Seduta di nuovo sull’ambitissimo sgabello di Belve, Bianca Balti si lascia attraversare dalle domande taglienti di Francesca Fagnani senza perdere il sorriso, la leggerezza e quella forza gentile che solo chi ha conosciuto la malattia può davvero esibire con naturalezza. Non è più solo la top model che ha incantato le passerelle, ma una donna che ha trasformato il dolore in una dichiarazione d’amore per la vita. “Questo è stato l’anno più bello della mia vita”, confessa davanti alle telecamere, e non c’è nulla di retorico in quelle parole.
Bianca Balti a Belve: la rinascita dopo il cancro
Bianca Balti non ha paura di scherzare nemmeno quando parla del tumore ovarico che le è stato diagnosticato nel 2024. “Scriverò un libro dal titolo Come il pene mi ha guarita dal cancro” annuncia, tra il sorriso complice della conduttrice e l’incredulità di chi guarda da casa. Il riferimento, ironico e provocatorio, è al compagno Alessandro Cutrera, che definisce con una frase diventata subito virale: “Dio mi ha dato il pene migliore del mondo”. E non è solo una battuta. È un modo per dire che anche attraverso l’amore, il desiderio e il corpo si può guarire, o almeno tornare a sentirsi vivi.
Francesca Fagnani, con la sua solita vena affilata, rincara la dose: “Si annuncia come un grande testo scientifico”, commenta tra le risate. Ma sotto il tono disinvolto, Bianca racconta un percorso profondo, in cui la forza interiore ha preso il sopravvento sul timore, e la femminilità si è riscritta nella malattia, senza più doverla nascondere.
“I brand si sono tolti. Ma io c’ero”
Nel corso dell’intervista a Belve, Bianca affronta senza filtri anche il silenzio del mondo della moda durante il periodo della malattia. “Ho manifestato subito la volontà di continuare la mia vita professionale”, spiega. Ma le chiamate non sono arrivate. “I brand si sono un po’ tolti. Magari sapendo che ero malata evitavano di contattarmi. Però io volevo far vedere che c’ero”.
E quella risposta che non è arrivata subito, è arrivata solo dopo Sanremo, quando Bianca è tornata in scena con un vestito disegnato su misura per lei, con il corpo fiero, la cicatrice visibile e lo sguardo altissimo. Quella apparizione ha scosso qualcosa: da quel momento, le richieste hanno ricominciato a piovere. Ma l’assenza iniziale resta una ferita sottile. “Volevo suscitare una reazione che non c’è stata” dice con voce ferma, ma senza rabbia. Solo la delusione di chi ha dato tanto a quel mondo, e in cambio si è sentita dimenticata.
Bianca non fa nomi. Non accusa, ma non nasconde. E il suo ritorno è tanto più potente perché non è stato costruito con strategie, ma con verità. È salita sul palco con la cicatrice visibile, senza trucco narrativo. Solo lei, com’è oggi.
Una top model diversa: “Alcune brillano. Io sono tra quelle”
Nel corso dell’intervista, la Fagnani tocca anche il tema del successo, e del significato che per Bianca ha avuto essere definita una top model. “Non è come essere una modella. Alcune hanno una luce diversa. E io penso di far parte di quella categoria”. Poi aggiunge: “Altrimenti, per diventare top, devi avere una fame particolare. Alcune mie colleghe erano disposte a tutto pur di restare al top. A bazzicare, a fare”. Bianca no. Bianca ha sempre scelto. Ha lasciato, ha ricominciato, ha costruito. Anche quando il suo corpo sembrava tradirla.
Il suo percorso oggi passa anche attraverso un nuovo modo di stare in scena: meno sfilate, più parole. Non solo corpo, ma voce. Una voce femminile che osa, che ironizza, che scardina le attese, che parla di attrazione, spiritualità e rinascita con lo stesso tono in cui si parla di beauty routine. E per questo, forse, ancora più potente.
“Questo è stato l’anno più bello della mia vita”
La frase che dà il titolo al pezzo arriva in chiusura. Bianca è lì, commossa ma composta. “Più mi succedono cose difficili, più capisco la mia forza interiore. Questo è stato l’anno più bello della mia vita, e lo credo davvero”. E in quella frase c’è tutto: il dolore, la resurrezione, l’orgoglio e la tenerezza. C’è una donna che non si vergogna di essere fragile, ma nemmeno di essere forte. Che si prende il lusso di raccontare le sue crepe, i silenzi subiti, le risate liberatorie e il piacere, sì, anche quello, come forma di guarigione.