Il 15 giugno 2023 è andato in onda su Rai 3 una vera chicca: si tratta de Le donne di Pasolini, docu-film diretto da Eugenio Cappuccio e narrato da Giuseppe Battiston, per raccontare la vita e il mondo di Pier Paolo Pasolini a partire dal suo rapporto con il femminile, ponendo l’attenzione sulle donne più importanti della sua vita, dalla madre amatissima Susanna Colussi a Maria Callas, Laura Betti, Oriana Fallaci e Giovanna Bemporad. Se lo avete perso potrete rivederlo su RayPlay, la piattaforma di streaming video gratuita della Rai.
Il docu-film, ambientato nelle terre del Friuli-Venezia Giulia, dove Pasolini trascorse l’infanzia e la giovinezza, rilegge la vita del grande regista, scrittore, poeta e drammaturgo in modo inedito, assumendo un punto di vista mai utilizzato prima e intersecando diverse modalità narrative.
Le donne di Pasolini, nuova luce sulla vita del poeta
A raccontare la vita di Pier Paolo Pasolini, legate dalla voce di Battiston, gli uomini e le donne che il poeta e le sue terre le hanno conosciute e vissute. Il documentario trae ispirazione da scritti autografi del grande regista, affiancati da testimonianze della gente friulana e dai grandi amici che con Pasolini hanno condiviso il successo.
Ci sono i racconti della scrittrice Dacia Maraini, che di Pasolini fu grande amica, Emanuele Trevi, Liliana Cavani e David Grieco. Ancora, gli incontri con Totò, Alberto Moravia, Ninetto Davoli e Eduardo De Filippo che tanto influirono sulla vita e sulla poetica di Pier Paolo Pasolini. Seppur sarebbe più corretto dire le vite, perché l’esistenza di Pasolini fu tutt’altro che lineare.
Dall’infanzia indurita dalle ristrettezze economiche al difficile rapporto con il padre, estraneo e duro nei confronti dell’omosessualità, mai accettata, del figlio. Fino allo scandalo e al processo in seguito ai fatti di Ramuscello del 1949. E poi l’impegno politico e i successi letterari, la vita da artista a Roma e il passaggio alla settimana arte, quella cinematografica. Con al fianco, sempre presenti, tutte le donne della sua vita.
Le muse di Pier Paolo Pasolini
“Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore, ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore” scrisse Pier Paolo Pasolini in Supplica a mia madre, poesia che ben testimonia il rapporto d’affetto, quasi dipendenza, che il poeta ebbe con la mamma Susanna. Susanna Colussi che fu per lui rifugio e protezione, la sola in grado di comprenderlo in quel piccolo mondo antico, severo e bigotto, in cui la sua anima di artista stava stretta.
“A parte mia madre, è l’unica donna che abbia mai amato” così, invece, il poeta regista si riferiva a Maria Callas. Tra i due artisti nacque, sul set di Medea, una relazione travolgente e impossibile. Lei lo amava disperatamente, e anche lui ricambiava, a suo modo. Ma Pasolini era omosessuale e quella relazione non avrebbe potuto seguire la strada che la grande cantante sperava.
“Una straordinaria apparizione fisica, con quei grandi occhi in un volto dagli zigomi alti, dai lineamenti e dalle espressioni che rientrano perfettamente nella mia mitologia fisionomica.” (Pier Paolo Pasolini, il primo incontro con Maria Callas)
Laura Betti di Pier Paolo Pasolini fu l’alter ego sfacciato e spavaldo. Entrambi assetati di rivolta e cambiamento, Pier Paolo pativa mentre Laura combatteva. Erano gli opposti che si assomigliano e si attraggono, inseparabili, al di là della vita e della morte. Da quando Pasolini non c’è più, Betti – musa di Bertolucci, Scola e Amelio – non ha mai smesso di combattere per rendere giustizia alla memoria dell’amico.
“Diventammo subito amici, noi amici impossibili. Cioè io donna normale e tu uomo anormale, almeno secondo i canoni ipocriti della cosiddetta civiltà” scriveva Oriana Fallaci all’amico Pier Paolo Pasolini. C’era attrazione tra i due, nessuno resisteva al fascino del poeta, ma c’era soprattutto complicità artistica. Si incontravano, cenavano e leggevano poesie. Celebrando quella vita dolceamara cui sono costretti gli animi troppo grandi.
E infine Giovannona, la chiamava Pier Paolo, quella sua strana amica di Giovanna Bemporad. Unica e speciale tanto quanto lui, enfant prodige che a soli 13 anni aveva già tradotto l’Eneide, da sola in poco più di un mese. Poetessa dagli infiniti talenti, che si finse lesbica negli anni ’40 solo per fini politici, per combattere le discriminazioni. Paladina del Pride ante tempore, non stupisce che il poeta l’abbia amata perdutamente.