Arti marziali: cosa sono, elenco e quale scegliere

Quali sono le principali arti marziali e come scegliere quella che fa per noi considerata la nostra condizione fisica e gli obiettivi personali

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Elisa Cappelli

Esperta di fitness

Laureata in Filosofia e Master in Giornalismo Internazionale LUISS. Trainer certificata CONI e FIF (Mat base e avanzato). Studia Anatomy in Motion (Gary Ward) e Qi gong.

L’importanza delle arti marziali

Le arti marziali permettono di trovare un’energia emotiva equilibrata attraverso il lavoro fisico ordinato, disciplinato e ripetuto nel tempo. Di fatto si tratta di discipline che crescono con chi le pratica e che permettono a chi le pratica di crescere. Il corpo si ricondiziona a un movimento per poter tornare a una forma di difesa e di intuizione psicofisica naturale, primitiva, originaria. La vita quotidiana ci forza a movimenti sempre uguali, ordinari e il corpo si abitua a fare gli stessi gesti. Attraverso le arti marziali noi ci “riprogrammiamo” verso un modo di agire fruttuoso e funzionale, orientato alla conoscenza della difesa del proprio corpo.

Se praticate a piccoli/e, le arti marziali sono in grado di inquadrare in modo positivo, insegnando prima di tutto che l’aggressione non corrisponde mai a una via saggia, in quanto se si ha sicurezza nelle proprie capacità non si ha bisogno di aggredire l’altra persona ma si rimane nel centro del proprio cuore e del proprio corpo. In altre parole, praticando le arti marziali si comprende che la perizia nella capacità di offendere è inversamente proporzionale alla manifestazione dell’aggressività e che se si rimane nell’armonia interiore e non ci si fa scalfire dalla paura e dall’odio, si esce vincenti e sani.

Distinzione tra arti esterne e interne

Diciamo prima di tutto che si tratta di una classificazione non troppo rigida ma che potrebbe servire per orientarsi nel vasto mondo delle arti marziali. Sia gli stili esterni che interni possono condurre verso gli stessi obiettivi; ci si arriva in tempi e modi diversi. Entrambi gli stili, se ben insegnanti, portano verso l’autocontrollo, la gestione della paura e la padronanza dell’adrenalina; nelle arti esterne il combattimento aiuta a gestire le emozioni, mentre nelle arti interne questo processo viene attivato grazie alla ripetizione della tecnica, l’esecuzioni delle forme e la ginnastica energetica.

Le arti interne vanno a studiare l’energia nel corpo, includono la meditazione e l’esecuzione di forme. Ricadono in questo gruppo arti come il Tai chi chuan, il Wuji Quan, il Pukulan Pencak Silat Sera, il Kalaripayattu, etc. Il Qi gong ricade in questa categoria come una ginnastica che porta al lavoro sull’energia attraverso esercizi statici e dinamici. Sono stili volti ad interiorizzare i “principi” che regolano il combattimento.

Leggermente diverso il discorso per discipline ritenute “esterne”, ovvero quelle che non rientrano nella prima classe di arti. Sono anche chiamate discipline “dure” in quanto lo scontro avviene realmente a livello fisico. Il Tang Lang Quan, la Kick Boxing, il Muay Thai e molte altre ricadono in questa categoria. Anticamente questa distinzione non esisteva e nessuno si sarebbe mai sognato di iniziare un’arte marziale per le cinture o le medaglie. Per capire quanto le arti marziali siano arrivate in forma semplificata basti pensare che il Karate si caratterizza di oltre una decina di stili (Daido Juku, Shotokan Karate, Shotokai Karate, Wado-ryu Karate: lo stile della pace, Shorin-ryu Karate, Shorei-ryu Karate, Goju-ryu Karate, Uechi-ryu Karate, Isshin-ryu Karate, Kyokushin-kai Karate, Kyokushin-kan Karate, Seido Karate, Shito-ryu Karate, Chito-ryu Karate, Fudokan Karate, Shuri-te, Naha-te, Tomari-te, etc) tutti con caratteristiche diverse.

L’ideale sarebbe tanto occuparsi di discipline come il tai chi chuan, il qi gong o lo yoga taoista e poi mettersi i guantoni, alternare, sfidarsi, sentire l’adrenalina del colpo ricevuto e dato. Integrare i due aspetti diventa importante per chi vuole un approccio completo. Vale la pena anche, prima di decidere, leggere e informarsi sull’origine della disciplina che vi sta interessando: ci sono arti giapponesi, indiane, cinesi, coreani, malesi, thailandesi, mediorientali, sudamericane, vietnamite, fino al wrestling amatoriale e alla lotta greco-romana.

Quale scegliere

Prima di tutto la distinzione che abbiamo effettuato (ricordando che non si tratta di una distinzione netta) costituisce una grande bussola di orientamento per capire dove volgersi. Consigliamo le arti interne se vi ritrovate in uno o due di queste caratteristiche:

  • Volete approfondire l’aspetto energetico/filosofico e andare alle radici dell’arte del combattimento;
  • Avete un grande amore per la tecnica e il vostro gradimento o infortuni o il dato anagrafico vi impediscono di praticare sport da combattimento dove viene richiesta la forza esplosiva.

In questi casi, potrete direttamente dirigervi alla fonte delle arti marziali come ad esempio il tai chi chuan, fermo restando che anche all’interno ad esempio di questa disciplina esistono lignaggio diversi che vi portano verso forme ampie e molto lente (stile Yang) o con espressioni di energie (stile Chen). In entrambi i casi cercate di potenziare le ginocchia per fare in modo che gestiscano bene l’attrito, i cambi di direzione e le torsioni.

Se volete invece entrare nel vivo del combattimento e allenare forza, elasticità, esplosività e performance fisica insieme allo studio delle tecniche, allora vi consigliamo di andare verso uno stile esterno. Altro fattore da valutare in questo senso sta nella durata dell’impegno. Un’arte come il Karate richiede di certo un percorso e un’immersione ben diversa dal Krav Maga, ma non sempre le cose stanno in questo modo e possono variare a seconda del soggetto e di quanto vi appassionate. Sicuramente se nel secondo caso abbiamo un’arte israeliana che prende spunto dalle tecniche di difesa e attacco su strada, nel primo caso abbiamo un’addestramento di corpo e mente che hanno come intento anche quello del miglioramento di se stessi/e.

Un consiglio importante per orientarvi nella scelta: alcune volte praticare arti marziali potrebbe portare verso una deriva discretamente autoreferenziale. Il soggetto che inizia a praticare sperimenta un’euforia mista a senso di superiorità che porta a una certa arroganza. L’antidoto? Un insegnante uomo o donna che sappia tenere testa, guidare, condurre ed essere la prova vivente di un valore fondamentale nelle arti marziali: l’umiltà, quella sana. Molti insegnanti sono capaci in pochi gesti di annientare un avversario ma di certo non fanno sfoggio o non si mettono a vantarsi. Queste sono le guide che vale la pena seguire e lo spirito con cui bisogna iniziare arti marziali.