Sindrome dell’ovaio policistico, quando si può sospettare la PCOS

Settembre è il mese dedicato alla sensibilizzazione sulla sindrome dell'ovaio policistico: come si manifesta, come prevenirla e curarla

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

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Colpisce quasi una donna su dieci in età fertile. E spesso non viene nemmeno riconosciuta, tanto che l’OMS ricorda che quasi sette casi su dieci non sono diagnosticati. Comporta un problema legato alla disfunzione dell’apparato endocrino e del metabolismo. Queste sono le caratteristiche di un disturbo ormonale, la sindrome dell’ovaio policistico.

Settembre rappresenta il mese dedicato alla sensibilizzazione su questa condizione, che può comportare, tra l’altro, un incremento del rischio di problematiche metaboliche come il diabete o anche di sviluppare patologie dell’apparato cardiovascolare.

Perché si verifica la PCOS

Non c’è ancora una completa chiarezza sulle possibili cause della sindrome dell’ovaio policistico. Probabilmente si tratta di una condizione che nasce per la concomitanza di diversi fattori, dal malfunzionamento del sistema riproduttivo legato a squilibri metabolici fino ad elementi genetici e ambientali, che tendono quindi non solo a far sviluppare la condizione, ma anche ad un suo automantenimento.

Di certo che i fattori ormonali contano, eccome. Le ovaie e le ghiandole che ne regolano l’attività (ipofisi e ipotalamo) producono un eccesso di androgeni, causando acne, irsutismo e, talvolta, perdita di capelli.

Sul fronte metabolico, si verifica un eccesso dell’insulina dovuto alla resistenza cellulare, che stimola la produzione di androgeni e può ostacolare l’ovulazione. A questi elementi si aggiunge anche un’infiammazione di basso grado: anche questa condizione può favorire la produzione di androgeni da parte delle ovaie e, nel tempo, contribuire a problemi cardiovascolari.

Infine, oltre alla predisposizione genetica, sicuramente sovrappeso o vera e propria obesità aumentano il rischio di manifestare la sindrome. Ne è una prova indiretta il fatto che la perdita di peso può favorire il ripristino dell’ovulazione.

Quando si può sospettare la PCOS

Cicli mestruali irregolari o assenti, acne persistente, crescita eccessiva di peli su viso e corpo, diradamento dei capelli e difficoltà a concepire, sono solo alcuni dei segnali possibili della Sindrome dell’ovaio policistico. I sintomi possono variare da donna a donna e comparire gradualmente, rendendo la condizione difficile da riconoscere. Va però ricordato che la PCOS si manifesta spesso durante la pubertà, con i primi cicli mestruali, ma può comparire anche più tardi.

I sintomi sono vari e spesso rendono difficile una diagnosi precisa. Di solito la condizione viene diagnosticata quando sono presenti almeno due dei seguenti elementi: cicli mestruali irregolari con pochi flussi all’anno, intervalli lunghi tra un ciclo e l’altro o mestruazioni abbondanti; eccesso di ormoni maschili: crescita di peli in zone maschili, acne grave o perdita di capelli; ingrossamento ovarico con più follicoli e possibile assenza di ovulazione. Ovviamente, nelle donne che sono in forte sovrappeso, i disturbi possono essere più evidenti.

“Di norma la sindrome dell’ovaio policistico, o PCOS, si manifesta durante l’adolescenza – spiega Marco Grassi, ginecologo dell’Ospedale ‘C. e G. Mazzoni’ di Ascoli Piceno. È un disturbo ormonale cronico che non può essere curato, ma solo gestito. È caratterizzato da squilibri ormonali, livelli eccessivi di androgeni e cisti ovariche, con cicli irregolari e mancanza di ovulazione, che rendono più difficile il concepimento. Motivo per cui la PCOS è uno dei fattori che incidono maggiormente sulla fertilità femminile.

Gli esami del sangue possono aiutare a identificare alterazioni ormonali caratteristiche come l’aumento dei livelli di testosterone, che regola la crescita dei capelli, di estrogeni, che stimolano l’endometrio, dell’ormone luteinizzante (LH), fondamentale per l’ovulazione, dell’insulina, coinvolta nel metabolismo energetico, e dell’ormone antimulleriano, indicatore della riserva ovarica”.

Perché va riconosciuta ed affrontata

La sindrome dell’ovaio policistico può aumentare, come detto, il rischio di sviluppare altre patologie come diabete di tipo 2, ipertensione, ipercolesterolemia. Questo comporta un profilo di rischio cardiovascolare specifico, con maggior attenzione alla prevenzione di patologie a carico di cuore ed arterie. Inoltre questa condizione può influire sulla possibilità di sviluppare un tumore dell’endometrio.

Oltre agli effetti fisici, può avere un impatto psicologico significativo generando ansia, depressione e percezione negativa dell’immagine corporea sono frequenti. Sul fronte delle cure, occorre sempre affidarsi allo specialista. “Non esiste una cura definitiva ma i sintomi possono essere gestiti – chiarisce Grassi. Nelle donne con PCOS che non desiderano una gravidanza, per ridurre gli ormoni androgeni circolanti e le irregolarità mestruali, si prescrive di solito una terapia ormonale a base di estrogeni e progestinici.

Le terapie combinate con estrogeni/progestinici più un antiandrogeno (ad esempio, spironolattone, ciproterone acetato) aiutano a ridurre gli androgeni e i sintomi correlati come l’irsutismo e l’acne. Solitamente la terapia ormonale viene per via orale, in alternativa, è possibile anche utilizzare un cerotto o un dispositivo vaginale.

Una altra scelta terapeutica è rappresentata dall’inositolo: è un elemento chiave, poiché promuove una corretta ovulazione. l’inositolo è una sostanza naturale utile a correggere i disturbi endocrino-metabolici legati alla sindrome dell’ovaio policistico (iperandrogenismo, iperglicemia, aumentata resistenza insulinica), ma la scelta dipende dalle esigenze individuali”.

Conta comunque molto la prevenzione. Anche se non esiste una cura definitiva, adottare abitudini corrette può aiutare a restare in salute, a ridurre la comparsa dei sintomi e a gestirli nel tempo Alimentazione bilanciata, attività fisica regolare e controllo del peso sono elementi fondamentali.

Seguire una dieta ricca di frutta, verdura, cereali integrali e legumi, limitando zuccheri e grassi poco salutari, sostiene il benessere generale. Muoversi con costanza, evitare fumo e alcol e rispettare le indicazioni mediche completano il sostegno necessario per migliorare l’equilibrio ormonale e le condizioni fisiologiche – conclude l’esperto”.

Le indicazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a scopo informativo e divulgativo e non intendono in alcun modo sostituire la consulenza medica con figure professionali specializzate. Si raccomanda quindi di rivolgersi al proprio medico curante prima di mettere in pratica qualsiasi indicazione riportata e/o per la prescrizione di terapie personalizzate.