HPV-Test: cos’è e come funziona

L'HPV-Test è un esame clinico che rileva la presenza del virus del papilloma umano (HPV), responsabile di varie patologie, inclusi diversi tipi di tumori

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Carlotta Dell'Anna Misurale

Laureanda in Medicina e Chirurgia

Studentessa di Medicina appassionata di neurologia. Vanta esperienze in ricerca, con focus sui misteri del cervello e l'avanzamento scientifico.

Anche se un numero crescente di giovani è vaccinato contro il Virus del Papilloma Umano (HPV), questo agente patogeno resta ampiamente diffuso e si trasmette principalmente attraverso contatti sessuali. Nonostante il sistema immunitario nella maggioranza dei casi riesca ad eradicare il virus una volta contratto, vi sono situazioni in cui l’infezione diventa persistente e può evolvere in una condizione cronica.

Tale persistenza può portare allo sviluppo di lesioni precancerose, potenziali precursori del cancro cervicale. Il test diagnostico per l’HPV è cruciale poiché consente non solo la rilevazione precoce del patogeno ma anche la determinazione del suo tipo genomico, elemento chiave per il monitoraggio e la gestione di infezioni che potrebbero evolvere in malattie gravi. È fondamentale sottolineare che il cancro cervicale è sempre preceduto da lesioni precancerose, le quali, se riconosciute e trattate tempestivamente, possono impedire lo sviluppo della malattia oncologica.

Cos’è l’HPV test

L’HPV test è insieme al pap-test l’esame di riferimento per prevenire il tumore al collo dell’utero, diagnosticando eventuali anomalie del collo dell’utero e presenza di HPV. Per effettuarlo è necessario prelevare una piccola quantità di cellule dal collo dell’utero, che saranno poi analizzate in laboratorio con tecniche di biologia molecolare per individuare eventuale presenza del virus, che se non eradicato potrebbe causare il carcinoma della cervice uterina.

I numeri del  tumore alla cervice uterina

Il carcinoma della cervice uterina è piuttosto diffuso. Nel corso del 2022, sono state registrate circa 2.500 nuove diagnosi di carcinoma cervicale, costituendo l’1,3% del totale dei tumori diagnosticati tra la popolazione femminile. Questo tipo di cancro manifesta una prevalenza significativa tra le donne giovani, rappresentando il 4% dei casi oncologici in questo gruppo d’età e collocandosi come la quinta neoplasia più diffusa.

Importante è il dato sulla sopravvivenza: cinque anni dopo la diagnosi, la sopravvivenza netta è stimata al 68%, un valore che testimonia l’importanza di una diagnosi precoce e di trattamenti efficaci.

L’HPV comprende molteplici ceppi, ma il rischio oncogeno è maggiormente associato a specifici tipi, tra cui i ceppi 16 e 18, noti per la loro elevata pericolosità. Sebbene l’infezione da HPV sia una condizione necessaria per lo sviluppo del carcinoma cervicale, altri fattori contribuiscono significativamente al rischio di cancerogenesi, tra questi: abitudini tabagiche, un’esordio precoce dell’attività sessuale, la pluralità di partner sessuali, stati di immunodeficienza, storia familiare di carcinoma cervicale, uso esteso di contraccettivi orali, scarsa assunzione di frutta e verdura, e obesità.

Tra l’infezione iniziale e la manifestazione del tumore intercorre un periodo prolungato, durante il quale è possibile identificare e curare le lesioni precancerose. Poiché le infezioni da HPV e le lesioni possono rimanere asintomatiche, sono necessari esami specifici per la loro individuazione. Gli screening oncologici, tra cui sono compresi pap-test e test per l’HPV, sono parte integrante dei programmi di prevenzione sanitaria, e mirano a una rilevazione precoce delle lesioni per permettere interventi tempestivi e risolutivi.

Come si svolge l’HPV test

Lo svolgimento è in tutto e per tutto come il pap-test, tanto che nella stragrande maggioranza dei casi vengono abbinati: la differenza si farà in laboratorio, in cui i tecnici dedicati all’HPV test identificheranno e tipizzeranno il virus.

La paziente verrà invitata a stendersi sul lettino ginecologico, il medico inserirà lo speculum per individuare il collo dell’utero e preleverà una piccola quantità di cellule con una piccola spatolina. La procedura è indolore, si potrebbe avvertire solo un lieve fastidio, tipo una punturina, e dura pochi istanti. Il campione verrà immerso in un liquido per essere trasportato al laboratorio dove verrà analizzato. 

Incrociando i dati del pap-test e dell’HPV test si avranno informazioni molto importanti: sarà possibile identificare le pazienti a basso rischio, che non presentano lesioni attuali e non ne svilupperanno nell’immediato futuro. Se il test risultasse invece positivo, la diretta conseguenza non è il cancro della cervice uterina, ma si permette la determinazione di una classe di pazienti a più alto rischio per cui si va ad attuare un piano di prevenzione con controlli più ravvicinati, oltre alle cure mediche decise dal ginecologo di fiducia.

Grazie ai due test sarà possibile cogliere in anticipo qualsiasi segno della malattia per un trattamento efficace: essendo in particolare alcuni ceppi i più rischiosi (16,18 e 31), anche in donne negative al pap test ma positive all’HPV test, si potrà organizzare un controllo più ravvicinato perché con la genotipizzazione dell’HPV test si è reso possibile individuare la presenza del ceppo genetico più rischioso.

Quindi, possiamo affermare che la sinergia tra pap test e HPV test sia la migliore prevenzione per il carcinoma al collo dell’utero, in particolare nelle donne sopra i 30 anni.

Quando dovrebbe essere eseguito l’HPV test

Il Pap-test, tradizionalmente impiegato per lo screening del carcinoma cervicale, viene offerto ogni tre anni alle donne tra i 25 e i 64 anni. Tuttavia, in seguito a recenti studi scientifici, si è evidenziato che, per le donne sopra i 30 anni, il test per il DNA dell’HPV (HPV-DNA test) è più costo-efficace se effettuato con una cadenza quinquennale. Pertanto, le Regioni stanno progressivamente adottando questo nuovo modello di screening basato sul test HPV-DNA. Questo test viene raccomandato a partire dai 30 anni e, se negativo, dovrebbe essere ripetuto a intervalli di almeno cinque anni.

Qualora il risultato del test HPV-DNA sia positivo, è richiesto un Pap-test come esame di seconda istanza per individuare eventuali anomalie cellulari. Se la citologia risulta negativa, senza alterazioni significative, la paziente è invitata a ripetere il test HPV-DNA dopo un anno per un controllo di follow-up.

Nella fascia d’età compresa tra i 25 e i 30 anni, si mantiene il Pap-test come metodica di riferimento da eseguire ogni tre anni. Ciò è giustificato dalla frequente presenza di infezioni da HPV in età giovanile che, solitamente, non hanno rilevanza clinica.

Fonti bibliografiche: