Benedetta Pilato, perché dalle cadute si può sempre imparare

La nuotatrice azzurra è stata squalificata nella gara d'esordio che avrebbe potuto regalarle la gloria. E, se il fallimento arriva a 16 anni, fa ancora più male

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Martina Dessì

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Content editor di tv, musica e spettacolo. Appassionata di televisione da sempre, designer di gioielli a tempo perso: ama i particolari, le storie e tutto quello che brilla.

Pubblicato: 25 Luglio 2021 18:13

Squalificata. Il verdetto arriva tagliente come una lama di coltello. Non ci sono speranze, per Benedetta Pilato a Tokyo 2020, che perde la sua gara di debutto in un modo che mai avrebbe immaginato. Ed è così che quelle braccia, che fino a oggi sembravano temprate con l’acciaio, la tradiscono e vanno per conto loro, decretando il giudizio implacabile che proviene proprio dalle sue labbra: “È stata una gara orribile”.

Poco importano i record del mondo, la reputazione e quel talento travolgente che l’hanno portata fino a qui, a Tokyo, con un tempo di qualificazione che l’ha travolta. La gara è tutta da giocare in quei pochi secondi che valgono tutto, ma non una carriera. Non a 16 anni.

E sì, perché questa squalifica ha tutto il sapore amaro del primo fallimento, quell’ombra di sana vergogna che tutte noi abbiamo provato almeno una volta nella vita. Eppure, è da qui che Benedetta deve e può ripartire. È da questa caduta che deve trovare la forza di rialzarci.

Sarà difficile, certo. Soprattutto per un’atleta così giovane nata in un paese in cui non è possibile sbagliare. Mai. L’Italia è il paese dei santi, dei poeti e dei navigatori. E di chi non perdona. Ma non è a questo che Benedetta deve guardare. E, ora come ora, ha solo bisogno di esempi da seguire e ai quali ispirarsi.

Uno di questi è proprio lì, a un passo da lei. Un puntino in quel Villaggio Olimpico che ha raggiunto a 16 anni e che non vedrà per l’ultima volta. Se lo vorrà. Federica Pellegrini potrebbe essere il faro della sua rinascita, la Regina dei record mondiali e di cadute che – a 33 anni – è ancora in punto di riferimento della squadra femminile di nuoto.

Sul tetto del mondo con l’argento nei 400 stile ad Atene a soli 16 anni, Federica Pellegrini ha attraversato dei periodi di grande crisi, sfociati anche in problemi di natura alimentare. Dalla gloria di Pechino alla caduta di Londra il passo è stato breve, ma è qui. Alla sua quinta Olimpiade.

È un esempio Vanessa Ferrari, piegata dagli infortuni e alla sua quarta Olimpiade, in finale con una prova a corpo libero che le è valsa un punteggio da medaglia. È caduta, si è rialzata, è caduta ancora. La sua risalita è però un segno di riscatto e un monito a non arrendersi.

Il fallimento fa parte della vita ma è un passaggio. Cadi, ti rialzi, ci riprovi. Magari torni più forte di prima o forse ti serve più tempo. Le braccia non ti tradiranno più, Benedetta. Se riuscirai ad ascoltarle, ti porteranno proprio dove hai sempre sognato di essere.