Colin Farrell, da bad boy a eroe benefico: alla maratona con l’amica in carrozzina

L'attore ha tagliato il traguardo della maratona di Dublino spingendo la carrozzina di Emma, affetta da epidermolisi bollosa (EB), per una causa benefica

Foto di Sara Gambero

Sara Gambero

Giornalista esperta di Spettacolo e Lifestyle

Una laurea in Lettere Moderne con indirizzo Storia del Cinema. Appassionata di libri, film e del mare, ha fatto in modo che il lavoro coincidesse con le sue passioni. Scrive da vent’anni di televisione, celebrities, costume e trend. Sempre con un occhio critico e l'altro divertito.

Pubblicato: 29 Ottobre 2024 14:31

Colin Farrell è uno di quegli attori che a cavallo tra gli anni  ’90 e 2000, giovanissimo e in vetta al successo, non si sapeva bene che fine avrebbe fatto. Indisciplinato sul set, dedito ad alcol e droghe di vario tipo, la sua vita sembrava la trama di un film già visto, una storia già tracciata da tanti giovani promesse di Hollywood, bruciate nel giro di un decennio. Invece Colin ha superato il periodo buio della sua esistenza, si è disintossicato – nel 2005 –  e forse la nascita e le difficoltà del suo primogenito Henry (il suo “bambino magico”, affetto da sindrome di Angelman) lo hanno aiutato a risalire la china e ridare equilibrio alla sua vita, di uomo e di attore.

Oggi Colin è un attore corteggiato dai registi più famosi, padre orgoglioso di Henry e James, cura varie fondazioni benefiche e proprio per raccogliere fondi per DEBRA, un ente di beneficenza irlandese che sostiene le persone affette da epidermolisi bollosa (EB) ha corso la maratona di Dublino spingendo la  carrozzina di Emma Fogarty, la donna più anziana, in Irlanda, a soffrire di epidermolisi bollosa, un gruppo di rare malattie genetiche che rendono la pelle molto fragile. Emma è nata senza pelle sul piede sinistro e sul braccio destro e può sviluppare vesciche molto dolorose anche solo al minimo tocco.

Colin Farrell ed Emma Fogarty alla Irish Life Dublin Marathon
Fonte: Getty Images
Colin Farrell ed Emma Fogarty alla Irish Life Dublin Marathon

La donna ha compiuto 40 anni a giugno – un traguardo che pensava di non poter raggiungere, essendo nata con la forma più grave della malattia – motivo per cui lei e Colin hanno deciso di partecipare insieme alla maratona. E così Colin, indossando una maglietta con la scritta “Emma corre verso i 40 anni”,  ha spinto la sedia a rotelle della sua amica per gli ultimi quattro chilometri della corsa, fino a tagliare il traguardo della Life Dublin Marathon. Permettendo di raccogliere quasi 600.000 sterline per le persone affette da EB.

Colin Farrell ed Emma Fogarty alla Irish Life Dublin Marathon
Fonte: Getty Images
Colin Farrell ed Emma Fogarty alla Irish Life Dublin Marathon

“Conosco Emma da molti anni e lei incarna il vero significato di coraggio e determinazione”, ha detto Farrell ai microfoni dopo aver tagliato il traguardo. “Quella corsa non è stata nulla in confronto al dolore che è costretta a sopportare lei ogni singolo giorno, anche se non lo dimostra”.

“È stato un onore vederla aspettarmi a 4 km dall’arrivo, ognuno di quelli che rappresenta un decennio della sua vita, e fare l’ultimo tratto insieme. Non lo dimenticherò mai”.

Colin Farrell ed Emma Fogarty alla Irish Life Dublin Marathon
Fonte: Getty Images
Colin Farrell ed Emma Fogarty alla Irish Life Dublin Marathon

E mentre le immagini di Colin abbracciato ad Emma facevano il giro del mondo, i fan dell’attore convenivano sul fatto che anche lui ne avesse fatta di strada, negli ultimi 15 anni, trasformandosi da vero bad boy a padre amorevole e attore impegnato in prima linea nel sociale.

Colin Farrell, un passato difficile di dipendenze

Colin non ha mai fatto mistero del suo passato turbolento, fin da quando ha mosso i primi passi nello showbiz. Ha raccontato di come fosse sempre “fatto e ubriaco” da adolescente, che era completamente  “fuori di testa” a 17 anni quando il promotore musicale Louis Walsh gli si avvicinò, in un night club di Dublino, e gli chiese di fare un provino per la boy band Boyzone (che ovviamente andò male).

All’età di 27 anni, nel 2003, ha raccontato Farrell a Radio Times, il suo consumo settimanale di sostanze stupefacenti comprendeva “quattro grammi di coca, sei di speed, mezza oncia di hashish, tre bottiglie di Jack Daniel’s, 12 bottiglie di vino rosso, 60 pinte e 40 sigarette al giorno”.

Colin Farrell negli anni 2000
Fonte: Getty Images
Colin Farrell negli anni 2000

Nel 2005, terminate le riprese del film Miami Vice, è volontariamente entrato in un centro di riabilitazione. In un’intervista per la rivista inglese GQ, ha parlato pubblicamente delle cause che lo hanno indotto a disintossicarsi, tra cui l’abuso di cocaina, ecstasy ed alcolici.

Da quel momento, complice la nascita di James e i problemi che l’attore si è trovato ad affrontare, è iniziata la sua rinascita.

Colin Farrell e suo figlio James nel 2009
Fonte: Getty Images
Colin Farrell e suo figlio James nel 2009

Colin Farrell, ribelle dal cuore d’oro

D’altronde che Colin fosse un ribelle dal cuore d’oro lo si era capito anche nei suoi anni più turbolenti: nel 2005, in pieno periodo di dipendenze, per raccogliere fondi da destinare alle vittime dell’uragano Katrina, si era letteralmente messo all’asta. Poi, durante il Toronto International Film Festival del 2007, era apparso sui giornali per aver aiutato un senzatetto locale, soprannominato “Stress”. Dopo averlo accompagnato a comprare alcuni vestiti, l’attore gli aveva donato dei soldi, convincendolo a cambiare stile di vita e abbandonare l’alcol.

Nel gennaio 2010 ha partecipato insieme ad altre star al telethon Hope For Haiti, organizzato per raccogliere fondi da destinare alla popolazione di Haiti, sconvolta dal terremoto. Ad aprile dello stesso anno è diventato ambasciatore della ISPCC (Irish Society for the Prevention of Cruelty to Childen) ed è stato coinvolto per la prima volta in un progetto di raccolta fondi per la DEBRA, l’associazione, appunto, per la ricerca sull’epidermolisi bollosa. Sostiene poi da tempo i diritti LGBT e ha partecipato a diverse campagne contro l’omofobia. Nel dicembre 2011 ha anche ricevuto un premio durante gli American Giving Awards per il suo supporto alle varie associazioni umanitarie.

Insomma, i semi c’erano tutti: la vita, e le esperienze dolorose, hanno solo permesso che germogliassero. E oggi Colin è davvero un good boy.