Era il volto più impertinente dell’Upper East Side, l’attrice che ha segnato un’intera generazione con i suoi ruoli tra moda, intrighi e talento puro. Michelle Trachtenberg è morta il 26 febbraio a soli 39 anni. Dopo settimane di silenzio, la verità è stata rivelata. E ora che la causa della morte è ufficiale, si accendono i riflettori su una vita fatta di successi.
Una vita davanti, spezzata in un attimo
È stata trovata priva di sensi nel suo appartamento di lusso a Manhattan, nel cuore di Hell’s Kitchen, al 51esimo piano di una torre residenziale affacciata su Columbus Circle.
Era il 26 febbraio, le 8 del mattino, quando la madre ha lanciato l’allarme con una chiamata al 911. I soccorsi, arrivati immediatamente, non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso.
“Non c’erano segni di violenza, né sospetti di criminalità”, ha fatto sapere la polizia nelle ore successive. Tuttavia, la causa ufficiale della morte è rimasta “indeterminata” fino a metà aprile, quando i test tossicologici e di laboratorio hanno permesso al medico legale di chiarire le dinamiche: complicazioni da diabete mellito, una malattia cronica che può diventare letale quando si cronicizza in forma silenziosa e non controllata.
Secondo quanto riportato da fonti vicine alla famiglia e a People, Michelle stava affrontando un periodo difficile, sia fisicamente che emotivamente.
Avrebbe subito un trapianto di fegato nei mesi precedenti alla morte, e aveva confessato ad amici stretti di sentirsi “molto giù”. Alcuni parlano di un volto provato, visibilmente dimagrito, quasi irriconoscibile.
Eppure, come spesso accade, sui social non aveva esitato a rispondere agli haters che commentavano il suo aspetto: “Fun fact. Questa è la mia faccia. Non è malnutrizione, non ci sono problemi. Perché dovete odiare?”, aveva scritto su Instagram a gennaio, con la sua consueta ironia tagliente e uno sguardo che, col senno di poi, diceva molto più di mille parole.
Dietro i riflettori: la malattia, la privacy e le voci silenziose
Michelle Trachtenberg era nata a New York, nel quartiere di Brooklyn, da genitori immigrati. Cresciuta parlando inglese e russo, era profondamente legata alla sua identità culturale e religiosa. Dopo la sua morte, è emerso che la famiglia aveva chiesto – e ottenuto – che non venisse eseguita l’autopsia, come previsto dalla tradizione ebraica ortodossa, che considera il corpo sacro e da non alterare dopo il decesso. Solo dopo esami di laboratorio più approfonditi, la causa della morte è stata ufficializzata come naturale.
Tuttavia, già nei giorni successivi alla sua scomparsa, voci insistenti parlavano di una salute compromessa da anni. C’era chi accennava a un trapianto recente, chi a problemi di assorbimento dei nutrienti, chi semplicemente alla stanchezza di chi ha vissuto una carriera intensa fin da bambina. “Era molto malata e lo diceva apertamente a chi le stava vicino”, ha confidato un amico a People. “Era pallida, molto magra, ma sempre presente, sempre brillante nei suoi modi”.
Rosie O’Donnell, che aveva lavorato con lei in Harriet the Spy, ha detto: “L’amavo tanto. Negli ultimi anni ha sofferto molto. Vorrei aver potuto aiutarla”. Un dolore condiviso da tanti suoi colleghi, da Ed Westwick a Blake Lively passando per Kim Cattrall e Kenan Thompson. Ma tra tutti, è la voce di Sarah Michelle Gellar a restare impressa, soprattutto quando cita una battuta del finale di stagione di Buffy: “La cosa più difficile al mondo è vivere in esso. Ma sarò coraggiosa. Vivrò… per te”.