Sapete cos’è il bento? Potrebbe essere definito una sorta di “schiscetta” alla giapponese. Può essere preparato in casa e confezionato con cura (e secondo chiari criteri cromatici e gustativi) in una scatola. O magari può essere acquistato già pronto in un supermercato o al ristorante. Ciò che conta, in ogni caso, è sapere che questo pasto singolo aiuta a masticare più lentamente. E probabilmente anche a controllare il peso. Ovviamente, se scegliete alimenti sani, per un pasto bilanciato.
Non solo: visto che l’occhio vuole la sua parte, colori e forma dei cibi possono aiutare per chi vuole sfruttare questo periodo per migliorare le proprie abitudini. A fare l’elogio del bento, dati alla mano, è una ricerca coordinata da Katsumi Iizuka della Fujita Health University, in Giappone, apparsa sulla rivista scientifica Nutrients.
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Bento o fast food?
Come riporta una nota dell’ateneo, Iizuka spiega in poche parole il valore del bento: “Il nostro studio dimostra che la semplice scelta del tipo di pasto giusto, come un bento invece del fast food, può prolungare naturalmente la durata del pasto e incoraggiare un’alimentazione più consapevole”.
Gli studiosi hanno valutato 41 adulti (18 uomini e 23 donne, di età compresa tra 20 e 65 anni) che hanno consumato tre pasti di prova nell’arco di diverse settimane: pizza, un bento con hamburger e bistecca, mangiato per primo con verdure, e lo stesso bento, mangiato per ultimo con verdure. I ricercatori hanno utilizzato un sensore di masticazione indossabile e un’analisi video per misurare la durata del pasto, il numero di masticazioni e bocconi e il ritmo di masticazione di ciascun partecipante. I risultati sono stati sorprendenti.
I partecipanti hanno mangiato la pizza significativamente più velocemente del bento, con durate dei pasti più brevi e meno masticazioni, indipendentemente dal fatto che le verdure fossero state mangiate per prime o per ultime.
Al contrario, i pasti bento – consumati con le bacchette e composti da singoli componenti come riso, verdure e carne – hanno favorito tempi di pasto più lunghi e una maggiore masticazione. Sorprendentemente, il numero di bocconi è rimasto costante in tutti i tipi di pasto e il ritmo di masticazione ha mostrato solo lievi ma statisticamente significative differenze.
Donne più “lente” degli uomini
Non fatevi ingannare. Anche se esisterebbe una differenza di genere nella velocità di masticazione, con gli uomini che generalmente sono più rapidi e mantengono meno il cibo in bocca rispetto alle donne, la tendenza generale è stata la stessa.
In genere, infatti, i pasti con bento hanno richiesto più tempo per essere consumati e più tempo per masticare. Ancora: i partecipanti più anziani tenderebbero a mangiare più velocemente rispetto ai più giovani. Ma attenzione. Conta molto la modalità con cui si approccia il cibo. Lo conferma lo stesso Iizuka: “Un fattore chiave che influenza la velocità del pasto è il modo in cui il cibo viene servito e consumato. I pasti bento sono serviti in piccole porzioni che devono essere prese con le bacchette, il che rallenta il processo. Al contrario, la pizza viene mangiata con le mani ed è spesso pensata per essere mangiata velocemente. Questa differenza nello stile di servizio gioca un ruolo importante nella velocità con cui le persone mangiano”.
Gli scienziati sottolineano inoltre che il ritmo di masticazione, ovvero la velocità con cui le persone masticano, è controllato dal ritmo naturale del cervello ed è meno soggetto a variazioni. Tuttavia, il numero di masticazioni e il tempo dedicato a questa attività possono variare a seconda del tipo di pasto. Mangiare lentamente, masticando più volte e facendo bocconi più piccoli, aiuta a prolungare la durata del pasto, il che è correlato a una migliore digestione e al controllo del peso.
“Se vogliamo aiutare le persone a mangiare più lentamente, dovremmo concentrarci meno sul dire loro come masticare e più sull’aiutarle a scegliere pasti che richiedono un’alimentazione più lenta e consapevole; questo potrebbe essere uno strumento semplice ma efficace nella nostra lotta contro l’obesità e le malattie correlate – conclude l’esperto”.
Il cervello dice di masticare veloci?
Calma a tavola. quindi. Pranziamo lentamente, meglio se in compagnia, evitando di ricorrere al classico panino ingurgitato in tutta fretta. Anche perché la masticazione continua pesa sull’assunzione del cibo e sul bisogno di alimentarci. Addirittura, il cervello governerebbe questo meccanismo, agendo sul rischio di comportamenti compulsivi e di sovrappeso. Lo dice uno studio condotto dagli esperti del Laboratorio di Genetica Molecolare dell’Università Rockfeller, pubblicato su Nature.
Gli scienziati hanno identificato un semplice circuito che mette in collegamento attraverso tre neuroni (definiti BDNF) l’ormone che segnala che abbiamo appetito con la masticazione mascellare. Il tutto passa alcune cellule nervose che si trovano all’interno dell’ipotalamo. Proprio questa zona dell’organo che si trova nel cranio, in caso venga danneggiata, può condurre all’obesità.
Cosa succede se si inibiscono i neuroni BDNF? Siamo ancora al livello di sperimentazione sugli animali, ma ci sono già osservazioni molto interessanti. Se questi neuroni vengono silenziati, infatti, gli animali tendono a consumare una maggior quantità di alimenti. Ma non basta.
La mascella in queste circostanze è portata a masticare, anche senza che ci siano stimoli legati all’appetito, agli alimenti o altro che potrebbero far pensare che è l’ora del pasto. Al contrario, se questi neuroni vengono stimolati la mascella non mastica e si riduce l’assunzione di cibo. Insomma, anche la mascella entra nel gioco dei meccanismi che portano alla fame. E forse, bento o meno, abituandoci a mangiare più lentamente potremmo aiutare il nostro metabolismo e dil nostro benessere.