Dieta del cervello, per aumentarne il benessere e ridurre il decadimento cognitivo

Uno studio dimostra come l'alimentazione incida sulla salute e il benessere del cervello, proteggendoci dal decadimento cognitivo e altre patologie

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Pubblicato: 20 Maggio 2024 16:22

Quando pensate all’alimentazione, non limitatevi a ragionare in termini di controllo del peso, di colesterolo, di circolazione e pesantezza digestiva. Ma scegliete anche pensando al benessere del cervello. Perché le preferenze alimentari incidono, eccome, sulle condizioni cerebrali, al punto di influenzare la stessa salute del sistema nervoso.

A dirlo è una ricerca apparsa su Nature, coordinata da Jianfeng Feng dell’Università di Warwick, che conferma in chiave scientifica una realtà che è nei fatti. Un’alimentazione sana ed equilibrata è collegata a una salute del cervello, una funzione cognitiva e un benessere mentale maggiori.

Variare è importante

Lo studio ha preso il via incrociando diverse valutazioni. Si è ovviamente partiti dalle scelte alimentari di un ampio campione di 181.990 partecipanti della Biobank del Regno Unito. Queste informazioni sono poi state incrociate, in questa analisi di “Big Data”, con diverse valutazioni fisiche, tra cui funzione cognitiva, biomarcatori metabolici del sangue, imaging del cervello e predisposizione genetica.

Le preferenze alimentari di ciascun partecipante sono state raccolte tramite un questionario online, che il team ha classificato in 10 gruppi (come alcol, frutta e carne). L’analisi dei dati mostra che chi tendeva a scegliere un’alimentazione equilibrata, variando gli alimenti, presentava più spesso un miglior benessere psico-neurologico, funzioni cognitive superiori e addirittura un quantitativo maggior di materia grigia a livello del cervello. Ovviamente in confronto a chi invece mangiava sempre le stesse cose.

Perché è importante cambiare abitudini

Conta molto, in base a quanto emerso, anche modificare l’alimentazione se si tende ad eccedere con determinati cibi. La ricerca mostra infatti come le modifiche alimentari risultino utili in particolare per chi è abituato ad essere “goloso”, quindi a consumare cibi molto appetibili ma non propriamente ottimali, anche per oggettivi squilibri nei nutrienti, dal punto di vista nutrizionale.

Quale consiglio viene? Se si tende ad esagerare, riducendo lentamente l’assunzione di zuccheri e grassi nel tempo, le persone possono ritrovarsi a gravitare naturalmente verso scelte alimentari più sane. Gli scienziati ritengono infine che anche i fattori genetici possano contribuire all’associazione tra dieta e salute del cervello.

Ma non prendiamoli come alibi: è l’interazione tra predisposizione e scelte in termini di stile di vita a preservare il benessere cerebrale. E bisogna cominciare fin da piccoli perché essere abituati a scelte alimentari sane fin da bambini aiuta a crescere meglio e porre le basi per la salute futura del cervello.

Come prevenire il decadimento mentale a tavola e non solo

Il decadimento mentale dell’anziano può in parte essere prevenuto da comportamenti e attività specifiche: nello sviluppo dei disturbi cognitivi, oltre a fattori biologici e genetici non modificabili, esistono possibilità di intervento preventivo che incidono anche per in buon 30 per cento nel ridurre il rischio di demenza.  Questi fattori protettivi sono la riserva cognitiva, l’allenamento a tenere impegnata la mente e a risolvere problemi e acquisire nuove conoscenze, la attività fisica e l’attività motoria in genere.

La prevenzione, che inizia a dare i suoi frutti si basa sull’approccio ai fattori di rischio come l’ipertensione, l’obesità, i fattori metabolici come l’aumento del glucosio e del colesterolo, sull’addio ad abitudini dannose come il fumo e l’eccessivo consumo di sale, sul riconoscimento precoce e il conseguente trattamento della fibrillazione atriale, l’aritmia cardiaca più diffusa.

L’alimentazione può contribuire a ridurre il rischio di malattie cerebrovascolari ma anche di patologie degenerative e infiammatorie.  Conta evitare di introdurre eccessive quantità di cibo e nutrirsi negli orari tradizionali di prima mattina, metà giornata e alla sera.

La dieta mediterranea con pasti ricchi di verdura e frutta, carni bianche e pesce, moderata assunzione di alcoolici ha anche la proprietà di ridurre l’infiammazione che spesso accompagna le malattie del sistema nervoso.

Infine molte malattie dei nervi periferici, come le polineuropatie, dipendono da cause internistiche e curabili come ad esempio il diabete o malattie endocrine come i disturbi della tiroide o da fattori tossici come l’alcool. Infine bisogna curare bene il diabete, se occorre, ed avere una adeguata assunzione di vitamine per limitare i rischi di complicanze neurologiche come disturbi della forza e della sensibilità agli arti.