In breve le storie pubblicate da Elisa in merito all’abbordaggio della Flotilla e, soprattutto, alle condizioni dei palestinesi, sono diventate virali. Il suo Instagram è stato preso d’assalto e non soltanto da parte di chi ha scelto di schierarsi con lei nell’appello al governo Meloni. Poco dopo la pubblicazione, infatti, la celebre cantante si è vista sommersa da insulti di ogni sorta. Una gogna mediatica che non ha ragione d’essere.
Elisa, messaggio a Meloni
Nel corso della notte tra l’1 e il 2 ottobre 2025, molte imbarcazioni della Global Sumud Flotilla sono state abbordate dalla marina di Israele. Il tutto in acque internazionali, con una manovra che alcuni non hanno esitato a descrivere come “piratesca”.
La missione della Flotilla non era quella di portare aiuti umanitari, non solo almeno. Si mirava a rompere il blocco navale, a mostrare il Re nudo e a generare una risposta civile. Missione compiuta. Elisa, che non ha trattenuto le lacrime, in cui pubblicato nella notte ha lanciato un appello a Giorgia Meloni.
“Adesso che hanno bloccato la Global Sumund Flotilla, portate voi gli aiuti. In poche ore, portateli voi gli aiuti. Perché stanno morendo”.
Elisa sotto attacco: quante offese
Non è la prima volta che Elisa fa sentire la sua in merito alla questione palestinese. A fine agosto aveva elogiato la Flotilla, supportando pubblicamente l’operazione umanitaria. Qualcosa di tutt’altro che scontato e inutile. La missione aveva infatti bisogno dello sguardo del mondo per poter essere “al sicuro”, per quanto possibile.
“Dobbiamo supportarli e dar loro attenzione mediatica. Non abbandoniamoli. È molto importante proteggerli. Che l’attenzione rimanga alta su questa missione. Stanno cercando di arrivare là dove i governi stanno fallendo”.
Le reazioni a questo suo nuovo appello sono state però molto dure. Al di là di chi l’ha sostenuta, nel suo ultimo post fissato si possono leggere numerosi attacchi. C’è chi le dà dell’attrice dalle scarse capacità e, in generale, si nota un filo rosso: la Palestina è il vostro nuovo trend.
Si parla di vite umane eppure non si riesce a schierarsi tutti dalla stessa parte. Come sempre, c’è qualcosa di più grave di cui parlare ed ecco chi le scrive: “Hai toppato. (…) Informati perché gli aiuti li stiamo mandando. Ti ricordo, inoltre, che stanno morendo tanti altri bambini. Le tue lacrime dovrebbero essere equamente distribuite”.
E ancora: “Bel pianto senza lacrime”, “Livello di recitazione: Me contro Te”, “Avete capito che la Palestina vi garantisce di stare al centro dell’attenzione per qualche giorno. Un trend che va cavalcato”, “Ridicola”, “Scena patetica”, “Pensavo tu fossi intelligente”, “Fai pena”.
Potremmo proseguire a lungo ma l’idea è stata resa. Dinanzi a un genocidio ci si fa schermo della propria fede politica, coprendosi gli occhi e lasciando che il tifo offuschi il logico giudizio. È quanto accade negli Stati Uniti e dovremmo avere timore di questa deriva.