Ecografia transvaginale: a cosa serve

L'ecografia transvaginale è un esame diagnostico che utilizza un trasduttore inserito in vagina per ottenere immagini dettagliate degli organi pelvici interni, come utero e ovaie

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Ivan Shashkin

Medico

Medico appassionato di immunologia ed ematologia con interesse e esperienza in ambito di ricerca.

Pubblicato: 10 Maggio 2024 10:29

L’ecografia transvaginale (o TVS, Trans-Vaginal Sonography) è un esame diagnostico per immagini, solitamente associato alla visita ginecologica.

Il suo obiettivo è analizzare la morfologia e lo stato di salute dei genitali femminili interni. Si occupa quindi dell’utero e annessi e di organi limitrofi come vescica, ureteri, retto e sigma.

L’ecografia transvaginale, inoltre, può essere impiegata anche nel monitoraggio della gravidanza durante il primo trimestre o nell’ambito della riproduzione assistita.

Cos’è e come si svolge l’ecografia transvaginale

L’ecografia transvaginale è un esame non invasivo, di tipo bidimensionale o tridimensionale, che impiega una sonda rivestita da una guaina ricoperta di gel da introdurre in vagina.  La sonda emetterà ultrasuoni – onde sonore ad alta frequenza non udibili dall’orecchio umano – che saranno in parte riflessi dai tessuti intercettati, in base alla loro densità (fenomeno dell’eco). I segnali così provenienti dai tessuti sono captati dalla stessa sonda ed elaborati da un computer per la ricostruzione a monitor delle immagini in tempo reale delle regioni pelviche indagate.

Questa tipologia di ecografia viene generalmente richiesta per sanguinamenti anomali, amenorrea periodica, dolori pelvici di origine sconosciuta, problemi di infertilità, malformazioni congenite di utero e ovaie.

L’ecografia transvaginale è utile per analizzare la natura delle cisti ovariche, l’endometrio (ossia il rivestimento interno dell’utero) e gli ingrossamenti della parete uterina (fibromatosi o fibromi uterini), oltre che per riscontrare eventuali tumori o infezioni pelviche.

Questo esame può essere eseguito anche in gravidanza, soprattutto nel primo mese, in quanto consente di evidenziare in modo più precoce le immagini dell’embrione. L’ecografia transvaginale è spesso utilizzata per valutare la posizione dell’embrione, rilevare eventuali anomalie precoci e monitorare il benessere del feto in gravidanze ad alto rischio.

L’ecografia transvaginale va distinta dall’ecografia pelvica transaddominale (TAS), che dev’essere rigorosamente effettuata a vescica piena per facilitare la visualizzazione e lo studio degli organi pelvici. Al contrario, l’ecografia transvaginale viene eseguita preferibilmente a vescica vuota, risparmiando alla paziente questa piccola seccatura. Tuttavia, l’introduzione della sonda e le eventuali manovre del medico possono generare una leggera sensazione di fastidio o pressione.

Come nel caso di visita ginecologica, quando si esegue l’ecografia transvaginale, alla paziente viene richiesto di adagiarsi supina in posizione ginecologica.

L’importanza dell’ottenere immagini più nitide

Il metodo transvaginale per l’esame degli organi genitali interni consente di ricavare immagini più nitide e dettagliate dallo studio anatomico della regione. Questo data la prossimità della sonda alle strutture da analizzare e l’assenza degli organi e dei tessuti intercettati con l’approccio transaddominale.

Come per esempio la vescica e lo strato adiposo, problematico nelle donne obese. Attraverso l’impiego di frequenze più elevate, l’ecografia transvaginale permette di ottenere dettagli anatomici.

In particolare dell’utero, delle ovaie e dell’endometrio non riproducibili con l’ecografia pelvica transaddominale.

L’ecografia pelvica transaddominale

Spesso, comunque, TVS e TAV vengono utilizzate congiuntamente per ottenere una visione globale dello stato di salute degli organi pelvici.

L’ecografia per via transaddominale/transvescicale consente infatti una visualizzazione migliore delle strutture superficiali e distali alla vagina.

Perché è importante l’ecografia transvaginale e quando eseguirla

Originariamente utilizzata per identificare eventuali malformazioni dell’utero, oggi è uno strumento di diagnostica fondamentale per ravvisare diversi disturbi e malattie.

In modo particolare l’ecografia transvaginale trova applicazione:

  • nel percorso diagnostico di donne colpite da dolore pelvico cronico o da patologie disfunzionali (cicli mestruali irregolari) o processi infettivi che possano colpire i genitali interni;
  • in caso di neoformazioni o malformazioni sospettate su base anamnestica e obiettiva a carico degli organi genitali;
  • nel monitoraggio delle ovaie e dell’endometrio nelle donne con predisposizione genetica al carcinoma ovarico o sindromi familiari per tumori (BRCA mutate e/o affette da sindrome di Lynch);
  • nella diagnosi differenziale con altre patologie addomino-pelviche in condizioni di urgenza (es: appendiciti, diverticoliti, coliti);
  • nel trattamento di pazienti in peri e post menopausa con sanguinamenti atipici, concorrendo a determinare i caratteri dell’endometrio e dalla cavità uterina (sospetti di neoplasie endometriali o ricerca di polipi);
  • in caso di pazienti infertili (diagnosi, monitoraggio e assistenza alle tecniche di riproduzione assistita);
  • nel monitoraggio di terapie mediche (tamoxifene o terapie ormonali) e nel controllo di esiti chirurgici (dopo miomectomie);
  • nel percorso diagnostico delle pazienti colpite da patologia della statica pelvica (incontinenza urinaria, stipsi severa).

Può essere eseguita in gravidanza?

L’ecografia transvaginale può essere effettuata anche durante la gravidanza, senza alcun rischio né per la madre né per il feto.

Viene utilizzata generalmente nelle prime settimane di gestazione per:

  • osservare l’embrione e datare correttamente la gravidanza (mentre in una fase successiva l’ecografia transaddominale offre immagini migliori)
  • per eseguire la cervicometria, ossia la misurazione della lunghezza del collo dell’utero, essenziale nel monitoraggio del rischio di aborti spontanei nel primo trimestre di gravidanza.

In casi di perdite ematiche si utilizza per valutare un rischio di aborto o nella più sfortunata delle ipotesi un aborto in corso.

Prepararsi all’ecografia transvaginale

In generale non è richiesta alcuna preparazione particolare nei giorni che precedono l’esame.  Solitamente questa ecografia viene effettuata preferibilmente a vescica vuota.

Talvolta si richiede di averla piena (e quindi di bere e non urinare nell’ora precedente all’indagine) per eseguire anche l’ecografia pelvica esterna.

Al momento dell’esame ci si deve spogliare dalla vita in giù e sistemare sul lettino in posizione ginecologica. Sulle pazienti che hanno già avuto rapporti sessuali, l’ecografia transvaginale può essere eseguita in ogni momento, anche in presenza di flusso mestruale.

Nelle donne vergini il ginecologo può valutare con la visita se l’imene è sufficientemente elastico da consentire l’esecuzione dell’esame. In caso contrario si può valutare, oltre all’ecografia transaddominale, il ricorso all’ecografia transrettale per non danneggiare l’imene.

Ecografia transvaginale di primo e secondo livello

L’ecografia transvaginale può essere distinta in due categorie:

  • primo livello, quando è contestuale alla visita ginecologica e ha la funzione di individuare la presenza di eventuali disturbi o patologie,
  • secondo livello, come step successivo in grado di fornire allo specialista informazioni più dettagliate sulla condizione ricercata.

L’ecografia di secondo livello si configura, quindi, come un esame di approfondimento successivo alla visita ginecologica.E anche all’ecografia trasvaginale di primo livello, qualora si sospetti una patologia che richieda ulteriori accertamenti. Essa si svolge con tempistiche e modalità diverse. Tenendo conto di parametri peculiari come flussi ematici vascolari, ma anche segnali color e/o power doppler, misurazioni approfondite di particolari negli organi genitali interni esaminati.

Spesso si esegue in concomitanza alla valutazione di certi valori ematochimici (dosaggio dei marcatori tumorali) da parte di personale formato e certificato a livello internazionale.

Ecco alcuni esempi di quando potrebbe essere eseguita un’ecografia transvaginale di secondo livello:

  • Monitoraggio della gravidanza ad alto rischio: Durante una gravidanza ad alto rischio, come in presenza di anomalie fetali rilevate durante l’ecografia di routine o in caso di complicazioni materno-fetali, può essere eseguita un’ecografia transvaginale avanzata per valutare più dettagliatamente lo sviluppo fetale, la placenta e il liquido amniotico.
  • Esame delle anomalie uterine o ovariche: In presenza di anomalie uterine, come miomi o anomalie della forma dell’utero, o di condizioni ovariche, come cisti ovariche complesse o sospette neoplasie, un’ecografia transvaginale avanzata può fornire una valutazione più dettagliata della morfologia e delle caratteristiche delle strutture.
  • Valutazione dell’endometriosi: Per le donne con sospetta endometriosi, un’ecografia transvaginale di secondo livello può essere utilizzata per valutare la presenza, la localizzazione e l’estensione delle lesioni endometriosiche nei tessuti pelvici.
  • Controllo dopo interventi chirurgici pelvici: Dopo interventi chirurgici pelvici, come isterectomia o chirurgia ovarica, un’ecografia transvaginale avanzata può essere eseguita per monitorare la guarigione, rilevare eventuali complicazioni post-operatorie e valutare la presenza di residui o recidive patologiche.

Fonti bibliografiche: