Marco Liorni e l’Oro alla Patria: “Nessun elogio, avrei dovuto essere più chiaro”

Marco Liorni risponde alle critiche e alle accuse scatenategli contro dopo aver commentato una domanda sul fascismo al L'Eredità

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Nicoletta Fersini

Giornalista, Content Editor, SEO Copywriter

Giornalista ed evocatrice di parole: appassionata di lifestyle, tv e attualità. Inguaribile curiosa, osserva il mondo. Spesso sorseggiando un calice di vino.

Pubblicato: 23 Aprile 2024 09:52

Marco Liorni è finito al centro delle polemiche per via di un’uscita ritenuta “infelice” (per usare un eufemismo) da alcuni telespettatori. Al centro della questione una domanda in merito alla manifestazione dell’Oro alla Patria, risalente al 1935 e organizzata dall’allora governo fascista di Benito Mussolini. A L’Eredità è normale parlare di storia ma quel che il pubblico (in parte) non ha digerito è l’apparente elogio dell’evento in questione da parte del conduttore che, accusato ferocemente, ha deciso di condividere un video chiarificatore su Instagram, precisando la sua posizione.

Le parole incriminate a L’Eredità

A poche ore dal disastro scatenato in seguito alla censura del monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile, che celebra proprio la liberazione dell’Italia dall’occupazione nazista e dal regime fascista e sarebbe dovuto andare in onda nel programma di Serena Bortone (che ha deciso comunque di leggerlo personalmente), sulla Rai si è abbattuta un’altra pioggia di critiche.

O meglio, a farne le spese è stato Marco Liorni, conduttore de L’Eredità che proprio durante il gioco lo scorso 21 aprile si è ritrovato a leggere e commentare una domanda a proposito dell’Oro alla Patria. L’Eredità tratta spesso di eventi storici, in questo caso concentrandosi su una manifestazione nazionale che nel 1935 era stata istituita dal regime di Mussolini (si ricorda anche come Giornata della Fede), quando i “coniugi italiani consegnano alla Patria le fedi nuziali in cambio di anelli senza valore”, come recitava la domanda.

Dopo la risposta corretta della concorrente, il conduttore aveva detto: “Pensate tantissime famiglie hanno compiuto questo gesto veramente patriottico, quello di donare la fede matrimoniale alla Patria con una ricevuta e un anello senza nessun valore”. Ed è proprio su quel “patriottico” che si è urlato all’elogio da parte di Liorni.

Il video chiarificatore di Marco Liorni

Dopo ore di critiche e commenti a mezzo social, Marco Liorni ha deciso di dissipare ogni dubbio circa la sua posizione. Nessun elogio del patriottismo fascista (in molti casi imposto agli italiani, tra l’altro), ma il racconto di un evento storico secondo la mentalità del tempo.

“Quando abbiamo registrato e questa domanda è apparsa sullo schermo mi ha dato delle emozioni, perché tante volte in famiglia se n’è parlato – ha spiegato in un video condiviso su Instagram -. I miei nonni in particolare me ne avevano parlato, anche mio padre che era nato proprio in quei giorni, quindi a sua volta riferiva delle cose raccontate da mia nonna. È stata una giornata di grande sofferenza. Togliersi la fede d’oro per metterne una di ferro in quell’Italia lì era un gesto sofferto, ma anche un gesto di patriottismo. Questo è quello che mi hanno raccontato e che dice la storia vista con lo spirito dei tempi, non con gli occhi di oggi. In quell’Italia lì, in quel momento lì, in quella giornata donare l’oro alla patria si faceva per uno spirito patriottico, poi ci sono state anche storie di persone che l’hanno fatto ma non avrebbero voluto farlo”.

Infine la sua posizione in merito al regime: “Volevo dire a chi possa aver pensato che stavo elogiando il fascismo attraverso questa cosa e anche ai picchiatori del web (…) che io sono un antifascista, quindi non potrei mai fare un elogio del fascismo (…). Stavo raccontando con l’ottica di quei tempi l’emozione che c’era in quel giorno (…). Vi dovevo questo chiarimento. Mi dispiace per chi l’ha interpretato in un modo diverso, forse avrei dovuto essere più chiaro ma questa era l’intenzione. Penso che dobbiamo anche un po’ darci tutti una calmata e confrontarci su questioni più costruttive e in un modo più civile”.