Robert Redford, il patrimonio tra diritti e case: a chi va l’eredità

Robert Redford si è spento a 89 anni lasciando un patrimonio da 200 milioni tra diritti cinematografici, case e ranch iconici

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Ilaria di Pasqua

Lifestyle Editor

Nata a Carpi, si laurea in Fashion Culture and Management. La sua avventura nella moda comincia come Producer, ma nel 2020, con coraggio, diventa Web Editor, fonde stile e scrittura con amore.

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La notizia della morte di Robert Redford ha scosso Hollywood e il pubblico internazionale. L’attore e regista, leggenda vivente del cinema, si è spento a 89 anni nella sua casa di Sundance, in Utah, il luogo che più amava e che meglio racconta la sua visione di vita: immersa nella natura, lontana dal clamore, ma al centro di una storia fatta di film, cultura e impegno civile.

Oltre al mito, però, restano i numeri: un patrimonio stimato attorno ai 200 milioni di dollari, tra cachet da capogiro, diritti cinematografici e una collezione di case e ranch che hanno scandito la sua carriera e la sua vita privata. Una domanda, inevitabilmente, ora prende il sopravvento: a chi andrà l’eredità di Robert Redford?

Il patrimonio di Robert Redford: tra case, ranch e diritti

Al momento della morte, il patrimonio di Robert Redford era valutato intorno ai 200 milioni di dollari. Una fortuna costruita non solo sugli ingaggi stellari (si parla di oltre 11 milioni di dollari per The Last Castle nel 2001), ma anche su investimenti intelligenti, in particolare nel mattone.

Le sue proprietà immobiliari formano un vero e proprio mosaico del West americano. A Sundance, la località che lui stesso contribuì a fondare nel 1969, possedeva più case: una cabina in legno da 1.500 metri quadri, immersa tra i pini, venduta nel 2020 per oltre 2 milioni di dollari; e un’abitazione a tre piani, affacciata sul Mount Timpanogos, con terrazze panoramiche e stanze che profumavano di legno e aria di montagna. Non mancava il ranch da 30 acri, battezzato come il suo film The Horse Whisperer, ceduto nel 2021 per quasi 5 milioni di dollari.

Fuori dall’Utah, Redford amava la California: nel Tiburon, sul golfo di San Francisco, aveva una villa anni Sessanta con vista sulla baia e Angel Island. Legno, ampie vetrate e un giardino profumato di gelsomini e lavanda. Comprata nel 2020, è stata rivenduta quattro anni dopo con una plusvalenza considerevole. Ancora più poetico il ritiro in Napa Valley, “Danza del Sol”, un nome che racconta la sua passione per l’arte: dieci acri tra vigneti, atelier e laboratori creativi, venduto nel 2018 per 7,5 milioni.

E poi i diritti: film iconici, royalties da produzioni che ancora oggi girano sulle piattaforme e in tv, e l’eredità culturale di Sundance, che da sola vale una fortuna.

Eredità e vita privata: chi resta accanto a lui

Dietro il divo, c’era un uomo riservato ma sempre circondato dagli affetti. Robert Redford si è sposato due volte: nel 1958 con Lola Van Wagenen, dalla quale ha avuto quattro figli (uno dei quali, James, morto a 58 anni), e nel 2009 con l’artista tedesca Sibylle Szaggars, che lo ha accompagnato fino all’ultimo giorno. È lei l’erede più probabile della parte più consistente del suo patrimonio, insieme ai figli e ai nipoti che oggi portano avanti la sua memoria.

Il destino della sua eredità, dopo la sua morte, comprende non solo il denaro e gli immobili, ma anche gli impegni culturali ed ecologici: terreni vincolati da accordi di conservazione ambientale, il festival che ha dato voce a generazioni di giovani registi, e un nome che resta legato a doppio filo con la difesa della natura.

Robert Redford, una carriera luminosa, dai set ai festival

La grandezza di Redford non si misura solo negli incassi: Butch Cassidy, La stangata, I tre giorni del Condor, La mia Africa sono titoli che hanno ridefinito il cinema, e che lo hanno reso l’uomo dal fascino inossidabile con i capelli biondi e lo sguardo azzurro sempre velato di malinconia. Nel 1981 la consacrazione come regista con l’Oscar per Ordinary People, poi l’impegno con il Sundance Institute e il festival che porta quel nome, diventato la culla del cinema indipendente.