Fibromialgia e dolori, così caldo e freddo peggiorano la situazione

A indagare in merito ci ha pensato uno studio pubblicato sulle pagine della rivista Pain Medicine

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Il grande caldo mi fa aumentare il dolore. Non sopporto il freddo. Apparentemente due situazioni inconciliabili, che tuttavia si possono ritrovare nelle persone che soffrono di un quadro ancora poco definito, la cosiddetta sindrome dolorosa regionale complessa o Crps, e di fibromialgia.

Il primo quadro, in particolare, può essere di due tipi: una forma segue una lesione, ad esempio ad una mano o un piede, così come quadri neurologici (ad esempio un ictus) oppure un infarto e un tumore, la seconda si lega invece più spesso alla necessità di immobilizzare un braccio o una gamba, ad esempio con il gesso.

La fibromialgia, invece, è caratterizzata da dolori diffusi che spesso non vengono adeguatamente riconosciuti. Queste situazioni, stando ad una ricerca apparsa su Pain Medicine, potrebbero peggiorare quando il clima si fa più caldo o più freddo.

La prossima estate, occhio all’afa

Per chi soffre di queste situazioni, stando alle risultanze della ricerca, sia il caldo afoso sia il clima rigido – quindi attenzione per l’inverno che fortunatamente è ancora lontano – potrebbero peggiorare il dolore. Il motivo? chi si trova ad affrontare queste condizioni tenderebbe comunque ad essere più sensibile non solo alle variazioni termiche ambientali, ma anche ai cambi delle condizioni meteorologiche. Lo studio, molto originale, parte da un sondaggio che ha viaggiato sul web e sui social media. I dati analizzati sono stati relativi a circa 1500 persone di età superiore ai 16 anni.

I soggetti sono stati suddivisi in gruppi in base alla presenza o meno delle patologie e del dolore ad esse correlate. I risultati sono stati fin troppo chiari: tra chi aveva Crps o fibromialgia, il dolore tendeva più spesso ad aumentare quando la temperatura si alzava o si abbassava rispetto alla norma e con esso la sensazione di angoscia che nelle forme più gravi tende a peggiorare ulteriormente il quadro.

Tra chi invece non provava dolore, i mutamenti lungo la scala termica esterna non hanno indotto alcuna variazione. Attenzione però: chi soffre di Crps, associata o meno a fibromialgia, ha riferito che nelle giornate particolarmente afose dell’estate il dolore compariva o peggiorava più spesso. Il caldo intenso pare possa essere una vera e propria “molla” per la comparsa dei fastidi in chi fa i conti con la fibromialgia da sola, meno per chi soffre di Crps.

Peraltro, anche sbalzi non eccessivi di temperatura sembrano rappresentare un fattore di stress che peggiora la situazione, sempre in confronto a chi non prova dolore. Infine, pare che aumenta l’umidità e  l’arrivo di un temporale con il cambio di pressione atmosferica potrebbero contribuire a peggiorare i fastidi in chi soffre di queste patologie.

L’importante è riconoscere il quadro

La Crps e soprattutto la fibromialgia sono malattie subdole. Chi ne soffre è spesso considerato, a torto, un malato immaginario. La fibromialgia in particolare interessa soprattutto le donne con un picco tra i 40 e i 60 anni e si manifesta con i dolori diffusi, stanchezza al risveglio, mal di testa e ansia.

Per ipotizzare che la diagnosi sia questa bisogna che il dolore, che interessa diversi gruppi di muscoli e articolazioni, si mantenga per almeno tre mesi. Nel frattempo, senza il riconoscimento del quadro, ci si trova a seguire a trattamenti con antinfiammatori, che per inciso non portano alcun beneficio.

Purtroppo non esiste un esame diagnostico che consenta di arrivare con certezza alla diagnosi. Solo con una risonanza magnetica funzionale ci si può accorgere che nei malati si attivano aree diverse rispetto a chi non soffre della patologia.

La fibromialgia è quindi una sindrome dolorosa cronica di cui non si conosce la causa, che si manifesta con problemi a carico di alcune sedi specifiche: tra i disturbi legati a questo quadro complesso possono esserci anche la debolezza, un sonno che non appare riposante, addirittura problemi come il colon irritabile.

Una certezza però esiste: la patologia appare fortemente correlata a traumi fisici o psicologici che in un soggetto predisposto possono dare vita a queste disfunzioni. Tradotto in parole semplici: insieme alla predisposizione genetica, che porta ad avere un maggior rischio di sviluppare la malattia in persone che hanno già casi in famiglia, la tensione emotiva può giocare un ruolo importante nel determinare il quadro.