Malattie reumatologiche, perché è importante prevenirle e riconoscerle presto

Diagnosi precoce e tempestivo intervento terapeutico sono fondamentali per le malattie reumatologiche: come riconoscerle e intervenire

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Pubblicato: 23 Dicembre 2024 14:36

Chi soffre di malattie reumatologiche, sa quanto e come possano essere potenzialmente invalidanti. Ma a volte non si ricorda che queste malattie possono dare complicanze. Ed addirittura influire sull’aspettativa di vita. Specie se vanno ad interessare non solo articolazioni muscoli e tendini, come ad esempio accade per il Lupus che può determinare nefrite con coinvolgimento dei reni, oltre a danni a cuore ed altri organi. Soprattutto, pesano drammaticamente sulla qualità di vita. Ma non basta.

Se per chi ne soffre, le malattie reumatologiche pesano, eccome, non bisogna dimenticare che in Italia i costi per farmaci, ricoveri ospedalieri, riabilitazioni, perdita di produttività e pensionamenti anticipati ammontano a oltre 4 miliari di euro l’anno. Puntare sulle buone abitudini per provare a ridurre i rischi è quindi fondamentale. A ricordarlo è il documento La Prevenzione in Reumatologia redatto e promosso dalla Società Italiana di Reumatologia (SIR).

Quanto rischia la donna

Pur se si considerano erroneamente patologie dell’anziano in realtà le malattie reumatologiche infiammatorie e sistemiche colpiscono frequentemente i giovani ed in particolare le giovani donne in età fertile (tra i 20 e i 45 anni con un picco di incidenza ai 30 anni).  Nel tempo possono provocare danni irreversibili sia all’apparato locomotore che agli organi interni e sono associate ad elevato rischio di comorbidità e mortalità nella popolazione generale. Fondamentale è arrivare presto.

La diagnosi precoce e il tempestivo intervento terapeutico anche grazie all’utilizzo di innovativi farmaci biologici sono in grado di limitare notevolmente e in alcuni casi annullare la progressione del danno. Occorre sempre intervenire prima possibile senza ritardare la diagnosi e l’inizio della terapia.

Va detto che tra le malattie di questo tipo ci sono davvero tante specificità e differenze. Esistono patologie infiammatorie croniche (per esempio l’Artrite Reumatoide e le Spondiloartriti), che colpiscono primariamente le articolazioni. Ma non vanno sottovalutate le condizioni sistemiche (come appunto Lupus, Sclerodermia, Miositi, Vasculiti) potenzialmente associate a infiammazione degli organi interni. Ci sono infine anche malattie degenerative (come l’Artrosi e l’Osteoporosi) che rappresentano la più frequente causa di dolore e disabilità negli over 65, e dismetaboliche, come la gotta.

A cosa fare attenzione

Oltre 5 milioni di persone in Italia sono afflitti da una forma più o meno grave di malattia reumatologica – sottolinea Giandomenico Sebastiani, past-presidente SIR. Per esempio l’osteoporosi colpisce più di 3,5 milioni di donne e nel 2022 ha causato oltre 89mila ospedalizzazioni per fratture del collo del femore tra gli anziani.

Vi sono poi i casi più severi e disabilitanti di malattia reumatologica che ammontano a oltre 734mila e questi pazienti hanno bisogno di costanti monitoraggi clinici-ambulatoriali. Come per molte altre patologie la componente genetica riveste un ruolo importante nell’insorgenza. Infatti colpiscono anche uomini e donne giovani, apparentemente in buono stato di salute e senza pericolosi vizi. Esistono però dei fattori di rischio individuali modificali sui quali intervenire.

Tra questi ricordiamo il fumo di sigaretta, una dieta troppo ricca di grassi animali, la tendenza alla sedentarietà, l’obesità e l’eccesso di peso, il sovraccarico articolare e alcune infezioni. Per esempio, una scarsa igiene orale è collegata all’artrite reumatoide e potrebbe favorire anche il lupus eritematoso sistemico o la sindrome di Sjogren. Ciò è dovuto ad alcuni batteri in grado di colonizzare la mucosa orale e le gengive e incentivare la produzione di autoanticorpi”.

Il pericolo del fumo

Gli stili di vita sani influiscono anche sul benessere dell’apparato muscolo-scheletrico – segnala Andrea Doria, Presidente SIR. Il fumo non provoca solo tumori, disturbi respiratori o patologie cardio-vascolari, è il fattore ambientale più strettamente associato allo sviluppo di malattie reumatologiche immunomediate.

Le sigarette influiscono su alcuni enzimi coinvolti nella patogenesi dell’artrite reumatoide e aumentano del 50% il rischio di lupus eritematoso sistemico. Diversi studi stanno indagando sul ruolo che il pericoloso vizio può avere nelle miopatie infiammatorie idiopatiche o nella malattia di Sjögren.

Una gestione corretta del peso, attraverso una dieta equilibrata e l’esercizio fisico, può aiutare a ridurre l’infiammazione sistemica e migliorare la salute generale. Lo sport poi favorisce la mobilità articolare, incrementa la massa muscolare, migliora la funzione immunitaria e riduce lo stress. Può ridurre il rischio o ritardare l’insorgenza di alcune malattie. Per questo come reumatologi lo consigliamo a tutti, sia ai nostri pazienti che a tutti i cittadini.

Lo stesso vale per la dieta mediterranea che risulta la migliore e la più salutare anche per prevenire molte forme di artriti. Quindi via libera al consumo di verdure e cereali, olio d’oliva, pesce, latticini e zuccheri semplici”.

Quanto conta arrivare presto

“Oltre alla prevenzione primaria attiva è fondamentale anche quella secondaria – prosegue Ennio Lubrano di Scorpaniello. Per arrestare il decorso, ed evitare l’aggravamento delle malattie, sono cruciali una diagnosi precoce e la tempestiva presa in carico da parte dello specialista. A differenza di alcuni tumori, per le malattie reumatologiche non sono disponibili programmi di screening”.

Per questo bisogna fare attenzione ai primi segnali d’allarme che possono  far pensare all’esordio di una patologia e parlarne con il medico. Così si può giungere il prima possibile ad un controllo e ad esami diagnostici come, ad esempio, alcuni test ematochimici.

In particolare vi è il dosaggio degli indici bioumorali di infiammazione e degli autoanticorpi. Tra l’imaging ha invece assunto grande importanza l’ecografia muscoloscheletrica come esame di primo livello”. “Infine vi è la prevenzione terziaria che si pone l’obiettivo di gestire e migliorare la qualità della vita del paziente – sostiene CarloMaurizio Montecucco, Presidente di FIRA-Fondazione Italiana per la Ricerca in Reumatologia. Vuole anche contenere gli esiti ed il progressivo danno causato delle malattie reumatologiche.

Le strategie disponibili sono diverse e comprendono alcuni trattamenti farmacologici avanzati, la riabilitazione, la complicata gestione del dolore e più in generale un supporto continuo e qualificato al paziente. Anche nell’evitare complicanze e ricadute della malattia un ruolo importante è quello degli stili di vita. L’attività fisica, un’alimentazione sana, il controllo del peso corporeo, la cessazione del fumo o un consumo limitato di alcol sono tutti fattori che influiscono sul decorso della patologia”.