Sepsi: cos’è, cause e sintomi

La sepsi può causare conseguenze, anche gravi, a carico di organi e tessuti. Scopri quali sono i sintomi, le cause e i trattamenti di questa complicanza di un’infezione.

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Federico Beretta

Medico chirurgo

Medico Chirurgo abilitato, da anni collabora con diversi magazine online e si occupa di divulgazione medico/scientifica.

Pubblicato: 17 Luglio 2023 09:17

I microrganismi appartengono a famiglie differenti, tra cui riconosciamo virus, batteri e funghi. Alcuni di questi sono patogeni, cioè in grado di causare una malattia nell’uomo, e possono essere  presenti nell’aria e sulle superfici comuni, per questo motivo è facile ritrovarsi a dover contrastare i sintomi di un’influenza o di un’altra patologia infettiva. Queste malattie, una volta contratte, in genere, non portano a conseguenze importanti: grazie ad una terapia farmacologica adeguata e al riposo, possiamo facilmente debellare il patogeno responsabile dell’infezione e ritornare alle attività di tutti i giorni. In questi casi, il sistema immunitario riesce a difendersi dall’attacco senza provocare danni ad altri organi. Tuttavia, un’infezione può anche (seppur raramente) evolvere dando complicanze  gravi, come la sepsi.

Che cos’è la sepsi

Non sempre la risposta infiammatoria del nostro organismo all’azione di batteri e virus è adeguata. Quando questa è eccessiva, infatti, si possono verificare danni permanenti ad alcuni tessuti e organi. È ciò che accade con la sepsi, una complicanza grave di un’infezione. Viene comunemente confusa con la setticemia, che invece costituisce l’invasione batterica del sangue.

La sepsi può colpire chiunque, ovvero qualunque soggetto abbia un’infezione in corso: dai neonati agli anziani, seppure la presenza di alcuni fattori e di malattie preesistenti può aumentare il rischio di sviluppare questa complicanza.

Si tratta di un fenomeno globale, la cui incidenza annua oscilla tra i 47 e i 50 milioni di casi. Inoltre, il 20% circa dei decessi a livello mondiale sono associati alla sepsi.

Quali sono le cause della sepsi

Come accennato, la sepsi si verifica per l’azione di patogeni (nella maggior parte dei casi si tratta di batteri), i quali, dopo aver prodotto un processo infettivo in una zona circoscritta dell’organismo, possono migrare nel flusso sanguigno, provocando una condizione sistemica.

Normalmente, l’infezione è localizzata, ma se il sistema immunitario non riesce a far fronte all’attacco esterno, i patogeni raggiungono rapidamente il resto dell’organismo (infezione generalizzata). Questa condizione porta a una risposta infiammatoria diffusa e molto importante, al punto che il sistema immunitario stesso, tramite complesse interazioni tra il microrganismo e le cellule che lo compongono, può danneggiare l’organismo e ostacolare il fisiologico flusso del sangue. In questo modo, organi e tessuti non ricevono i nutrienti e l’ossigeno necessari, riportando danni.

Tra le tipologie di infezioni che possono portare a sviluppare la sepsi rientrano:

  • quelle cutanee o dei tessuti molli;
  • l’endocardite (infezione che interessa il tessuto che ricopre le pareti interne delle camere cardiache);
  • quelle dell’apparato urinario;
  • quelle dell’addome, come l’appendicite, la colecistite, la diarrea infettiva;
  • quelle a carico delle ossa;
  • la meningite;
  • l’encefalite;
  • la polmonite;
  • la peritonite;
  • quelle che possono svilupparsi dopo aver subìto un intervento chirurgico.

Inoltre, trattamenti con farmaci che alterano la risposta immunitaria, come anche ferite gravi, ustioni e l’aver utilizzato dispositivi a permanenza, come un catetere, un accesso venoso o arterioso o un dispositivo per la respirazione artificiale (ad esempio per eseguire un intervento chirurgico), possono favorire l’insorgenza di una sepsi.

Quali sono i sintomi della sepsi

La sepsi è un’emergenza medica e in quanto tale necessita di un intervento ospedaliero immediato. Meglio quindi, una volta osservati i primi sintomi, non attendere che evolvano ma recarsi immediatamente presso il pronto soccorso più vicino.

Sintomi della sepsi nei bambini con meno di 5 anni

I segnali che devono far sospettare la presenza di sepsi sono:

  • convulsioni;
  • respiro accelerato;
  • sonnolenza;
  • pelle pallida o di colore bluastro;
  • febbre alta (oltre i 38 gradi) o temperatura bassa (sotto i 36 gradi);
  • assenza di pipì;
  • perdita di appetito;
  • rigidità del collo;
  • perdita del tono muscolare;
  • irritabilità.

Oltre a questi, che sono i più frequenti, la sepsi può manifestarsi anche con altri sintomi. In caso di dubbio, rivolgiti tempestivamente al Pediatra di fiducia o ai servizi di emergenza.

Sintomi della sepsi negli adulti

Occorre prestare particolare attenzione quando emergono:

  • brividi e febbre (elevata e prolungata nel tempo);
  • pelle bluastra o marezzata;
  • stato confusionale acuto;
  • difficoltà nell’articolare le parole;
  • fiato corto;
  • assenza di urina per tutto il giorno.

A questi sintomi possono associarsi anche altri che indicano l’evoluzione della sepsi verso uno shock settico, ovvero una brusca riduzione della pressione arteriosa, come:

  • difficoltà a respirare;
  • senso di disorientamento;
  • debolezza;
  • perdita di coscienza;
  • vomito/nausea.

Quali sono i fattori di rischio della sepsi

Contrarre un’infezione qualsiasi, può portare alla sepsi, ma ci sono alcuni fattori che possono aumentare le possibilità che questa evenienza si verifichi, come:

  • il fumo. Aumenta il rischio di contrarre infezioni delle vie respiratorie e la probabilità che queste diano una sepsi;
  • una gravidanza;
  • la predisposizione genetica;
  • l’età (è più frequente nei neonati e negli anziani);
  • la presenza di malattie, come il diabete;
  • le patologie a carico dei reni;
  • l’assunzione di farmaci che alterano la risposta immunitaria come i corticosteroidi o la chemioterapia;
  • traumi e incidenti che possono provocare ferite (specie se profonde);
  • un sistema immunitario debole;
  • una degenza ospedaliera lunga.

Quali sono i soggetti più a rischio sepsi

Chiunque può sviluppare la sepsi, ma ci sono soggetti che presentano qualche rischio in più come:

  • chi non ha la milza;
  • chi ha un sistema immunitario debole, come gli individui con infezione da HIV e i diabetici;
  • soggetti con malattie croniche a carico di cuore, fegato, polmoni;
  • gli adulti di oltre 60 anni;
  • i bambini al di sotto dei 12 mesi;
  • chi ha già avuto la sepsi;
  • chi è affetto da un cancro, poiché presenta un rischio 10 volte maggiore di sviluppare una sepsi.

Quali sono le complicazioni della sepsi

La sepsi può, a sua volte, portare a complicazioni gravi, come:

  • lo shock settico. L’infezione può causare un’insufficienza cardiocircolatoria tale da provocare un crollo della pressione sanguigna (shock). Di conseguenza, alcuni organi possono smettere di funzionare, tutti insieme o uno alla volta;
  • decesso.

Diagnosi della sepsi

La diagnosi passa attraverso una visita specialistica volta a rilevare la presenza di un’eventuale infezione. In più vengono monitorati:

  • la frequenza cardiaca e respiratoria;
  • la temperatura del corpo.

Si procede, poi, con gli esami del sangue utili per rilevare la presenza di una possibile infezione e gli esami colturali che possono aiutare a stabilire quale microrganismo l’abbia causata. Ulteriori test sono utili per valutare il danno che la sepsi ha procurato a livello dei diversi organi.

Se non si riesce a stabilire con certezza quale sia la sede dell’infezione, è possibile ricorrere agli esami di diagnostica per immagini come:

  • la radiografia, che evidenzia possibili infezioni ai polmoni;
  • l’ecografia, per rilevare, ad esempio, le infezioni renali;
  • la risonanza magnetica. Restituisce immagini in 3D che rilevano infezioni di ossa e tessuti molli;
  • la tomografia computerizzata, utile per rivelare infezioni agli organi addominali.

Quali sono i trattamenti della sepsi

La sepsi è una condizione che necessita di una terapia ospedaliera immediata. Prima la si riconosce, prima è possibile intervenire, aumentando così le probabilità di recupero completo e privo di esiti a lungo termine. Il trattamento ospedaliero diventa indispensabile poiché questa complicanza può sfociare in conseguenze gravi che richiedono misure salvavita finalizzate a stabilizzare l’attività del cuore e quella respiratoria.

In generale, il trattamento dipende dalla gravità della situazione, dagli organi coinvolti e dai danni che si sono già verificati.

La somministrazione di farmaci è indicata per trattare la stessa sepsi e, eventualmente, lo shock settico. Possono essere impiegati, in base alle necessità:

  • È il primo step e in una fase iniziale si impiegano quelli ad ampio spettro. Nel frattempo, vengono eseguiti i test per rilevare il batterio responsabile dell’infezione: questo consente in un secondo momento di intervenire somministrando un antibiotico mirato;
  • Facilitano il mantenimento di un’adeguata pressione sanguigna riducendo la possibilità che si sviluppino danni organici;
  • liquidi per via endovenosa, per contrastare l’insufficienza renale e la disidratazione.

A questi, possono essere associati altri farmaci, come gli antidolorifici, dopo aver valutato attentamente le condizioni di salute del paziente.

In alcuni casi, si possono riscontrare delle difficoltà respiratorie tali da richiedere un supporto (ventilazione meccanica) che aiuti il paziente a respirare. L’intervento di tipo chirurgico è una possibile opzione per eliminare, ad esempio, tessuti infetti o morti.

Cosa fare dopo la sepsi

I tempi di recupero sono variabili e dipendono da fattori quali le condizioni di salute generali, la gravità della sepsi o se il paziente è stato ricoverato in terapia intensiva.

La riabilitazione inizia, a volte, anche in ospedale dove si riceve assistenza nel compiere semplici movimenti e nello svolgere attività per la cura della propria persona. Segue poi un piano riabilitativo, studiato in maniera personalizzata per il paziente, da seguire con attenzione per evitare ricadute. Dopo la dimissione dall’ospedale, potrebbero verificarsi alcuni sintomi come:

  • disturbi del sonno;
  • debolezza muscolare;
  • umore deflesso;
  • difficoltà nel ragionare in modo lucido;
  • astenia;
  • ansia;
  • difficoltà nel concentrarsi;
  • difficoltà a deglutire.

Questo accade perché l’organismo necessita di tempi di recupero che bisogna rispettare. Meglio procedere gradualmente, evitando sforzi importanti e contattando il medico in presenza di sintomi che destano preoccupazione. Ecco cosa fare:

  • stabilire piccoli obiettivi settimanali, come vestirsi e lavarsi in autonomia;
  • riposare;
  • mantenersi in contatto con i propri familiari e amici;
  • seguire un regime alimentare bilanciato e sano, preferendo alimenti come frutta, verdura, cereali;
  • riprendere l’attività fisica in maniera graduale e sotto opportuno controllo medico.

In genere, i sintomi che permangono a seguito di una sepsi migliorano con il passare del tempo. Sono molti gli individui che si riprendono totalmente tornando a svolgere le attività quotidiane come prima dell’episodio. Nonostante ciò, è bene monitorare il proprio stato di salute poiché chi ha già avuto la sepsi presenta maggiori probabilità di svilupparla nuovamente. In altri casi, invece, il recupero potrebbe richiedere diversi mesi o anche anni, e gli effetti post-sepsi potrebbero perdurare per diverso tempo.

Come prevenire la sepsi

Evitare di contrarre infezioni è la migliore strategia per prevenire la comparsa della sepsi. Sono disponibili diversi vaccini, indicati a seconda delle proprie condizioni di salute, contro i batteri che possono potenzialmente innescare questa complicanza.

Un altro modo per prevenire l’infezione, semplice e allo stesso tempo valido, è lavarsi le mani con frequenza impiegando acqua pulita e un detergente specifico.

Anche avere consapevolezza sulla sepsi costituisce un’arma potente per contrastarla: sapere che cos’è, quali sono le cause e le conseguenze a cui può portare e come prevenirla, aiuta infatti a contenerne lo sviluppo. Proprio per questo motivo, il 13 settembre ricorre ogni anno la Giornata Mondiale della Sepsi, un’iniziativa finalizzata ad accrescere la conoscenza su questa condizione, spesso mortale.

In conclusione, la sepsi è una complicanza grave di un’infezione che può provocare danni seri e irreparabili all’organismo. Riconoscere i sintomi e diagnosticarla in breve tempo, può prevenire conseguenze gravi e salvare la vita del soggetto.

 

Fonti bibliografiche