutto il vostro organismo ne trarrà vantaggio. Inoltre i formaggi, soprattutto se consumati con pane e pasta, sono ricchi di grasso, che va a depositarsi proprio nei punti più indesiderati, come cosce, fianchi e glutei.

Si avrà come effetto diretto della riduzione degli alimenti a base di lattosio o che lo contengono in tracce, una riduzione del gonfiore a livello addominale e anche una riduzione di qualche chilo di troppo, dato dall’esclusione di alimenti molto calorici come mozzarella, insaccati o burro. Questi potrebbero però essere effetti transitori e che ben presto potrebbero vedere comportamenti compensatori a livello alimentare. In parole povere, si trovano nuovi alimenti che possono mettere a repentaglio la perdita di peso. Per questo motivo è sempre intraprendere un percorso con un professionista dell’alimentazione, come un nutrizionista o un dietologo. Queste figure sapranno ridurre gradualmente la presenza degli alimenti contenenti lattosio e sostituirli con scelte alimentari altrettanto valide, che non mettano il corpo in una condizione di squilibrio.

D’altra parte quindi eliminare completamente il lattosio potrebbe condurre a una carenza di vitamina D e calcio. La questione ha scatenato un acceso dibattito nel mondo scientifico. Secondo molti nutrizionisti comunque il calcio assunto tramite i latticini può essere compensato in modo efficace consumando altri tipi di cibo, come le verdure a foglia verde. Lo stesso discorso vale per la vitamina D che si trova anche nelle uova e nel pesce e che per la maggior parte viene sintetizzata per opera dei raggi solari. Per scongiurare il pericolo di una carenza nutrizionale dunque basterebbe assumere gli alimenti giusti.

Quali sono gli alimenti senza lattosio?

Sono tantissimi gli alimenti che non contengono il lattosio. Tutto ciò che non include il latte o suoi derivati, latte e derivati delattosati, derivati altamente fermentati come lo yogurt o lungamente stagionati come il parmigiano reggiano e il grana padano (ad esempio 36 o 40 mesi). Anche molti salumi e prodotti confezionati stanno cercando alternative senza lattosio alle polveri ricavate dal latte, in modo da essere presenti all’interno delle diete di tutte le persone che soffrono di questa intolleranza che può risultare a tratti invalidante.

Aspetti principali della dieta