Le Gemelle Kessler se ne sono andate, insieme. Icone di un tempo che non tornerà più, le Sorelle de La notte è piccola avevano preparato tutto nei minimi dettagli. Hanno scritto lettere, sistemato conti, chiuso abbonamenti con l’ultima firma apposta in vita. Hanno disposto eredità e affetti con precisione, in modo che niente fosse lasciato incompiuto.
Il racconto dell’amica Carolin
Una delle ultime lettere firmata Kessler è arrivata alla redazione dell’Abendzeitung di Monaco, il giornale che le aveva accompagnate per decenni e che leggevano da sempre, tanto da diventarne delle fedeli abbonate. A firmarla è Alice, che inizialmente aveva comunicato via computer la disdetta “fino al 30 novembre”, poi corretta a mano con una stilo blu: “fino al 17.11.2025”, il giorno della loro morte. La missiva porta la data del 15 novembre. “C’era il suo autografo, lungo e audace, probabilmente l’ultimo della vita”, racconta il direttore Michael Schilling, rimasto certamente colpito da quel gesto che non pensava di certo sarebbe stato l’ultimo.
Un’altra lettera è arrivata alla vicina e amica del cuore, Carolin Reiber, 85 anni, storica conduttrice televisiva. Sopra, una nota: “Aprire dopo il 18 novembre”. Dentro, una collana di giada tanto desiderata in passato, ora affidata in dono e che oggi riflette la luce delle due sorelle, molto più che sorelle, molto più del tempo e della vita che in Italia avevano fatto sognare un’intera generazione che guardava con fiducia al futuro.
Gli ultimi giorni
Tutto, nell’ultima settimana, è stato chiuso e definito. Le Kessler non volevano lasciare incombenze, perché questa era la loro natura: né pratiche burocratiche, né eredità incerte. Anche ciò che verrà devoluto in beneficenza — “non abbiamo mai sperperato il denaro”, avevano detto — è parte di questa scelta di responsabilità, estrema e coerente fino alla fine.
A Grünwald, il sobborgo benestante di Monaco dove vivevano, l’addio è rimasto composto: qualche rosa, qualche candela accesa per mantenerne vivo il ricordo ma nessuna folla. Una strada laterale, ville distanziate, privacy elevata a regola di convivenza. Qui vivono calciatori, manager, volti noti. Qui nessuno si immischia, e forse proprio per questo la notizia del suicidio assistito delle gemelle si è abbattuta come una tempesta su un Paese intero. La Germania discute, i giornali aprono dibattiti, qualcuno — come la Bild — dissente. Ma la storia delle Kessler ha portato alla luce una legge che molti ignoravano: sì, in Germania è possibile scegliere di morire assistiti, entro criteri precisi.
Negli ultimi anni le gemelle avevano ridotto la vita sociale, complice il Covid, ma anche la salute. Carolin Reiber ha rivelato ieri che Ellen aveva avuto un’ischemia — un dettaglio che getta nuova luce sul loro malessere. Già nell’estate 2024, a Emma, Alice raccontava di dolori e acciacchi inevitabili; Ellen parlava apertamente del pacemaker, dei ristagni di liquidi, delle pillole che le causavano sbalzi d’umore: “Mi buttano davvero giù”.
Eppure, fino all’ultimo, le Gemelle Kessler hanno cercato momenti di normalità. Una serata di compleanno all’Abendzeitung, un ultimo champagne sorseggiato con eleganza e l’ultima uscita teatrale lo scorso 24 ottobre. Ma nulla era più come una volta, perché non si sono fermate per l’ultimo brindisi. Il timore più grande era restare una senza l’altra ma non volevano vivere per sempre; volevano restare padrone delle proprie decisioni, in quelle vite gemellari che, fino alla fine, hanno camminato a passo perfetto.
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