Quanti giovani, ieri come oggi, si sono identificati nei testi di Vasco Rossi in quella “generazione di sconvolti senza santi né eroi” che cercavano una “vita spericolata, maleducata, soprattutto vissuta”. Il segreto del rocker di Zocca, a 40 anni dal suo esordio ancora così amato, sta tutto nella sua capacità di scrivere canzoni in grado di diventare manifesto di intere generazioni. In maniera semplice, diretta, schietta, senza letture trasversali o concetti sottintesi: quello che doveva dire Vasco l’ha sempre cantato, urlato in faccia. A chi amava, a chi lo criticava, a chi in lui si identificava. Nell’epoca dei cantautori impegnati, politicamente schierati, lui era la voce di una gioventù disillusa, senza punti di riferimento, spesso in bilico, disorientata, alla ricerca di emozioni forti. E di un amore sempre messo in primo piano.
A fianco di canzoni d’amore indimenticabili, dedicate a donne reali o immaginarie, Sally, Gabry, Anima fragile, Alba Chiara, Laura, Vasco è passato alla storia con brani che sono diventati “le canzoni dei ragazzi come lui”. Come Vita Spericolata, che oggi compie 38 anni e arrivò ultima a Sanremo nel 1983. Ma che colpì al cuore la generazione degli anni ’80. La canzone che avrebbe voluto scrivere Francesco De Gregori, per sua stessa ammissione, e tra le più amate dallo stesso Vasco.
Il rocker, sulla sua pagina Instagram, racconta per la prima volta quando, come e perché nacque il brano, svelando un retroscena sconosciuto fino ad oggi:
Il 3 febbraio del 1983 tornavo per la seconda volta a Sanremo.
Non ci volevo più andare e non ci sarei mai tornato, se non avessi avuto “Vita spericolata”. Pensai che era la canzone della mia vita e che sarebbe stato bello salire sul palco di Sanremo a cantare: “Voglio una vita maleducata, di quelle vite fatte, fatte così”.
Ci giravo intorno da sei mesi.. cercavo un testo all’altezza della musica che mi aveva dato Tullio Ferro. Mi mancava il verso giusto, il primo. Quando è arrivato, sono impazzito dalla gioia. Ero in Sardegna. Dovevo fare un concerto, ma pioveva e quelli erano gli anni in cui, se pioveva, dovevi cancellare tutto. Mi ricordo questo campo sportivo illuminato di notte, io ero in macchina. Mi venne: “Voglio una vita…” A quel punto ho capito tutto: la voglio spericolata, maleducata, la voglio vissuta.
…Si piazzò ultima nella classifica, ma diventò la canzone dei ragazzi come me.