Roberto Vecchioni, la notte della morte di Arrigo: “Il mio più grande rimorso”

Roberto Vecchioni ha raccontato per la prima volta della notte in cui ha perso suo figlio Arrigo e del suo più grande rimorso

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Martina Dessì

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Content editor di tv, musica e spettacolo. Appassionata di televisione da sempre, designer di gioielli a tempo perso: ama i particolari, le storie e tutto quello che brilla.

Pubblicato: 1 Aprile 2024 13:18

A quasi un anno dalla scomparsa di Arrigo, Roberto Vecchioni torna a parlare della notte che ha sconvolto la sua vita e quella della moglie Daria Colombo, che non si è ancora ripresa dal gravissimo lutto che li ha travolti. Il suo racconto, affidato alle pagine di Tra il silenzio e il tuono, ripercorre le ore in cui il cantautore milanese ha perso suo figlio ma in un modo del tutto inusuale, descrivendo l’ambiente circostante così freddo e austero da fargli sentire il gelo fin dentro le ossa.

Vecchioni ricorda la notte della morte di suo figlio

“Nel libro, quando ne ho parlato, l’ho fatto volutamente sotto metafora. Quella dell’ultimo autovelox, quella della penna piantata nel suo cuore e addirittura quella del dolore espresso non da me, ma dalle cose intorno in quella buia notte: le piastrelle dell’ospedale, i neon, gli insetti…”, ha raccontato a Corriere della Sera in una delle poche volte in cui parla della perdita di suo figlio che avevano annunciato tramite Twitter, oggi X, chiedendo riservatezza per il dolore della famiglia.

Di quella tragedia, di quel funerale senza ritorno, ha custodito tutto il dolore che ha riversato nel suo ultimo scritto pubblicato per Einaudi, in cui non parla davvero della morte di Arrigo ma vi si avvicina appena, usando delicatamente le parole che accarezzano le ferite che bruciano ancora e che rimarranno aperte per sempre. Lo fa con la sua consueta maestria, parlando di accadimenti comuni con la sensibilità di chi sa mettere nero su bianco quello che prova senza paura, mostrando al mondo la grande fragilità  che, in questo caso, non sarà mai forza.

Il suo rimorso più grande

“Ma il dolore più grande sta sempre nel rimorso, quello di aver messo la mia vita davanti alla sua. Non passa, non mi passerà mai“, ha spiegato ancora, lasciando emergere qualcosa che è frequente nelle persone che perdono qualcuno di molto caro. Il senso di colpa è quello di non aver fatto abbastanza, di aver anteposto se stesso ai bisogni di un figlio che era tenebre e luce. Arrigo era infatti affetto da un disturbo bipolare che teneva controllato, anche con l’aiuto di suo padre che negli ultimi anni ha cercato di stargli vicino.

“Non l’ho presa come un’ingiustizia. Questo no, assolutamente no. Mi viene in mente Eschilo che diceva: “Si impara soffrendo”. Forse dalla felicità non si impara un cazzo. Si impara solo soffrendo, sperando di tornare alla felicità. È stato il crollo del mondo, dell’universo, ma non di certezze e ideali. E poi lo sento dentro fortissimo, mio figlio. Lo sento intensamente, Arrigo, me lo rivedo dentro continuamente”, aveva detto della morte di suo figlio, dal quale sua moglie Daria Colombo non si sarebbe ancora ripresa.

Roberto Vecchioni ha avuto 4 figli. La primogenita Francesca, nata dal suo primo matrimonio con Irene Brozzi, poi Carolina ed Edoardo, affetto da sclerosi multipla a cui ha dedicato il brano Le rose blu, sviluppato come una preghiera rivolta a tutte le persone affette da questa malattia.