La schizofrenia, termine che ha radici nella lingua greca e significa “mente scissa”, indica una condizione in cui la persona interessata trova difficoltà nel distinguere ciò che è reale da ciò che è frutto dell’immaginazione.
Questa patologia psichiatrica influisce profondamente sull’auto-percezione e può avere effetti negativi sulle relazioni interpersonali e sulle attività quotidiane.
La malattia incide su diversi aspetti cognitivi e emotivi, tra cui percezione, memoria, attenzione, apprendimento ed emozioni. Coloro che ne sono affetti possono sperimentare allucinazioni uditive, come sentire voci inesistenti per gli altri, o deliri, come il convincimento che i propri pensieri siano noti ad altri.
In certi casi, la schizofrenia può condurre a deliri paranoici, come il sospetto che ci sia un complotto contro di sé. Tali pensieri possono essere fonte di grande ansia e innescare stati di significativa agitazione.
Indice
Epidemiologia e fattori di rischio della schizofrenia
La schizofrenia è una complessa e sfaccettata patologia psichiatrica che sfida la comprensione medica e societale da decenni. Caratterizzata da una distorsione del pensiero, della percezione e delle emozioni, la sua epidemiologia mostra un’incidenza globale stimata intorno allo 0,5-1% della popolazione, senza significative differenze di genere.
In Italia vi sono circa 245.000 persone che soffrono di questo disturbo, senza distinzione alcuna di ceto sociale. La diagnosi precoce è essenziale, poiché si è osservato che il trattamento tempestivo può influenzare il decorso della malattia.
Il disturbo si manifesta comunemente nella tarda adolescenza o all’inizio dell’età adulta, ma può comparire in qualsiasi periodo della vita. La schizofrenia è influenzata da un intreccio di fattori genetici e ambientali. I fattori di rischio includono storia familiare di schizofrenia, complicazioni durante la gravidanza o il parto, esposizione a virus o malnutrizione in utero, uso di sostanze psicoattive durante l’adolescenza e stress psicosociale.
Sintomi della schizofrenia
I sintomi si dividono in tre categorie principali: positivi, negativi e cognitivi. I sintomi positivi includono allucinazioni (soprattutto uditive), deliri, pensiero disorganizzato e comportamenti bizzarri. I sintomi negativi si riferiscono a una diminuzione o perdita di capacità e motivazione, come appiattimento affettivo, alogia (povertà del discorso) e avolizione (mancanza di iniziativa). I sintomi cognitivi implicano problemi di memoria, attenzione e funzioni esecutive.
Disturbi positivi
I sintomi positivi della schizofrenia includono:
- allucinazioni, le quali possono coinvolgere l’udito, la vista, l’olfatto, il gusto e il tatto. A verificarsi con più frequenza sono, però, le allucinazioni uditive: voci che dialogano tra di loro o commentano le azioni della persona. Attraverso esami di risonanza magnetica a livello del cervello, si è scoperto che quest’ultimo scambia le voci generate internamente, attraverso l’immaginazione, per voci reali provenienti dall’ambiente esterno e udite attraverso l’orecchio
- deliri, come manie di persecuzione e di grandezza (ad esempio, pensare di essere un illustre personaggio storico)
Altri sintomi che possono essere annoverati tra i positivi o, secondo altri schemi di classificazione, in una terza categoria chiamata disorganizzazione, includono:
- incapacità di organizzare il proprio pensiero in modo logico
- comportamento bizzarro e disorganizzato; le persone malate di schizofrenia possono comportarsi in modo poco adeguato o diventare molto agitate in modo apparentemente ingiustificato. Possono anche avere la sensazione che i loro pensieri siano controllati da un’altra persona.
Disturbi negativi
I sintomi negativi della schizofrenia, di solito, compaiono ad alcuni anni dal primo episodio acuto della malattia. La persona schizofrenica tende a perdere interesse per il mondo circostante. Il soggetto tende a diminuire sempre più i propri rapporti sociali, fino al completo isolamento.
Di regola, questi disturbi appaiono in maniera graduale e peggiorano lentamente. Possono contemplare:
- apatia, in molti casi è necessario incoraggiare e indurre le persone malate a eseguire attività anche semplici come curare l’igiene personale
- appiattimento emotivo
- impoverimento del linguaggio
- incapacità di prendere decisioni
- difficoltà a rimanere concentrati
- mancata interazione con l’interlocutore
I disturbi negativi sono più complessi da identificare poiché hanno un decorso lento e graduale. Soprattutto all’inizio possono essere confusi con una normale crisi adolescenziale.
Nella schizofrenia possono anche essere presenti disturbi del pensiero ed evidenti limitazioni cognitive, con riferimento particolare alla memoria, all’attenzione e alla capacità di risolvere i problemi.
Decorso clinico e diagnosi della schizofrenia
La schizofrenia è tipicamente cronica e può comportare significativi problemi funzionali. Il decorso può variare da episodi acuti di psicosi con periodi di remissione, a situazioni di cronicità con deterioramento progressivo. La rilevanza dei sintomi negativi e cognitivi è particolarmente associata a una peggiore prognosi funzionale.
La diagnosi di schizofrenia si basa principalmente sull’osservazione clinica dei sintomi e sulla storia personale e familiare del paziente. Secondo i criteri del DSM-5, manuale di riferimento per le diagnosi di malattie psichiatriche, è necessario il manifestarsi di sintomi per un periodo di almeno sei mesi, con la presenza di sintomi attivi (come allucinazioni o deliri) per almeno un mese.
Negli ultimi anni, la ricerca si è orientata verso l’identificazione di marcatori biologici per una diagnosi più precoce e precisa. La risonanza magnetica funzionale (fMRI) e altre tecniche di imaging neurologico hanno evidenziato alterazioni in specifiche aree cerebrali e nella connettività neurale in pazienti con schizofrenia. Tuttavia, al momento nessun esame strumentale è stato universalmente accettato come strumento diagnostico indipendente.
Trattamento della schizofrenia
Il trattamento della schizofrenia è multifocale. Gli antipsicotici rimangono la colonna portante della gestione farmacologica, mirando a ridurre i sintomi psicotici. Sono utilizzati sia gli antipsicotici di prima generazione (tipici) che quelli di seconda generazione (atipici), che hanno un profilo di effetti collaterali diverso. I trattamenti non farmacologici includono la terapia cognitivo-comportamentale (CBT), la riabilitazione psicosociale e le terapie familiari, che si concentrano sull’aiutare i pazienti a sviluppare le abilità sociali e di coping.
Inoltre, le recenti linee guida suggeriscono un approccio integrato che comprende l’intervento precoce e il trattamento continuativo, personalizzato sulle esigenze individuali del paziente. Questo modello di cura ha lo scopo di non solo trattare i sintomi ma anche migliorare la qualità della vita e promuovere il recupero funzionale.
Conclusione
Nonostante i passi da gigante compiuti nella comprensione e nel trattamento della schizofrenia, permangono sfide significative. L’adesione al trattamento è complicata dagli effetti collaterali dei farmaci e dallo stigma sociale ancora troppo diffuso. La ricerca continua a indagare sulle basi neurobiologiche e sulla possibilità di interventi più mirati e personalizzati, con l’obiettivo di ottimizzare le strategie terapeutiche e migliorare le prospettive a lungo termine per chi è affetto da questa condizione.
Fonti bibliografiche:
- Mayo Clinic, Schizophrenia
- American Psychiatric Association, What is Schizophrenia?
- SAMHSA, Schizophrenia
- WHO, Schizophrenia
- NIH, Schizophrenia