Tumori nei bambini, quanto cambia (in meglio) la prospettiva di cura

Migliorano i risultati delle terapie per i tumori in età pediatrica, gli esiti in un nuovo studio sulla sopravvivenza dei piccoli pazienti

Foto di Federico Mereta

Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

La scienza ha avuto nei giorni scorsi un’importante valutazione sulle attuali possibilità di trattamento e quindi sulla prognosi dei tumori in età pediatrica. Su Lancet Oncology è stato pubblicato il primo studio della sesta edizione di EUROCARE, il più ampio progetto di ricerca collaborativa sulla sopravvivenza al cancro in Europa.

Avviato nel 1989 su iniziativa dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e dell’Istituto Superiore di Sanità, con l’obiettivo di misurare la sopravvivenza per tumore in Europa, EUROCARE vede attualmente la partecipazione di un gran numero di registri tumori di popolazione in tutto il Vecchio Continente. È importante vedere gli esiti per capire quanto e come stiano migliorando i risultati delle terapie di queste forme, anche se persistono ancora disuguaglianze di sopravvivenza tra i diversi Paesi europei.

Cosa dicono le cifre

Nell’articolo viene descritta l’analisi dei dati relativi a circa 140mila bambini (di età compresa tra 0 e 14 anni) diagnosticati nel periodo 2000-2013, reclutati da 80 registri tumori di popolazione in 31 Paesi europei. I risultati descrivono l’85% dell’intera popolazione infantile europea. Il primo di questi risultati è che la sopravvivenza a cinque anni per tutti i tumori infantili in Europa nel periodo 2010-2014 è dell’81% ed è aumentata di tre punti percentuali dagli inizi degli anni duemila. Inoltre, dall’analisi statistica, sono emersi significativi miglioramenti di sopravvivenza nel tempo per quasi tutti i tumori. La sopravvivenza è invece rimasta stabile per osteosarcoma, sarcoma di Ewing, linfoma di Burkitt, linfoma non-Hodgkin e rabdomiosarcoma.

Se si considerano complessivamente tutti i tumori pediatrici, la sopravvivenza a cinque anni aggiustata per età varia, infatti, dal 71% all’87%. In questo confronto i paesi dell’est Europa sono spesso fanalini di coda e le maggiori disparità di sopravvivenza tra paesi Europei si evidenziano per l’osteosarcoma.

Per quanto riguarda il nostro Paese, la percentuale di sopravvivenza di tutti i pazienti pediatrici è dell’82%, con risultati ottimi per tutti i tumori analizzati e quasi sempre superiori alla media europea. Un altro risultato innovativo riportato dallo studio è la valutazione, per tutti i principali gruppi di tumori pediatrici, della sopravvivenza a lungo termine (fino a 15 anni) e la stima della frazione di guarigione. Quest’ultima è definita nello studio, riprendendo quanto evidenziato da alcuni clinici, come la proporzione di pazienti che non rischiano più di morire a causa della progressione o recidiva del tumore diagnosticato.

Va sottolineato che le neoplasie infantili, diversamente da quanto avviene per la maggior parte dei tumori rari, tra i quali vengono annoverate, sono per lo più curabili. Tuttavia, la stima statistica della percentuale di bambini effettivamente guariti dal tumore è stata finora ostacolata dalla persistenza di una mortalità a lungo termine dovuta agli effetti avversi dei trattamenti.

I dati prodotti dallo studio facilitano la stima della proporzione di bambini guariti, circa il 78% per tutti i tumori infantili in Europa, distinguendo la mortalità dovuta alla progressione del tumore da quella attribuibile agli effetti avversi dei trattamenti. Per questi pazienti, la prevenzione o la diagnosi precoce di possibili effetti tardivi del trattamento e, con minore probabilità, di tumori secondari, è stata stimata come il metodo più efficace per prevenire il rischio aggiuntivo di decessi.

Quali sono le forme tumorali più diffuse oggi

Spesso i più piccoli sono colpiti da malattie tumorali del sangue. È il caso della leucemia linfoblastica acuta, che colpisce 40 bambini l’anno ogni milione, sotto i quindici anni e rappresenta quasi il trenta per cento dei tumori in pediatria. Allo stesso modo la leucemia mieloide acuta è una patologia del sangue.

Colpisce circa otto bambini su un milione l’anno sotto i quindici anni, mentre la leucemia mieloide cronica giovanile è molto rara e compare soprattutto sotto i due anni di età. La prognosi è spesso infausta anche se il trapianto di midollo offre a volte risultati positivi.

Per quanto riguarda i linfomi Non Hodgkin ci sono pochi nuovi casi l’anno, soprattutto nel periodo della scuola elementare. La prognosi dipende ovviamente dalla gravità del quadro patologico. La malattia di Hodgkin interessa circa cinque nuovi bambini su un milione ogni anno, soprattutto dopo i dieci anni di età. Anche in questo caso la prognosi dipende dal livello di gravità del quadro.

Per quanto riguarda il tumori solidi, particolare attenzione va prestata al neuroblastoma, che compare quasi sempre entro i due anni di vita: il trattamento si basa su diversi approcci, dalla chirurgia alla chemio alla radioterapia, variamente integrati tra loro. Ancora: il sarcoma osseo compare più spesso tra dieci e i vent’anni mentre il tumore di Wilms colpisce il rene e può manifestarsi in concomitanza con altre malformazioni, come anomalie del tratto urinario.