Achille Lauro risponde alle accuse di Striscia: “Sono un buon esempio”

Continua la guerra tra Striscia, che accusa Achille Lauro di inneggiare alla droga nei suoi brani e alla violenza ai suoi concerti, e il trapper che si giustifica su Instagram

Continua la guerra ormai dichiarata tra Achille Lauro, il trapper divenuto un caso a Sanremo 2019 e Striscia la Notizia.

Il tg satirico di Antonio Ricci già durante la kermesse musicale aveva portato avanti una crociata contro il giovane cantante romano, accusato di aver portato al Festival un brano, Rolls Royce inneggiante all’ecstasy. Crociata culminata nella consegna del tapiro a Lauro da parte di Staffelli, con il cantante che si giustificava sostenendo di vedere nel brano quel che non c’era.

Finito Sanremo, la polemica non si è placata, anzi. Soprattutto perché i fan di Achille hanno iniziato a scagliarsi, più o meno correttamente, contro Staffelli e Striscia. E Ricci non ha apprezzato, anzi. Ha tirato fuori dal cappello nuove prove contro Lauro: dei video di alcuni suoi concerti, precedenti al Festival, in cui  si accanisce contro alcuni giovani, insultandoli e in alcuni, casi, sferrando calci e pugni. Ovviamente i filmati sono stati decontestualizzati e buttati in pasto al pubblico, senza spiegare la causa di alcuni atteggiamenti non corretti del cantante. Ma le parolacce e la violenza ci sono.

E non sono bastate le interviste e le presenza di Achille Lauro post Festiva, da Domenica In a Che Tempo che Fa, dalle quali è emersa la sua simpatia e gentilezza. Confermate anche da chi Achille lo conosce bene da anni. Ma che non sono state sufficienti a “ripulire” l’immagine ormai macchiata da Striscia. Tanto che lo stesso cantante si è visto costretto a pubblicare un lungo post su Instagram, cercando di spiegare chi è realmente e perché si ritenga, al di là di tutto e tutti, un “buon esempio per i giovani”.

Sono figlio di gente onesta,
il secondo di due fratelli.
Mia madre è sempre stata una persona altruista, generosa, longanime.
Abbiamo vissuto con altri bambini perché mia mamma prendeva in casa figli di famiglie in difficoltà, anche quando possibilità non ne aveva.
Siamo figli di chi ha dedicato tutta la propria vita al lavoro, a cui tuttavia per tanti anni nessuno ha mai riconosciuto nulla.
Ho ricordi di momenti in cui non si sapeva che fine avremmo fatto, se saremmo riusciti a coprire i debiti. Ricordo quando fuori fingevo di aver già cenato perché mi vergognavo a uscire e a non avere soldi per pagare il conto.
Oggi ho pagato per riavere i gioielli che mia madre aveva impegnato. Quei gioielli che sua madre le aveva regalato erano l’unico ricordo che conservava di lei.
Le generosità che mi è stata insegnata è la mia più grande ricchezza.
Io sono come i tanti ragazzi della mia generazione, siamo cresciuti da soli crescendoci l’un l’altro.
Nessuno conosce la mia vera storia.
Non voglio essere un buon esempio,
Io sono un buon esempio.
AL