Un incidente come quello subito da Lorenzo Cherubini lascia cicatrici non solo fisiche. Ed era inevitabile che il trauma subito, la paura di essere così lontano da casa e il sospiro di chi sa di aver rischiato molto di più, finissero nelle canzoni di Jovanotti. Il cantautore è tornato a parlare dell’incidente, svelando retroscena finora tenuti celati e confidando che, a un certo punto, ha davvero rischiato di morire.
Jovanotti, salvato dai medici di Milano
In Fuorionda, il suo ultimo singolo, Jovanotti canta: “Quel giorno in ambulanza ho capito che si muore”. Non si tratta di licenza poetica, ma di vera autobiografia. Lo ha svelato lui stesso in un’intervista al Corriere della Sera. L’artista ha rivissuto le ore seguenti alla caduta in bici: “Ero sull’ambulanza con la gamba storta, i medici pronti per la rianimazione… Più avanti ho capito che ho rischiato di morire veramente. Di setticemia. In sala operatoria ho preso un batterio che ha complicato tutto, si stava rosicchiando l’osso e per questo avevo la gamba più corta”.
Soltanto tempo dopo, però, Jova ha appreso consapevolezza di ciò che aveva vissuto, sono stati i medici che lo hanno operato a Milano mesi dopo ad aver scoperto la setticemia, ovvero la presenza di un germe nel sangue. “Nella seconda operazione ho perso 4 litri di sangue, è stato un Vietnam”, sono le dure parole del cantante. La scoperta lo ha portato a una profonda riflessione: “Uno pensa che la morte accada solo agli altri… Non ci pensi a quella cosa, è un dispositivo evolutivo. Quando si è aperto quel varco verso l’aldilà non dico che ho visto la luce, ma l’ho intravista”. E quella luce, alla fine, l’ha messa in musica. Sotto consiglio dell’amico regista Gabriele Muccino, per cui il testo non era troppo forte, quanto “commedia all’italiana”, nient’altro che “un modo di reagire con sarcasmo alle cose tragiche che succedono nel mondo”.
L’incidente in bici a Santo Domingo
È trascorso quasi un anno e mezzo ormai da quando Jovanotti cadde in bici mentre si trovava in viaggio a Santo Domingo. Un anno e mezzo di ospedali, interventi chirurgici e una lunga, ancora in corso, fisioterapia. “Al fianco e al ginocchio ho patito parecchio. La clavicola rimarrà rotta. – ha spiegato al Corriere – Come nel kintsugi, tecnica giapponese in cui si lasciano le crepe sugli oggetti, anche se le mie non sono ricoperte d’oro”. A causa di un dosso non segnalato, Jova è volato via dal sellino.
Lo portarono nell’ospedale più vicino, poi in quello più attrezzato dove lo hanno operato, ha commentato in seguito lui stesso, “alla bell’e meglio”. Il rientro in Italia, allora, era impossibile: “Nessuna compagnia aerea mi voleva imbarcare, il rischio di embolia o di trombosi era troppo alto”. Così il primo mese di ospedale lo ha trascorso da solo, a migliaia di chilometri lontano da casa. Tornato a casa, un nuovo calvario: “Mi facevano lastre, risonanze, e vedevo facce preoccupate. Avevo una gamba quattro centimetri più corta dell’altra. Bisognava ricostruire l’osso, ma prima dovevo aspettare sei mesi”.
Poi la fisioterapia, con lunghe sessioni due volte al giorno. Più forte di prima, seppur in modo diverso, Jova è adesso pronto a tornare sul palco. A cominciare da quello dell’Ariston, il cantante sarà infatti il grande ospite della prima puntata del Festival di Sanremo condotto da Carlo Conti.