Tumore del polmone, stop al fumo: crescono le cure anche per forme rare che colpiscono i giovani

Il fumo è la causa principale del tumore al polmone. Aumentano le cure a disposizione in particolare per la forma ALK-positivo

Foto di Federico Mereta

Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Pubblicato: 29 Maggio 2025 09:56

Nove diagnosi di tumore del polmone su dieci sono causate dal fumo di sigaretta, il che equivale, in Italia, a oltre 40mila nuovi casi nel 2023. Va ricordato che al tabacco è legato anche l’aumento di rischio di altri tipi di cancro delle vie respiratorie, come quello della laringe o faringe, o quelli che colpiscono organi dell’apparato digestivo, come pancreas e stomaco.

Detto questo, fondamentale è soprattutto giocare d’anticipo su questa patologia. Il che significa parlare con il medico se compaiono segni e sintomi che a volte vengono sottovalutati. Intanto la scienza va avanti. E il percorso di cura prevede una serie di passaggi che possono susseguirsi ma che vanno sempre modulati caso per caso, in base al tipo di tumore e alla stadiazione.

Come si affronta in generale il tumore del polmone

Le strade da seguire prevedono tradizionale la chirurgia, con cui si punta a rimuovere il tumore in maniera radicale quando è possibile, la chemioterapia che può precedere l’intervento chirurgico per ridurre le dimensioni del tumore o seguirlo, la radioterapia, localizzata e indolore, che serve ad uccidere le cellule maligne utilizzando radiazioni ad alta energia e per ridurre il rischio di recidive. Ad esempio la radioterapia associata alla chemioterapia può aiutare quando occorre aggredire un tumore non operabile ma senza metastasi.

Negli ultimi tempi si sono poi aperti spazi sempre più ampi per l’immunoterapia che sfrutta la capacità naturale del nostro sistema immunitario di attaccare le cellule maligne e soprattutto per le terapie a bersaglio molecolare10, che colpiscono in maniera selettiva bersagli specifici (mutazioni genetiche) delle cellule tumorali, inibendo la crescita e la diffusione del tumore senza danneggiare le cellule sane.

In questo senso va registrata una nuova opportunità di trattamento in presenza di tumore ALK-positivo: si tratta di una terapia a bersaglio molecolare approvata come trattamento adiuvante dopo completa resezione del tumore in pazienti adulti con carcinoma polmonare non a piccole cellule ALK-positivo ad alto rischio di recidiva. Il farmaco si chiama alectinib.

Donne a rischio e caratteristiche del tumore ALK-positivo

In Italia, nel 2023, le stime parlano di circa 44.000 nuove diagnosi di tumore del polmone. Ma in qualche modo sta cambiando la distribuzione di genere di questa forma neoplastica, vista la diffusione del fumo anche tra le donne.

Infatti se è vero che questa forma è la seconda per frequenza negli uomini, preoccupa la costante ascesa dei casi nelle donne. Attualmente rappresenta il 6% circa dei tumori femminili. Sempre stando ai dati disponibili in genere il tumore compare tra i 55 e i 75 anni, anche se si riscontrano sempre di più nuovi casi in giovani adulti di 40-50 anni.

La scienza, va detto, sta trovando soluzioni sempre nuove su questo fronte anche per migliorare sempre di più quanto accade: la percentuale di sopravvivenza a seguito di una diagnosi di tumore del polmone è inferiore a quella di altre neoplasie dal momento che difficilmente questo cancro viene individuato in fase iniziale.

Venendo specificamente alla forma per cui è disponibile la nuova terapia, il carcinoma polmonare ALK-positivo rappresenta un sottotipo della malattia, caratterizzato da un riarrangiamento del gene ALK (anaplastic lymphoma kinase). È un tipo di tumore raro che si riscontra in circa il 3-5% dei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule.

Nello stadio iniziale della malattia, circa la metà dei pazienti manifesta una recidiva dopo l’intervento chirurgico, nonostante la chemioterapia adiuvante. Colpisce solitamente pazienti più giovani, con un’età media di circa 55 anni rispetto ai circa 70 anni dei pazienti con altri tipi di tumore del polmone e dei bronchi, non fumatori, il cui processo tumorale è molto rapido, perché questa alterazione genetica è altamente proliferativa. Questi pazienti presentano inoltre un rischio più elevato di sviluppare metastasi cerebrali rispetto a chi è affetto da altre forme di tumore polmonare non a piccole cellule.

Quando può servire questa cura

Il tumore al polmone non a piccole cellule ALK-positivo in stadio iniziale è una forma rara, che colpisce tipicamente pazienti più giovani e non fumatori. “Proprio per la sua specificità, richiede un approccio mirato e personalizzato – segnala Filippo de Marinis, Presidente AIOT – Associazione Italiana di Oncologia Toracica, Direttore Divisione di Oncologia Toracica, IRCCS Istituto Europeo di Oncologia di Milano.

I risultati dello studio ALINA hanno dimostrato l’efficacia superiore di alectinib nel ridurre il rischio di recidiva di malattia rispetto alla chemioterapia standard, con un profilo di tollerabilità favorevole. Queste evidenze offrono una nuova opportunità terapeutica per i pazienti in fase precoce di malattia ALK traslocata.”

Nello stadio iniziale della malattia, circa la metà dei pazienti manifesta una recidiva – ovvero un ritorno della malattia – dopo l’intervento chirurgico, nonostante la chemioterapia adiuvante. Nei pazienti con tumore al polmone ALK-positivo in stadio iniziale, l’introduzione della medicina di precisione è una vera rivoluzione.

“Sappiamo che anche negli stadi iniziali, pur essendo la chirurgia radicale e rimanendo il gold standard di cura, la malattia non è guaribile nel cento per cento dei casi e, quando la malattia si ripresenta, per i pazienti è nuovamente un momento difficilissimo da affrontare anche a livello psicologico – spiega Silvia Novello Professoressa ordinaria di Oncologia Medica, Università degli Studi di Torino, Direttore Oncologia Medica AOU San Luigi, Presidente WALCE onlus.  Avere pertanto un farmaco nel setting adiuvante in grado di ridurre significativamente le percentuali di recidiva nei pazienti ALK positivi sottoposti ad intervento chirurgico è un vero cambiamento nello scenario dell’oncologia toracica, che porta ad un reale miglioramento del percorso di cura, dell’aspettativa e della qualità di vita dei pazienti. Questo traguardo è ancora più importante se si pensa che i pazienti ALK positivi sono spesso più giovani rispetto ai pazienti in media diagnosticati con tumore polmonare”.

Perché conta conoscere le caratteristiche delle cellule

Il tumore del polmone rappresenta sicuramente una patologia frequente e molto complessa. Grazie alle nuove tecnologie di sequenziamento del DNA, sono ormai note molte alterazioni molecolari del NSCLC che condizionano la biologia di questo tumore, alcune delle quali si realizzano nelle prime fasi di sviluppo e sono essenziali per la sua crescita e, quindi, possono rappresentare dei target terapeutici.

L’identificazione di questi target è fondamentale per poter conoscere il bersaglio di farmaci che garantiscono ai pazienti un’aspettativa di vita sorprendentemente superiore e questo è possibile solo con una corretta e tempestiva profilazione molecolare.

In questo senso, riconoscere le caratteristiche cellulari della lesione è fondamentale la differenza e assume valore per l’efficacia delle cure: i tumori al polmone non sono infatti tutti uguali; al contrario sono quelli con il più alto numero di mutazioni identificabili; come se non bastasse è anche complesso esaminarle, perché nell’area polmonare è difficile effettuare prelievi di tessuto utili a rivelare le diverse mutazioni genetiche.

I risultati ottenuti dalla ricerca in campo biologico molecolare consentono oggi di studiare simultaneamente le tante mutazioni genetiche nel tumore non a piccole cellule. Si tratta di un fattore determinante nella lotta a questa neoplasia, perché proprio sulla base dell’identikit genetico è oggi possibile utilizzare cure mirate, garantendo ai pazienti una migliore qualità e una maggiore aspettativa di vita. Insomma: sono di notevole importanza gli screening e il test precoce dei biomarcatori.

I biomarcatori sono caratteristiche delle cellule che possono essere rilevate nei tessuti o nei fluidi corporei come il sangue. Quelli del cancro possono includere alterazioni dei geni, delle proteine o del sistema immunitario e forniscono informazioni rilevanti sul sottotipo della malattia-.

Un approccio multidisciplinare può contribuire a garantire un percorso clinico mirato, indirizzando – ove opportuno – i pazienti con tumore resecabile a un trattamento adiuvante per ridurre il rischio di recidiva del tumore dopo l’intervento. Per aiutare i medici a scegliere il trattamento più adatto alla malattia di ciascun paziente vengono utilizzati i test di routine per i biomarcatori, in particolare i test PD-L1, EGFR e ALK, raccomandati dalle linee guida internazionali.

Adottare un approccio personalizzato, che tenga conto delle caratteristiche individuali del paziente e della malattia, rappresenta quindi una strategia fondamentale fin dalle fasi iniziali del tumore.

“Nel tumore al polmone, i biomarcatori giocano un ruolo centrale perché permettono di identificare precocemente i pazienti che possono beneficiare di terapie mirate, favorendo l’uso del farmaco giusto per ogni paziente come nel caso del tumore ALK positivo – illustra Luisella Righi, Professoressa associata di Anatomia Patologica, Dipartimento di Oncologia, Università degli Studi di Torino, Ospedale San Luigi Gonzaga, Orbassano (Torino). Tuttavia, il ricorso ai test molecolari, in particolare prima dell’intervento chirurgico, non è ancora una prassi consolidata. Colmare i gap esistenti è fondamentale per garantire a tutti i pazienti un trattamento personalizzato e realmente efficace sin dalle fasi iniziali della malattia”.

Le indicazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a scopo informativo e divulgativo e non intendono in alcun modo sostituire la consulenza medica con figure professionali specializzate. Si raccomanda quindi di rivolgersi al proprio medico curante prima di mettere in pratica qualsiasi indicazione riportata e/o per la prescrizione di terapie personalizzate.