Ernia inguinale: dove si trova, sintomi e come curarla

L’ernia inguinale può causare dolore e in alcuni casi, può provocare delle complicazioni. Scopri come riconoscerla e quali sono i trattamenti adeguati

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Federico Beretta

Medico chirurgo

Medico Chirurgo abilitato, da anni collabora con diversi magazine online e si occupa di divulgazione medico/scientifica.

L’ernia è una condizione in cui un organo o una parte di esso fuoriesce dalla sua sede d’origine, superando la fascia di muscoli e tessuti che normalmente lo contengono. È frequente e può verificarsi in diversi distretti del corpo. Tra le tipologie più comuni ci sono:

  • l’ernia al disco;
  • l’ernia inguinale;
  • l’ernia iatale;
  • l’ernia femorale.

In genere, i muscoli offrono un sostegno adeguato a mantenere gli organi e le strutture corporee nella loro sede originaria. La presenza di un punto di minor resistenza o l’aumento delle pressioni di determinati distretti corporei, possono causare lo spostamento di un organo o di una sua parte in una differente regione. Mentre per alcune tipologie di ernie si predilige il trattamento conservativo, ovvero la somministrazione di medicinali o di trattamenti complementari, per altre è necessario intervenire chirurgicamente.

Che cos’è l’ernia inguinale

Nel caso dell’ernia inguinale, questa si verifica quando una parte dell’intestino (in genere l’intestino tenue) scivola – tramite un punto di minor resistenza – attraverso la parete muscolare dell’addome, vicino al canale inguinale destro o sinistro. Più raramente, possono erniare altri organi, come parte della vescica, o del tessuto adiposo. È la tipologia di ernia più frequente e può riguardare entrambi i lati, solo quello destro (il più comune) o solo il lato sinistro. Si possono distinguere due differenti tipologie di ernia inguinale:

  • diretta. A causa dell’indebolimento muscolare, l’ernia entra nel canale inguinale. Si verifica di solito negli adulti con l’avanzare degli anni per una combinazione di fattori come l’indebolimento dei muscoli e l’aumento della pressione endoaddominale;
  • indiretta. Il suo sviluppo avviene tramite l’apertura del canale inguinale, e potrebbe arrivare allo scroto. È spesso causata da un difetto congenito. Generalmente viene diagnosticata entro il primo anno di vita, ma può accadere che venga identificata successivamente.

Quali sono i sintomi dell’ernia inguinale

L’ernia inguinale potrebbe non provocare alcun sintomo, in altri casi, invece, si possono manifestare:

  • un rigonfiamento su uno o entrambi i latti dell’osso pubico, che diventa più evidente quando si è in piedi, ci si sforza o si tossisce;
  • dolore o fastidio a livello dell’inguine;
  • una sensazione di bruciore;
  • debolezza o senso di pressione all’inguine;
  • quando l’ernia arriva allo scroto, si può avvertire dolore e gonfiore intorno ai testicoli.

Il rigonfiamento provocato dall’ernia inguinale potrebbe provocare dolore, soprattutto quando si compiono alcuni movimenti, come piegarsi o sollevare un carico pesante, quando si tossisce o si resta per tanto tempo in piedi. Questi sintomi riguardano anche i bambini e i neonati che potrebbero inoltre accusare una mancanza di appetito e piangere di frequente.

In caso di ernia strozzata invece, la sintomatologia comprende:

  • nausea;
  • assenza di appetito;
  • vomito.

Chi sono i soggetti a rischio di ernia inguinale

Per quanto riguarda gli adulti, le ernie inguinali sono più comuni negli uomini rispetto alle donne. Possono svilupparsi con maggiori probabilità nei soggetti che hanno eseguito una prostatectomia e negli individui con una storia familiare di ernie inguinali.

Nei bambini, invece, questa tipologia di ernia può manifestarsi nei primi 5 anni di età. I nati prematuri hanno più possibilità di avere un’ernia inguinale.

Anche coloro che presentano tosse cronica, eseguono lavori che prevedono il sollevamento di carichi e che soffrono di stitichezza, hanno un rischio maggiore di sviluppare un’ernia inguinale.

Quali sono le cause dell’ernia inguinale

In alcuni casi l’ernia inguinale si sviluppa senza una causa apparente, altre volte invece potrebbe essere provocata da:

  • costipazione;
  • disturbi del tessuto connettivo;
  • fattori genetici;
  • un punto di minor resistenza preesistente nella parete addominale;
  • l’esecuzione ripetitiva di attività che causano un aumento della pressione all’interno dell’addome, come stare per ore in piedi o alzare pesi importanti;
  • una gravidanza, poiché questa condizione può portare a un indebolimento dei muscoli addominali;
  • condizioni di salute che provocano un aumento di pressione nell’addome, come la tosse cronica.

Nei bambini e nei neonati l’ernia inguinale è provocata da una debolezza della parete addominale presente alla nascita. Questo accade quando il dotto peritoneo-vaginale non si chiude come dovrebbe, favorendo l’indebolimento della parete addominale.

Quali sono le complicazioni dell’ernia inguinale

Le possibili complicazioni possono riguardare lo sviluppo di:

  • un’ernia incarcerata. In questo caso la parte di intestino che fuoriesce resta bloccata nel foro attraverso cui è passata, provocando forti dolori, vomito, nausea, incapacità di defecare;
  • un’ernia strozzata, ovvero quando un pezzo di intestino viene “soffocato” dallo stesso foro in cui è entrato, causando una alterazione della circolazione sanguigna. Si tratta di un’emergenza medica che richiede un’operazione chirurgica immediata. Il rischio potrebbe infatti essere quello di avere un’ostruzione intestinale con conseguente morte dei tessuti della porzione di intestino coinvolta (necrosi intestinale).

In genere, le ernie inguinali nei bambini vengono trattate subito poiché più frequentemente questi vanno incontro a complicanze. Crescendo, le ernie possono allargarsi e i bambini spesso sviluppano ernie indirette che presentano maggiori probabilità di entrare nello scroto.

Fattori di rischio dell’ernia inguinale

Ci sono fattori che possono aumentare le probabilità di andare incontro allo sviluppo di un’ernia inguinale tra cui:

  • il genere di appartenenza, dal momento che gli uomini hanno in media 8 volte più probabilità di sviluppare un’ernia inguinale rispetto al genere femminile;
  • l’età, poiché con l’avanzare degli anni si assiste a un processo fisiologico di indebolimento muscolare;
  • la familiarità, ovvero se ci sono stati altri casi in famiglia;
  • un parto prematuro;
  • se si è avuta in precedenza un’ernia inguinale;
  • costipazione cronica;
  • tosse persistente.

Diagnosi dell’ernia inguinale

La diagnosi segue un’attenta visita medica in cui lo specialista valuta la storia clinica del paziente e i sintomi accusati, procedendo infine con un esame fisico. Quest’ultimo prevede che il soggetto resti dapprima in piedi e poi si metta in posizione supina, mentre il medico valuta la zona dolorante o che presenta il rigonfiamento. Spesso viene chiesto di effettuare uno sforzo, ad esempio tossire, per valutare meglio le eventuali modifiche morfologiche del sito interessato.

In alcuni casi lo specialista potrebbe richiedere di eseguire degli esami strumentali per verificare la presenza dell’ernia inguinale, tra cui la risonanza magnetica, la TAC, l’ecografia addominale o la radiografia.

Quali sono i trattamenti dell’ernia inguinale

Se l’ernia è di dimensioni ridotte ed è riducibile, il medico potrebbe riuscire a reinserirla nella parete addominale senza problemi. Al contrario, se non è possibile farlo (in questo caso si parla di ernia irriducibile), si dovrà procedere con un intervento chirurgico, visto l’elevato rischio di incorrere in complicanze.

Considerando fattori come l’età del paziente, la sua storia medica, le sue condizioni di salute e la dimensione dell’ernia, lo specialista valuterà la tipologia di operazione da eseguire tra:

  • la chirurgia a cielo aperto (laparotomia). Viene eseguita in anestesia locale o generale e consiste nell’effettuare un’incisione all’altezza dell’inguine per visualizzare l’ernia e riportarla nella sua posizione originaria. Lì dove si era verificato il cedimento della parete addominale viene poi posizionata una rete che funge da rinforzo e che viene fermata con suture. Si conclude ricucendo l’apertura con dei punti di sutura o graffette;
  • la chirurgia laparoscopica. È una tecnica mininvasiva che viene eseguita in anestesia generale e prevede l’esecuzione di piccole incisioni nell’addome attraverso le quali viene inserita una piccola telecamera (laparoscopio) e degli strumenti utili a risolvere il problema. Può essere poi inserito un rinforzo sintetico per rinforzare l’addome.

Generalmente, l’intervento in laparoscopia consente un ritorno più veloce alle attività quotidiane e comporta minori rischi in termini di formazione di cicatrici. Viene eseguita, ad esempio, quando il paziente si sta sottoponendo a un’operazione di ernia inguinale per la seconda volta o quando sono presenti ernie bilaterali.

Il recupero post operatorio dipende dalle condizioni di salute del soggetto e può comprendere un arco temporale che va dalle due alle quattro settimane. Non mancano casi in cui la ripresa è più veloce. Dopo l’operazione è importante seguire le indicazioni fornite dai medici, non affaticarsi troppo, ed evitare fattori di rischio che potrebbero portare ad una recidiva. Dunque, è indispensabile attendere i tempi necessari prima di riprendere le attività sportive o quella lavorativa, specie se richiedono degli sforzi fisici.

Se si avverte dolore, è bene contattare il medico per valutare la prescrizione di medicinali funzionali. Spesso viene consigliato di indossare per alcune settimane una fascia elastica o uno slip specifico per ernia inguinale, che contribuisce ad accelerare la guarigione.

Quali sono i possibili rischi di un intervento di ernia inguinale

Tra gli interventi chirurgici di ernia, quello inguinale è tra i più comuni. Si tratta di un’operazione in genere sicura, con alcune possibili complicazioni legate alla natura stessa di un intervento, tra cui:

  • gonfiore nell’area sottoposta all’intervento per un accumulo di sangue;
  • infezione;
  • dolore persistente;
  • recidiva dell’ernia, con conseguente re-intervento;
  • incontinenza urinaria;
  • effetti collaterali legati all’anestesia;
  • lesioni vascolari o nervose.

Sintomi come sanguinamento, febbre, nausea, gonfiore e dolore all’addome o all’inguine, dolore non responsivo alle terapie antidolorifiche, problemi respiratori, non devono essere sottovalutati e vanno segnalati immediatamente al personale medico.

Come prevenire l’ernia inguinale

Non è possibile prevenirla quando la sua presenza è causata da un difetto congenito. Negli altri casi, si possono mettere in pratica alcuni accorgimenti, in modo da ridurre la tensione a carico della parete addominale e diminuire le possibilità di sviluppare un’ernia. Ecco cosa fare:

  • non fumare o smettere di farlo Oltre ad essere un importante fattore di rischio per l’insorgere di diverse malattie, il fumo causa anche tosse cronica;
  • sollevare oggetti pesanti con attenzione. Sarebbe sempre meglio evitare, ma se indispensabile è bene farlo piegandosi dapprima sulle ginocchia;
  • mantenere un peso forma ideale;
  • seguire una dieta ricca di frutta e verdura. Questi alimenti sono ricchi di fibre, nutrienti che prevengono la stitichezza;
  • eseguire degli esercizi per rinforzare i muscoli che compongono la parete addominale.

In conclusione, l’ernia inguinale è una condizione molto comune (soprattutto negli uomini) che può causare problematiche anche gravi. Non deve essere mai sottovalutata, perché se non trattata tempestivamente e nel modo corretto si possono andare incontro a delle complicazioni. Seguire uno stile di vita sano può contribuire a ridurre i rischi di sviluppare un’ernia inguinale; in caso di dolore e rigonfiamenti sospetti è bene sentire il parere di uno specialista.

 

Fonti bibliografiche