Un anno senza Sinisa Mihajlovic: la dedica d’amore della sua Arianna

Sinisa Mihajlovic è scomparso il 16 dicembre di un anno fa dopo la battaglia alla leucemia: il ricordo struggente di Arianna Rapaccioni

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Serena De Filippi

Lifestyle Editor

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Un anno senza Sinisa Mihajlovic, scomparso il 16 dicembre 2022: un anno senza un Campione, una leggenda, un padre, un marito. Su Instagram, Arianna Rapaccioni ha condiviso una dedica d’amore, e in un’intervista al Corriere della Sera ha rivelato: “Solo in quest’ultimo mese sto prendendo coscienza del fatto che mio marito non c’è più”. Un rapporto unico il loro, che è stato più volte celebrato proprio sui social: ricordi, dediche, di un passato che, anche se non c’è più, è più presente che mai.

Sinisa Mihajlovic, un anno senza di lui: le parole di Arianna Rapaccioni

“I primi mesi, non capivo più nulla, stavo a Roma, dove mi ero stabilita quando i figli hanno iniziato le superiori, e avevo come la sensazione che Sinisa fosse ancora vivo e stesse a Bologna ad allenare la squadra”. Con queste parole Arianna Rapaccioni Mihajlovic ha iniziato l’intervista concessa al Corriere della Sera, ammettendo che i primi mesi dopo la sua scomparsa sorrideva sempre.

Sinisa Mihajlovic è morto a 53 anni, il 16 dicembre 2022, dopo una lunga ed estenuante battaglia contro la leucemia. Per il figlio Miroslav, è stato “un anno di mer**, mi dispiace non trovare altre espressioni”. La famiglia si stringe per parlare della vita di un grande uomo, un campione, fuori e dentro il campo. Nessuno di loro, del resto, aveva previsto la sua morte. “Poi, certo, non sono stupida e la sua era una malattia importante, ma anche lui negava l’evidenza. Se qualcuno gli chiedeva cos’aveva, diceva: amo’ che malattia ho? Mi chiamava così: amore. E io: hai la leucemia mieloide acuta”.

Il ricordo di Arianna Rapaccioni

Sinisa “era un uomo fortissimo, possente, alto, bello”. L’ultimo mese è stato il più difficile per la famiglia, anche perché tutti sapevano il triste epilogo. Ma non Mihajlovic. “Nell’ultimo mese, i medici mi hanno detto che sarebbe morto. Non sapevo se dirglielo. Mi sono confrontata con tutti e cinque i figli. Solo con loro, non l’ho detto a nessun altro, neanche a mia madre. Insieme, abbiamo deciso di non dirglielo, per non togliergli quel lumicino di speranza”.

Non poteva accettare di morire. Non voleva. Ha affrontato la malattia con coraggio, “lottando come un leone”, ha spiegato Arianna. C’è stato un momento, in particolare, avvenuto una settimana prima di morire, in cui Sinisa ha detto di volere fortemente una tavolata piena di nipotini. Un momento durissimo per la famiglia, ma non per Sinisa, che ha fatto della speranza il suo motto.

Una coppia forte, quella composta da Sinisa e da Arianna, composta, ma mai “mielosa” su stessa ammissione. “Se ho un rimpianto, è per le parole che non gli ho detto”. Forte fino alla fine, Arianna ricorda la generosità, la pazienza di Sinisa. “Sinisa non era quello che si vedeva da fuori, era un buono. Certo, veniva da un Paese, la Serbia, dove non sono per le smancerie. Lui parlava coi fatti, non con le parole”. Un anno è passato, ma i ricordi sono sempre fermi lì, nel cuore, nella mente: indimenticabile per tutti.