Chi più chi meno, siamo tutti abituati a controllare la pressione arteriosa almeno una volta l’anno, e con frequenza maggiore in caso di riscontro d’ipertensione. Se i valori salgono oltre i limiti consigliati, infatti, il medico ci offre dapprima indicazioni sullo stile di vita, indicando un’alimentazione meno ricca, il controllo del peso, la riduzione del sale da cucina, la regolare attività fisica e tutto il resto.
Poi può anche passare a prescrivere i farmaci. Attenzione però. Stiamo parlando dei casi in cui l’ipertensione viene riscontrata di giorno, nell’ambulatorio. Ma ci sono persone in cui la pressione arteriosa si alza nelle ore notturne. Come riconoscere questo quadro? E quanto può essere pericoloso per la salute?
Una ricerca fa luce sul fenomeno
L’ipertensione notturna, ovvero la presenza di valori pressori elevati durante il sonno a fronte di livelli praticamente normali di giorno, non è certo un fenomeno raro. Ora però una ricerca apparsa su Jama Cardiology e condotta da esperti dell’Università Columbia di New York mette in luce anche il possibile rischio legato a questa condizione, potenzialmente in gioco nell’aumentare il rischio cardiovascolare delle persone che ne soffrono.
Il problema è comprendere quanto e come è frequente il fenomeno. Purtroppo non si può pensare di seguire con misurazioni regolari tutte le persone che potrebbero essere a rischio (a meno che non si tratti di valutazioni messe in atto con controlli come la rilevazione pressoria delle 24 ore, che ovviamente permette di avere indicazioni anche sugli “sbalzi” notturni). Ma appare di grande importanza comunque poter cogliere i soggetti a rischio, visto che ormai esistono dati scientifici che dimostrano come l’ipertensione notturna rappresentati un rischio per la salute, in particolare sul fronte delle attività del cervello e sulle capacità di memorizzare.
Normalmente, infatti, la pressione la sera tende a scendere, si mantiene ridotta durante il sonno e poi, progressivamente, risale quando ci svegliamo. Il corpo è regolato per seguire questi ritmi, ma a volte non si comporta come dovrebbe. E addirittura la pressione può “ingannare”, come ricorda la ricerca, risultando praticamente normale di giorno e andando incontro ad “impennate” della massima, ovvero di quella che gli esperti chiamano sistolica, per nulla positive per il benessere.
Il rischio del “reverse dipping”
Per gli scienziati, il fenomeno dell’aumento abnorme dei valori pressori nelle ore notturne quando invece la pressione dovrebbe ridursi si chiama “reverse dipping”. In pratica, non si assiste alla riduzione dei livelli pressori ma piuttosto ad un loro aumento.
Attenzione: va detto che in genere questo mancata attività regolatoria dei ritmi giornalieri di “saliscendi” dei valori pressori tende a manifestarsi in persone che già soffrono di ipertensione e quindi dovrebbero essere sotto controllo. Ma non ci sono dubbi che l’ipertensione che “viene” di notte, rappresenti un problema per la salute, in particolare se gli “sbalzi” si riflettono anche sui piccoli vasi che irrorano il sistema nervoso centrale.
Secondo una ricerca apparsa su Neurology, quando non si manifestano i naturali cali pressori la notte si è osservato un aumento più che doppio delle aree di iperintensità della sostanza bianca, segno di potenziali rischi di futuri “problemi”. E soprattutto “reverse dipping” ha riportato punteggi inferiori nei test della memoria, che potrebbero avere tra le spiegazioni sia le differenze della pressione sia il problema del rialzo pressorio durante il riposo notturno.
Sia come sia, l’importante è ricordare che la pressione arteriosa è un fattore di rischio per la salute dell’intero organismo e se non viene controllata sulla scorta delle indicazioni del medico aumenta la possibilità di andare incontro a infarti, ictus cerebrali, insufficienza renale….. solo per citare alcune delle conseguenze nel tempo del mancato controllo dei valori pressori.