Tra le malattie neurodegenerative più diffuse rientrano il morbo di Alzheimer e il morbo di Parkinson. Quest’ultimo, rappresenta una patologia che, solo in Italia, affligge oltre 230.000 persone, per lo più uomini. Il numero potrebbe aumentare in modo esponenziale nei prossimi decenni, per via del graduale allungamento dell’aspettativa di vita.
In genere, la malattia insorge nei soggetti con oltre 60 anni, ma non mancano casi (circa il 5-10%) in cui i primi sintomi si manifestano anche prima di aver raggiunto questa età. In quest’ultimo caso si tratta di una forma ad esordio precoce, spesso legata a fattori ereditari o ad alterazioni specifiche di alcuni geni.
Indice
Che cos’è il morbo di Parkinson
Si tratta di una malattia neurodegenerativa con una sintomatologia che va progressivamente peggiorando con il trascorrere del tempo. Colpisce il sistema nervoso e si sviluppa in differenti fasi: da quella iniziale in cui sono presenti segnali che non compromettono la qualità di vita e l’autonomia del soggetto, tanto che spesso passano quasi inosservati, fino alle fasi più avanzate, in cui i sintomi diventano invalidanti. Il morbo (o malattia di Parkinson), prende il nome dal medico che la prima volta lo descrisse ad inizio Ottocento.
Quali sono i sintomi del morbo di Parkinson
Questa patologia presenta sintomi comuni nella maggior parte dei soggetti, ma possono essere presenti anche manifestazioni particolari. I primi segnali possono essere di lieve entità, tanto da non essere presi in considerazione e passare inosservati. Ad essere colpito è spesso, in prima istanza, un solo lato del corpo, spesso quello che presenterà anche successivamente i segnali peggiori, ma ben presto i sintomi si estendono anche sull’altro lato del corpo.
Il morbo di Parkinson provoca movimenti incontrollabili e involontari, ad esempio:
- tremore durante lo stato di riposo, che si accentua in condizioni di ansia. Di solito coinvolge la mano o le dita, ma possono riguardare anche la mascella, la testa, le gambe e le braccia;
- difficoltà nel movimento e nella coordinazione, che si traduce nell’eseguire i movimenti in modo lento (bradicinesia). In uno stadio avanzato della malattia, anche semplici azioni diventano difficili da svolgere e possono richiedere più tempo del previsto. Ad esempio, può essere arduo alzarsi da una sedia o si ha la tendenza a trascinare i piedi mentre si cammina;
- rigidità muscolare, che può provocare dolore e limitare i movimenti;
- problemi di equilibrio.
In genere, mani e piedi sono le prime parti del corpo che vengono colpite dalla sintomatologia. I sintomi tendono poi a peggiorare, man mano che la malattia progredisce. Questo comporta lo sviluppo di ulteriori segnali come:
- difficoltà nel camminare;
- parlare con lentezza;
- disturbi del sonno;
- difficoltà a deglutire;
- cambiamenti a livello mentale e comportamentale;
- difficoltà nella memoria;
- senso di affaticamento;
- difficoltà a pianificare e a portare al termine i compiti abituali;
- depressione;
- postura compromessa, in quanto si tende ad incurvarsi e ad abbassarsi.
I primi sintomi del morbo di Parkinson sono subdoli e non molto evidenti, però i familiari dei soggetti affetti potrebbero notare alcuni campanelli d’allarme, in particolare se il proprio caro presenta difficoltà ad alzarsi dalla sedia e nel muovere gli arti, o se inizia a scrivere e a parlare più lentamente.
Quali sono le cause del morbo di Parkinson
Non sono del tutto note le cause che provocano lo sviluppo di questa malattia degenerativa, tuttavia, resta l’ipotesi che svolgano un ruolo importante un insieme di fattori genetici e ambientali. Tra questi ci sono:
- l’esposizione a pesticidi, prodotti chimici industriali, metalli;
- lo stile di vita;
- l’ereditarietà;
- le infezioni, come alcune forme di encefalite;
- le lesioni cerebrali.
Nello specifico, i sintomi più importanti del morbo di Parkinson si manifestano quando alcune cellule nervose che producono la dopamina (una sostanza chimica che funge da neurotrasmettitore), si deteriorano e muoiono. Questa condizione comporta una compromissione della capacità produttiva della dopamina, provocando problemi nel movimento.
Inoltre, ad essere interessati da questa degenerazione sono anche le terminazioni nervose che producono la norepinefrina, un neurotrasmettitore rilasciato dal sistema nervoso centrale e dal sistema nervoso simpatico,adibito al controllo di funzioni importanti come la gestione della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna.
Questo spiegherebbe l’affaticamento e la pressione sanguigna irregolare, ovvero alcuni dei sintomi del morbo di Parkinson. Inoltre, molte cellule cerebrali di soggetti con morbo di Parkinson contengono corpi di Lewy, aggregati della proteina alfa-sinucleina.
Diagnosi del morbo di Parkinson
La diagnosi di questa malattia è clinica. Il medico specialista (un neurologo) raccoglie le informazioni utili per la diagnosi ascoltando la storia del paziente, valutando i sintomi e la loro gravità, eseguendo un esame obiettivo neurologico e generale. Se i sintomi subiscono un miglioramento a seguito di una terapia farmacologia specifica, si può ragionevolmente diagnosticare il morbo di Parkinson.
Ci sono condizioni con sintomi simili a quelli del morbo di Parkinson che potrebbero essere confuse erroneamente con questa patologia: per questo motivo la risposta farmacologica è un indizio importante. A volte la diagnosi potrebbe non essere immediata, ma richiedere del tempo.
Quali sono i trattamenti del morbo di Parkinson
Ad oggi, non ci sono cure definitive per questa malattia degenerativa. Sono disponibili, però, diversi trattamenti volti a ridurre e a controllare i sintomi, come quelli farmacologici, a cui vengono associati cambiamenti nello stile di vita. Ogni paziente può presentare una combinazione diversa di sintomi, per questo motivo la terapia deve essere personalizzata. Ecco i principali trattamenti del morbo di Parkinson:
- Ce ne sono diversi, tra cui quelli che vengono somministrati con l’obiettivo di aumentare il livello di dopamina, che come abbiamo accennato, è ridotto nei pazienti con il morbo di Parkinson. Altri medicinali, invece, hanno effetti su altri neurotrasmettitori e aiutano a controllare i sintomi legati alle difficoltà nel movimento. La terapia principale per il morbo di Parkinson è costituita dalla levodopa, precursore del neurotrasmettitore dopamina, che viene impiegata dalle cellule nervose per produrre la dopamina. La terapia con levodopa può causare alcuni effetti collaterali come bassa pressione sanguigna, nausea, vomito, irrequietezza: ecco perché viene spesso associata all’assunzione della carbidopa, che al contrario, li riduce. È importante non interrompere bruscamente l’assunzione di levodopa perché potrebbero manifestarsi effetti collaterali gravi. Altri medicinali, che possono essere prescritti dal medico, sono quelli che riducono i tremori e i movimenti involontari (gli anticolinergici) o ancora gli inibitori enzimatici che aumentano la quantità di dopamina rallentando gli enzimi che scompongono la dopamina nel cervello;
- intervento chirurgico. Viene preso in considerazione quando i farmaci portano allo sviluppo di effetti collaterali non tollerabili. Tra le opzioni possibili c’è la stimolazione cerebrale profonda. Consiste in una stimolazione prodotta da degli elettrodi che vengono impiantati in una regione specifica del cervello e che vengono collegati a un dispositivo impiantato nel torace. Elettrodi e dispositivo stimolano alcune aree che controllano il movimento, riducendo molti dei sintomi della malattia. Viene spesso usata nei pazienti che si trovano in una fase avanzata della patologia e che non rispondono più alla levodopa. Tuttavia, essendo un intervento chirurgico molto invasivo, presenta alcuni rischi come ictus, infezioni o emorragie cerebrali, che vengono tenuti sotto controllo dal team che si occupa dell’intervento;
- Utile per alleviare il dolore delle articolazioni e la rigidità muscolare attraverso manipolazione ed esercizi mirati. In questo modo il paziente migliora la propria capacità di deambulazione;
- Chi è affetto da morbo di Parkinson può riscontrare alcune difficoltà nel deglutire e nel parlare: grazie al supporto di un logopedista è possibile migliorare questi sintomi;
- dieta sana. Apportare delle modifiche al proprio regime alimentare, dietro il consiglio di un professionista, è di grande supporto per chi soffre di questo morbo. In genere, vengono aumentate le quantità di fibre e di liquidi da assumere per ridurre la stitichezza, si tende a preferire pasti frequenti ma meno abbondanti per evitare, ad esempio, problemi di riduzione eccessiva della pressione sanguigna.
Vivere con il morbo di Parkinson
Non è possibile prevenire il morbo di Parkinson, dal momento che non si conoscono le effettive cause. La diagnosi di questa malattia cambia la vita del paziente e dei suoi familiari poiché dall’inizio dei sintomi sarà necessario intraprendere un percorso lungo tutta la vita finalizzato al controllo della sintomatologia.
Ci si può aiutare seguendo alcuni suggerimenti come:
- mantenersi in movimento in modo regolare. È bene farlo esclusivamente sotto la supervisione di un professionista che potrà indirizzare il paziente verso gli esercizi più idonei alle proprie condizioni fisiche. Ad uno stadio iniziale, è possibile praticare alcuni sport: sono utili per ridurre la rigidità muscolare e per migliorare l’umore. Successivamente, l’esercizio aerobico continuo, così come esercizi di stretching, di equilibrio e di linguaggio, possono contribuire a migliorare il benessere generale del paziente;
- seguire un regime alimentare sano;
- chiedere il supporto dei propri cari, così come di professionisti della salute mentale. Avere delle figure di riferimento è di grande conforto per affrontare al meglio il morbo di Parkinson. A volte, infatti, possono manifestarsi sintomi legati all’ansia e alla depressione, che vanno trattati in modo tempestivo;
- prendersi cura del proprio sonno. Non è infrequente che i pazienti con questa patologia accusino insonnia: strategie mirate a conciliare il sonno aiutano ad affrontare meglio le giornate;
- trattare l’incontinenza urinaria con farmaci ed esercizi che vanno a rafforzare i muscoli del pavimento pelvico.
In conclusione, quindi, il morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa. Progredisce nel tempo con un peggioramento dei sintomi, fino a rendere impossibili anche le attività quotidiane. Una diagnosi precoce, che può essere ottenuta osservando alcuni piccoli segnali di cambiamento nel soggetto, aiuta a intraprendere da subito i trattamenti utili a migliorare la qualità di vita del soggetto.
Fonti bibliografiche:
- NHS, Parkinson’s disease
- Istituto Superiore di Sanità, Malattia di Parkinson
- NIH, Parkinson’s disease: causes, symptoms and treatments
- Mayo Clinic, Parkinson’s disease