Digiuno terapeutico: un promettente modello nutrizionale per la salute

Il digiuno terapeutico è una strategia nutrizionale che promette di combattere l’obesità e la sindrome metabolica

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Fabrizio Brunori

Biologo Nutrizionista

Biologo Nutrizionista si occupa di Bioterapia Nutrizionale®, trattando di nutrizione in condizioni fisiologiche e patologiche accertate.

Pubblicato: 26 Aprile 2023 08:33

L’epidemia di obesità e la sindrome metabolica sono in crescita esponenziale in tutto il mondo e hanno un impatto notevole sulla salute pubblica. Pertanto, è stato necessario cercare nuovi approcci nutrizionali per contrastare gli effetti fisiopatologici.

Attualmente, abbiamo a nostra disposizione molti modelli alimentari che si diversificano per il numero dei pasti giornalieri e il tempo che intercorre tra un pasto e il successivo, riducendo o aumentando il tempo di digiuno.

Nel mondo occidentale si è soliti consumare tre pasti principali giornalieri: la colazione, il pranzo e la cena, cui viene spesso consigliato di aggiungere uno spuntino a metà mattina e uno spuntino a metà pomeriggio. Tuttavia, il numero dei pasti non è uno standard universale ed è un comportamento sorprendentemente recente nella storia umana. Diversamente, la pratica del digiuno è molto antica, comune e diffusa in diverse culture.

È stata spesso associata a pratiche religiose di purificazione del corpo e dello spirito con rituali e giorni dedicati. Tradizionalmente considerata come un intervento non farmacologico per un ampio spettro di malattie. Oggi, il digiuno sta destando sempre più attenzione e sarebbe riduttivo derubricarlo a una delle tante mode in campo alimentare dalla durata effimera.

Recentemente, inoltre, c’è stato un crescente interesse per la terapia del digiuno come nuova strategia nutrizionale.

Che cos’è il digiuno terapeutico e quali sono gli effetti?

Secondo il Tavolo Tecnico per la Sicurezza Nutrizionale (TaSin) “per digiuno si intende la condizione in cui il soggetto si astiene dall’assunzione di cibi o bevande per un determinato periodo di tempo”.  La digiunoterapia si snoda tra periodi di assunzione e periodi di astinenza dal cibo che possono avere una durata variabile, solitamente tra le 12 e le 24 ore. Esistono diverse forme di digiuno, a partire dalle quali sono state sviluppate delle varianti, tra le quali le più studiate e conosciute sono il digiuno intermittente e la dieta mima digiuno.

Quest’ultima è una forma di digiuno modificato sviluppata dal Dott. Valter Longo che è balzata agli onori della cronaca perché sarebbe in grado di promuovere una longevità sana (dieta della longevità) prevenendo l’insorgenza di molte patologie.

Il digiuno intermittente non va confuso con la restrizione calorica che è una riduzione dell’apporto calorico totale senza incorrere in malnutrizione. Dal punto di vista terapeutico, sembra essere molto promettente nel controllo della sensibilità insulinica, della dislipidemia e dell’infiammazione.

Da ciò, si evince che considerare il digiuno soltanto come un mezzo finalizzato al dimagrimento, cioè alla perdita della massa grassa, sarebbe assai semplicistico e superficiale. Diversamente, la terapia del digiuno è uno strumento dalle grandi potenzialità in grado di migliorare le funzioni del nostro organismo e di contribuire alla prevenzione di una serie di patologie. Infatti, i benefici per la salute che gli sono stati attribuiti sono molteplici: avrebbe un effetto disintossicante, rigenerante e dimagrante. Parliamo quindi di Terapia del Digiuno.

Tipologie di digiuno

Il digiuno terapeutico consiste nella completa rinuncia ad assumere cibi solidi per un periodo di tempo limitato, almeno 24 ore, durante il quale è possibile assumere soltanto acqua. Secondariamente, il digiuno viene interrotto reinserendo nella dieta i vari alimenti fino a ritornare gradualmente alla dieta abituale. È un modello che è possibile ripetere periodicamente durante l’anno. Partendo dal concetto di digiuno terapeutico “più classico”, c’è stata una rapida moltiplicazione di modelli nutrizionali basati sul digiuno, che spesso tende a confondere il pubblico che non riesce facilmente ad orientarsi. Proviamo a fare un po’ di chiarezza in questo mare magnum facendo alcuni esempi.

Il digiuno può essere classificato in diversi modi, come indicato all’interno della tabella.

Tipologia digiuno Caratteristiche digiuno Peculiarità digiuno
Digiuno intermittente Whole day fasting Esistono vari modelli, tipo 1:1 o 5:2. Quest’ultimo consiste in un digiuno di 24 ore due volte alla settimana e una dieta che prevede una forte restrizione calorica due giorni alla settimana. Il digiuno potrebbe essere in giorni consecutivi o non consecutivi.
Time-restricted feeding È una forma di digiuno intermittente che prevede delle specifiche finestre temporali in cui è possibile assumere il cibo durante la giornata. Il modello più diffuso è quello 16:8 che significa che l’assunzione di cibo è limitata a 8 ore su 24, mentre le restanti 16 ore della giornata costituiscono la finestra di digiuno o intervallo di tempo tra due pasti consecutivi.
Digiuno modificato Alternanza di giorni di digiuno con giorni di forte restrizione calorica con un consumo del 20-25% del fabbisogno energetico. La dieta mima-digiuno.
Digiuno religioso Astensione dell’assunzione di cibo e/o acqua per un tempo variabile. La pratica del digiuno è presente nell’Ebraismo, nel Cristianesimo e nell’Islam (Ramadam).

La lunghezza variabile della finestra di digiuno, che è alla base della digiunoterapia, è l’aspetto che più caratterizza i diversi schemi che sono stati proposti. Infatti, è possibile personalizzare i modelli adattandoli alle esigenze e ai bisogni dei pazienti. Ad esempio, per quanto riguarda il time-restricted feeding si potrebbe mangiare nell’arco di 6 ore anziché 8 ore in modo da estendere la finestra di digiuno a 18 ore o addirittura portarla a 20 ore.

Il digiuno terapeutico porta benefici?

Da una parte, la qualità delle prove a sostegno dei benefici del digiuno terapeutico è ancora troppo bassa per un giudizio definitivo e diversi aspetti necessitano di essere chiariti. Dall’altra parte, sono state attribuite alla terapia del digiuno molte proprietà benefiche per la salute, supportate da un numero crescenti di pubblicazioni.

L’“alternate day fasting” può ridurre efficacemente il peso corporeo e la massa grassa viscerale con ottimi risultati sui pazienti obesi. Infatti, sembra che riscuota una maggiore compliance da parte dei pazienti obesi, probabilmente per la durata temporale minore rispetto a una dieta basata sulla restrizione calorica. Sono stati riportati importanti benefici per quanto riguarda l’insulino-resistenza, il diabete di tipo II e il miglioramento dei fattori di rischio cardiovascolari. Inoltre, è stato osservato, che un digiuno a giorni alterni per un periodo di 4-12 settimane migliorerebbe la dislipidemia in pazienti con steatosi epatica non alcolica.

Nelle donne, il digiuno terapeutico eserciterebbe molte proprietà benefiche:

  • Miglioramento della salute mentale in particolare durante la transizione menopausale: ridurrebbe i sintomi legati all’ansia e alla depressione e migliorerebbe l’autostima.
  • Miglioramento della salute riproduttiva (ciclicità mestruale, ovulazione e fertilità).
  • Prevenzione e miglioramento dei disturbi muscoloscheletrici, comuni nelle donne di mezza età ed anziane.
  • Miglioramento delle caratteristiche metaboliche, come l’insulino-resistenza ed i fattori di rischio per malattie cardiovascolari.
  • Prevenzione per l’insorgenza di tumori.

Possiamo concludere che i benefici per la nostra salute attribuiti alla terapia del digiuno sono stati riportati da studi condotti per poche settimane. Questo costituisce un limite. Pertanto, sono necessari follow-up a lungo termine per valutare l’efficacia della terapia del digiuno e consigliarla come approccio permanente allo stile di vita.

Digiuno terapeutico: quando farlo e per quanto tempo

Sebbene sia una pratica a cui molte persone ricorrono periodicamente, anche un giorno alla settimana come stile di vita, il digiuno è praticabile esclusivamente dai soggetti in buono stato di salute. Inoltre, bisogna discernere tra il digiuno sporadico “fai da te” e il digiuno terapeutico, che può essere considerato un approccio terapeutico a tutti gli effetti, in grado di migliorare lo stato di salute.

La maggior parte degli studi basati sul digiuno intermittente sono stati condotti per un periodo relativamente breve, mediamente tra le 4 e le 12 settimane, il quale si consiglia di prendere come riferimento qualora si decidesse di intraprendere questa strada.

Infatti, permangono alcuni dubbi sugli effetti collaterali di questo approccio e alcuni aspetti del digiuno restano ancora da investigare. Potremmo domandarci se esiste un modello di digiuno ideale, se c’è un limite calorico ottimale e se sia sostenibile per la gestione del peso a lungo termine.

Digiuno terapeutico: controindicazioni

Non essendo disponibili studi a lungo termini sugli effetti avversi del digiuno intermittente, gli effetti negativi documentati potrebbero essere sottostimati. In letteratura, sono stati riportati frequenti casi di vertigini e di debolezza. Probabilmente, imputabili alla rapida riduzione di peso iniziale che sarebbe causata principalmente dalla perdita di acqua e glicogeno piuttosto che di grasso.

L’ipoglicemia sembra essere l’effetto collaterale più importante. Infatti, la terapia del digiuno è controindicata in caso di iperinsulinemia e di diabete, particolarmente pericolosa in pazienti che assumono farmaci antidiabetici. Inoltre, durante gli episodi di ipoglicemia ci sarebbe una maggiore incidenza di eventi cardiovascolari.

Il digiuno potrebbe essere pericoloso per alcuni soggetti fragili e comunque non è raccomandato per le persone con squilibri ormonali, in gravidanza, donne in allattamento, bambini, anziani e individui con deficienze immunitarie (comprese quelle con una storia di trapianto di organi solidi e successiva terapia di immunosoppressione medica). Ancora, è sconsigliato in caso di disordini alimentari e di demenza. Nei soggetti sportivi la terapia del digiuno non è di semplice applicabilità e necessita di un’attenta valutazione a partire dalla tipologia dello sport, dall’intensità e dalla frequenza degli allenamenti.

In conclusione, la terapia del digiuno richiede necessariamente il supporto di uno specialista.

Cosa succede all’organismo quando si digiuna?

Durante il digiuno, si verificano notevoli e profondi cambiamenti del metabolismo che necessitano di una finestra temporale minima per poter essere efficaci. Normalmente, le nostre cellule utilizzano principalmente il glucosio e gli acidi grassi per produrre energia. Dopo i pasti, il glucosio viene usato come fonte di energia mentre i trigliceridi vengono immagazzinati nel tessuto adiposo.

Diversamente, durante i periodi di digiuno le riserve di glicogeno negli epatociti si esauriscono e c’è un’accelerazione della lipolisi del tessuto adiposo che produce un aumento degli acidi grassi e del glicerolo. Si verifica uno swich metabolico: si passa dalla sintesi dei lipidi e allo stoccaggio dei grassi nel tessuto adiposo, alla mobilitazione del grasso sottoforma di acidi grassi liberi che vengono usati per produrre energia.

Questo cambiamento si verifica mediamente dalle 12 alle 36 ore da quanto di interrompe l’assunzione di cibo. Il fegato trasforma gli acidi grassi in corpi chetonici, la cui concentrazione aumenta entro 8-12 ore dopo l’inizio del digiuno, raggiungendo il livello più alto entro le 24 ore. Il risultato è un cambiamento metabolico in cui i corpi chetonici diventano la principale forma di energia. Infatti, i corpi chetonici sono il carburante preferito per il cervello durante i periodi di digiuno. Durante i giorni di digiuno, i chetoni sono costantemente elevati e i livelli di glucosio sono costantemente bassi. I corpi chetonici sono potenti molecole segnale con effetti importanti sulle funzioni cellulari del nostro organismo. L’interruttore metabolico, attivato dal digiuno, rappresenta il punto di svolta per un profondo cambiamento del metabolismo.

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