La Dolce Vita, 10 segreti sul capolavoro di Fellini

Tutti i segreti de “La Dolce Vita”, il capolavoro di Federico Fellini che nel 2025 compie 65 anni

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Maria Francesca Moro

Giornalista e Lifestyle Editor

Giornalista e content editor. Dalla carta al web e ai social racconta di lifestyle, cultura e spettacolo.

Pubblicato: 2 Febbraio 2025 11:38

Era il 3 febbraio 1960 quando, nei cinema dell’Italia degli anni del boom economico, fu proiettato per la prima volta La Dolce Vita. Il capolavoro di Federico Fellini che divenne simbolo di un’epoca e di uno stile di vita, rendendo la “dolce vita” italiana un sogno mondiale. A 65 anni dal debutto della pellicola che rese Marcello Mastroianni un divo indiscusso, sveliamo i segreti che si nascondono dietro il film più famoso di Cinecittà.

1. La nascita del termine paparazzo

Vi siete mai chiesti quale sia l’etimologia del termine paparazzo? Non esiste, perché la parola utilizzata per indicare i fotografi a caccia di vip non esisteva prima che la inventasse Federico Fellini. Paparazzo è il cognome del personaggio interpretato ne La Dolce Vita da Walter Santasso. Un fotografo senza scrupoli disposto a tutto pur di rubare uno scoop. Un divertente nome di fantasia che sarebbe poco dopo diventato un vero e proprio tecnicismo del giornalismo.

2. Mastroianni contro Paul Newman

Dino De Laurentiis è uno dei produttori più brillanti e lungimiranti della storia del cinema italiano, eppure si lasciò sfuggire La Dolce Vita. Anzi, il capolavoro di Fellini sancì la rottura definitiva del rapporto di lunga data che intercorreva tra regista e produttore. Causa del disaccordo fu l’antidivo Marcello Mastroianni. Secondo De Laurentiis non era adatto a interpretare Marcello, il ruolo avrebbe dovuto essere assegnato a un attore di fama internazionale, ad esempio Paul Newman. Ma Fellini fu irremovibile e, pur di avere Marcello, liquidò il suo produttore.

3. Il trucco della compagnia aerea

Negli Anni ’60 gli effetti speciali non erano certo avanzati come oggi. Come è stato possibile allora rendere così brillante e pura l’acqua della Fontana di Trevi? Il trucco è stato suggerito a Fellini da un rappresentante della compagnia aerea Scandinavian Airlines System. Lo steward fornì alla troupe la speciale tintura color verde oceano che si utilizzava durante le simulazioni degli atterraggi di emergenza in mare.

4. La muta sotto lo smoking

Oltre a essere sporca, l’acqua della Fontana di Trevi, in piena notte, era anche parecchio fredda. La coraggiosa Anita Ekberg, abituata al freddo clima del nord Europa, non ebbe tuttavia alcun problema e si gettò giocosa nonostante avesse indosso un abito leggero e scollato. Il caliente Marcelo Mastroianni, al contrario, ebbe ben più di una difficoltà e per girare la famosa scena della fontana fu costretto a scolarsi una bottiglia di vodka e indossare la muta da sub sotto lo smoking.

5. Il nuovo nome del collo alto

Lupetto, collo alto o, appunto dolcevita. Se il maglioncino si chiama così fu proprio perché in ben più di una scena lo si vide indosso all’elegantissimo Marcello de La Dolce Vita.

6. 80 set a Cinecittà

La Dolce Vita è un inno alle bellezze di Roma, eppure per le strade della capitale non ci arrivò quasi. La maggior parte delle ambientazioni furono infatti fedelmente ricostruite agli interni degli studi di Cinecittà. Da via Vittorio Veneto alla Cupola di San Pietro, fino alle case popolari di Centocelle: è tutta magistrale finzione.

7. L’ispirazione di Woody Allen

Fu grazie a La Dolce Vita che il cinema conobbe, qualche anno dopo e a un oceano di distanza, quell’altro capolavoro che prende il nome di Manhattan. Woody Allen ha infatti rivelato di essersi ispirato proprio al capolavoro di Fellini, provando a raccontare New York così come lui aveva narrato Roma.

8. La festa improvvisata

Fu totalmente improvvisata la mitica scena del fastoso party al castello. Non presente nella sceneggiatura originale, fu tirata sù all’ultimo momento da attori e regista, e girata all’interno del palazzo Giustianiani-Odescalchi a Bassano Romano.

9. Doveva essere un sequel

Il titolo La Dolce Vita si è trasformato in un modo di dire, un simbolo, uno stile di vita. Eppure, quasi non esisteva neppure. Fellini inizialmente aveva pensato al film come a un sequel de I Vitelloni. Avrebbe dovuto raccontare la storia di Moraldo dopo il suo trasferimento da Rimini a Roma e il titolo sarebbe stato appunto Moraldo in città.

10. Gli Oscar e la vittoria a Cannes

Sono parecchi i riconoscimenti ottenuti da La Dolce Vita. Il film ricevette l’Oscar per i migliori costumi nel 1962, e agli Awards di Hollywood ottenne anche 3 nomination: miglior regista, miglior sceneggiatura originale e miglior scenografia.

Al Festival di Cannes del 1960 La Dolce Vita ottenne il più alto dei riconoscimenti, la Palma d’Oro. Ai David di Donatello di quello stesso anno Fellini fu giudicato il miglior regista. Miglior attore protagonista fu Marcello Mastroianni ai Nastri d’Argento del 1961, dove il film ottenne anche il premio di miglior scenografia e miglior soggetto.