Ortosonnia, cos’è l’ossessione del sonno perfetto?

Già sentito parlare di ortosonnia? Si tratta di un nuovo tipo di ossessione, quella per un sonno perfetto. Ecco in cosa consiste.

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Silvia Menini

Naturopata e Giornalista

Naturopata in costante formazione, è anche giornalista pubblicista, scrittrice, sommelier ed esperta di marketing.

In psicologia, l’ossessione del sonno perfetto, di qualità e che permette di raggiungere il benessere psicofisico viene definita ortosonnia e colpisce chi monitora costantemente attraverso appositi dispositivi tecnologici la qualità del proprio sonno. Se si è tra quelle persone che danno troppa importanza a informazioni concernenti il tempo e la qualità del sonno, tanto da arrivare a cambiare le proprie abitudini notturne, si potrebbe soffrire di questa patologia.

Oggigiorno questa preoccupazione non è classificabile come un disturbo vero e proprio in quanto si tratta, di fatto, di un fenomeno recente e quindi è necessario ancora ulteriore studio e approfondimento.

Cos’è l’Ortosonnia

Ortosonnia è un termine che deriva dal greco “orthos” e significa “corretto” e “somnus” che significa appunto “sonno. Da qui, quindi, la definizione di “sonno giusto” o “sonno corretto” e si riferisce al concetto di un sonno profondo e rigenerante. Questa definizione è molto complessa e include sia la durata ma anche la profondità, la continuità e la soddisfazione del sonno. Il tutto partendo dal presupposto che un riposo notturno di poca qualità o comunque insufficiente, può influenzare in maniera negativa sia l’umore ma anche la capacità di concentrarsi il giorno successivo e, proprio per questi motivi, dormire bene permette anche di vivere in salute e di sentirsi pieni di energia e bene anche con se stessi.

Ancora poco conosciuta, di ortosonnia si è iniziato a parlare negli Stati Uniti recentemente, quando i ricercatori della Rush University Medical School e dalla Feinberg School of Medicine della Northwestern University hanno pubblicato uno studio sulla rivista Journal of Clinical Sleep Medicine su persone ossessionate dal proprio modo di dormire.

In cosa consiste questa ossessione 

Tale ossessione nasce dalla tendenza sempre più diffusa di monitorare l’andamento giornaliero tanto l’attività fisica quanto il riposo. Proprio su quest’ultimo parametro possono svilupparsi delle manie: si vuole dormire a tutti i costi un certo numero di ore e in un determinato modo. Quando ciò non è possibile si diventa irritabili e paranoici. I casi clinici studiati dai ricercatori parlano di soggetti che si focalizzano sulla qualità di come dormono al punto di autodiagnosticarsi disturbi del sonno. Il problema poi è che effettivamente il loro sonno inizia a risentirne dal momento che aumentano l’ansia e l’attenzione spasmodica nei confronti di questo valore.

Gli individui affetti da ortosonnia si presentano dal proprio medico preoccupati per la durata insufficiente del loro riposo o dichiarando di soffrire di insonnia o altri disturbi del sonno, mentre talvolta non ci sono gli estremi per parlare di reale problematica legata alle ore dormite. Tale ossessione può portare le persone dichiarare di soffrire di fatica, irritabilità, depressione, difficoltà cognitive e problemi di concentrazione, stanchezza e ansia nelle giornate in cui non venivano raggiunte le otto ore di sonno complete, in base alle rilevazioni del dispositivo indossato. Presentavano anche difficoltà ad addormentarsi o a rimanere addormentati, difficoltà a riaddormentarsi dopo il risveglio, eccessiva sonnolenza diurna.

Quando il sonno diventa una vera ossessione

La tendenza a raggiungere e mantenere uno stile di vita sano è via via aumentata, consolidandosi nel tempo. La consapevolezza dell’importanza di mangiare in maniera equilibrata, fare esercizio fisico, evitare il consumo di tabacco e diminuire quello di alcol è cresciuta sempre di più. Il tutto in favore di una quotidianità più rilassata e tranquilla.

Tali abitudini e comportamenti hanno subito anche una notevole trasformazione grazie al consolidarsi della tecnologia nelle nostre vite e l’affermarsi di applicazioni mobili e dispositivi che possono essere facilmente indossati come, ad esempio, gli smartwatch. Questi ultimi, ad esempio, permettono di raccogliere dati biometrici di base e quindi di monitorare molteplici fattori come l’attività fisica, la frequenza cardiaca, la pressione, i passi giornalieri, le calorie consumate e anche il sonno.

Sempre più americani, infatti, utilizzano dispositivi elettronici che tracciano solo il riposo oppure l’attività fisica e il riposo. Si calcola che tali strumenti siano usati da circa il 10% degli adulti americani, ma non si tratta di un vezzo tipicamente statunitense, anche in Europa sono molto popolari, soprattutto tra chi pratica sport e chi desidera restare in forma facendo movimento con regolarità. Questi strumenti sono in continua e rapida espansione e, a volte, possono anche causare un vero panico in alcune persone tanto che si autodiagnosticano un disturbo del sonno.

La differenza con l’insonnia

L’ortosonnia non va confusa con l’insonnia vera e propria. Quest’ultima, infatti, è un problema che porta a una impossibilità o difficoltà nell’addormentarsi o comunque a continuare a dormire. L’ortosonnia, diversamente, non è considerata una malattia in quanto definisce proprio una tendenza a dare troppa importanza ai dati relativi al proprio sonno. Tale preoccupazione, d’altro canto, può venire come conseguenza di disturbi simili all’insonnia ed esiste quindi la possibilità che gli ossessionati dal “sonno perfetto” possano ingigantire tali difficoltà a dormire e ad addormentarsi.

La relazione tra ortosonnia e insonnia è proprio un chiaro esempio di come il cervello, a volte, arriva a “sabotarci”. Spesso se si è inclini a preoccuparsi per un problema, è più facile nell’eventualità che sia effettivamente presente, trovarne una soluzione in tempo utile. È anche vero, però, che preoccuparsi oltre il dovuto rischia di aggravare la situazione. Un esempio è proprio questo: può infatti capitare di preoccuparsi talmente tanto da finire per dormire ancora meno e trasformarlo quindi in un disturbo.

Monitorare il sonno è utile se non si dorme bene

Monitorare quotidianamente il proprio sonno non porta un cambiamento sulla qualità né tanto meno sulla durata del sonno.

In una ricerca effettuata su 14 pazienti, questi ultimi hanno ricevuto un opuscolo di guida al fine di migliorare il sonno. Durante l’analisi hanno indossato un rilevatore del sonno sulla mano non dominante per ben 4 settimane. Contemporaneamente, 12 altri pazienti, facenti parte del gruppo di controllo, hanno tenuto solamente un diario relativo al loro sonno ed era rigorosamente scritto a mano. A entrambi i gruppi è stato chiesto di compilare un questionario sia alla prima visita sia all’ultima presso un centro clinico dedicato alla valutazione dell’ansia generale, della qualità del sonno, della reattività del sonno allo stress e della qualità della vita.

Dai risultati analizzati si è potuto vedere come la qualità del sonno, la reattività del sonno allo stress e la qualità della vita sono di fatto migliorate in maniera non indifferente per tutti i partecipanti all’analisi tra la prima e l’ultima visita. Non sono quindi state riscontrate differenze significative tra i due gruppi presi in considerazione. Il miglioramento ottenuto nel gruppo di controllo ha portato alla luce un aumento del tempo medio di sonno e dell’efficienza del sonno. È importante sottolineare come queste differenze che si sono riscontrate sono state dettate dall’eterogeneità tra i due gruppi presi in esame. Se poi si analizzano i risultati, si può intuire come l’uso di dispositivi indossabili non necessariamente va ad esacerbare le preoccupazioni riguardanti il sonno tra le persone che soffrono di insonnia. Questo però può succedere qualora le persone siano “maniache del controllo” e ossessive.

Le controindicazioni del monitorare il sonno

Sicuramente avere l’ossessione di monitorare il sonno può portare, come già detto, ad ansia, stress e peggiorare quindi anche proprio la qualità del sonno. Spesso, inoltre, tale preoccupazione può dipendere da una lettura dei dati non corretta. Col passare degli anni, gli strumenti per raccogliere le informazioni utili per individuare eventuali problemi nel dormire sono aumentati esponenzialmente ma non sempre sono attendibili. In particolar modo gli smartphone possono fornire dei dati riguardanti il sonno non proprio accurati. Ma tali imprecisioni sono spesso ignorate da chi soffre di ortosonnia tanto da utilizzarle proprio per auto-diagnosticarsi patologie inesistenti.

Un excursus sulle App per il sonno

Vediamo ora nel dettaglio il mondo delle App per il sonno e come funzionano.

Le moderne App dedicate al monitoraggio del sonno rielaborano gli input che ricevono come il movimento, la frequenza cardiaca, i rumori e altri segnali che ricevono per rilevare l’ora di addormentamento e anche quella alla quale ci si sveglia e quindi fare una valutazione del sonno che avviene durante la notte.

Da qui il motivo per cui spesso è richiesto di indossare un dispositivo o smart-watch che permetta di calcolare tutti i dati richiesti per poi visualizzare i grafici e leggere i risultati anche come andamento nel tempo. Le app, quindi, analizzano gli input durante il sonno e forniscono una istantanea della durata e della qualità del sonno anche in collegamento con dei questionari che sono richiesti di compilare proprio sulla qualità del sonno.

Tante millantano anche di riuscire a identificare il tempo trascorso nel sonno leggero, in quello profondo e nel sonno REM e anche quanto il sonno è disturbato lungo tutto l’arco notturno.

Però, come già accennato, la classificazione delle fasi del sonno è inaffidabile e non ci si può basare su questi risultati per trarre delle conclusioni rilevanti. Non si tratta, infatti, di dispositivi medici e non sono nemmeno certificati ed è quindi necessario fare attenzione a ciò che si legge. Anche i segnali stessi che rilevano sono ridotti e quindi limitati rispetto a quelli necessari per fare una valutazione completa.

Le motivazioni per cui si inizia a soffrire di ortosonnia

A molte persone basta appoggiare la testa su un cuscino per addormentarsi immediatamente. Se poi succede di non riuscire a prendere sonno subito, è sufficiente prendere un po’ di melatonina per cadere in un sonno profondo e risvegliarsi al mattino rigenerati come se nulla fosse accaduto.

Ci sono, poi, altre persone che fanno fatica ad addormentarsi, immersi nelle preoccupazioni e nei pensieri circolari che non lasciano pace. Una volta poi che si addormentano, cominciano i risvegli notturni con il risultato di risvegliarsi al mattino più stanchi di quando sono andati a dormire. Nemmeno i rimedi naturali sembrano sortire alcun effetto e si entra presto nel panico, preoccupati che, a lungo andare, la qualità della vita e le performance a livello personale e lavorativo ne risentano. Ecco, quindi, che iniziano le ricerche su internet per capire come risolvere la problematica fino ad arrivare a indossare i dispositivi elettronici per monitorare il sonno e sperare in una soluzione. Se poi questo problema persiste, all’avvicinarsi delle ore notturne, di pari passo arrivano anche le preoccupazioni e i pensieri sul sonno con l’unico risultato che, prendere sonno, sarà ancora più difficoltoso, se non impossibile.

Alcuni consigli per prendere sonno

Per avere una buona qualità del sonno, come prima cosa, è importante fissare degli orari prestabiliti e regolari per addormentarsi e per il risveglio. Altrettanto importante è anche creare un ambiente accogliente, confortevole, rilassante ed evitare anche stimoli inutili come quelli portati dall’utilizzo di cellulari, computer o tablet prima di dormire.

Un valido supporto può essere quello di praticare tecniche di rilassamento come, ad esempio, la meditazione o lo yoga prima di andare a dormire.

Se con questi piccoli accorgimenti poco cambia, allora si dovrebbe prendere in considerazione l’idea di rivolgersi a un professionista per indagare le motivazioni sottostanti a questi disturbi.

Come risolvere l’ortosonnia

In primis è consigliabile non prendere troppo sul serio i dati che vengono riscontrati da queste strumentazioni perché, come si è detto in precedenza, possono riportare situazioni che in realtà non esistono. In seguito, si dovrebbe parlare con il proprio medico di fiducia di questa tendenza per andare in profondità e capire se dietro ci sono nascosti altri disturbi non portati alla luce dai dati stessi.

Come è un sonno “normale”

Parlando di quantità così come gli orari in cui si va a dormire e ci si alza dipende molto dalle preferenze personali. Ci sono poi fattori che influiscono come, ad esempio, l’età, fattori culturali, ambientali oltre anche a fattori genetici. Il sonno è anche normale che subisca delle variazioni da un giorno all’altro. Gli adulti, di norma, hanno bisogno di circa 8 ore di sonno ogni 24 ore ma ci possono essere delle variazioni tra le sei e le nove ore di sonno.

 

Fonti bibliografiche

A useful tool or a new challenge? Hand-wrist-worn sleep trackers in patients with insomnia, PubMed