EG.5. O, se preferite per comodità il nome tratto dalla mitologia greca, Eris. Secondo gli esperti, questa è la variante di Sars-CoV-2, il virus che causa Covid, dominante in Italia. Come al solito, per valutarne l’impatto occorre fare differenza tra chi presenta un particolare profilo di rischio per età o per patologie concomitanti e chi invece è sostanzialmente in buona salute e con il sistema immunitario ben funzionante.
L’immunità ibrida che ormai presenta la stragrande maggioranza delle persone, frutto dei vaccini e dei richiami legati alla presenza di infezioni naturali, appare sostanzialmente in grado di rispondere al virus, se le difese lavorano a dovere. D’altro canto, anche il virus è cambiato e sostanzialmente è meno grave, in termini generali, rispetto al ceppo di Wuhan dell’inizio della pandemia e ai successivi virus che hanno circolato negli anni scorsi.
La svolta in questo senso si è avuta con la variante Omicron, che è rapidamente diventata dominante. EG.5 altro non è che una “discendenza” di Omicron. EG.5. infatti deriva direttamente da XBB.1.9.2 ed ha una mutazione aggiuntiva nella proteina Spike. Quindi, in termini di “cattiveria” non appare con una virulenza particolarmente temibile rispetto ad Omicron.
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Influenza o Eris?
Se avete nella mente l’influenza stagionale classica, quella che si previene con la vaccinazione da fare a questo punto entro tempi brevi, probabilmente farete fatica a distinguere il quadro da quello determinato dalla variante Eris di sars-CoV-2. Secondo gli esperti, infatti, nella maggior parte dei casi quest’ultima infezione conduce a iperpiressia, ovvero febbre che può anche essere elevata, con una durata che in genere non supera i tre giorni. A questa si possono avere anche dolori, come appunto accade in caso di influenza. Ovviamente stiamo parlando in termini generali.
Se il Covid-19 è difficile da distinguere rispetto ad altre forme virali considerandone le varie manifestazioni e la variabilità delle stesse tra i diversi individui, l’influenza si può più facilmente riconoscere in seguito all’insorgenza brusca della febbre, un sintomo generale e un sintomo respiratorio (come la tosse, il mal di gola o la congestione nasale). Se una persona presenta questi tre elementi contemporaneamente, è probabile che abbia l’influenza, anche se per una conferma definitiva è consigliabile effettuare un tampone.
I sintomi classici di Eris e come si affrontano
Per tutti questi motivi, è difficile parlare di segni e sintomi che facciano pensare direttamente ad Eris, in un’ipotesi di riconoscimento di questa infezione da Sars-CoV-2 variato rispetto all’influenza. Va detto comunque che ci possono essere quadri che ricordano più che altro il classico raffreddore, con naso chiuso e disturbi simili, così come possono ricomparire (seppur raramente) segnali come l’anosmia o all’ageusia, ovvero la perdita di olfatto e gusto. Ecco, questi sono quadri che, come si diceva un tempo, non “c’azzeccano” con il virus dell’influenza. E quindi possono far pensare ad Eris.
Sia chiaro: per la diagnosi differenziale occorre il tampone. Sul fronte delle cure, comunque, la situazione si modifica di poco. L’approccio deve essere basato su farmaci sintomatici, come antipiretici o antinfiammatori non steroidei. Questo ovviamente, se non ci sono particolari indicazioni ad un approccio più “intenso” in base alle indicazioni del medico. Eris, infatti, secondo gli esperti va seguito con grande attenzione in anziani e fragili che possono più facilmente andare incontro a complicazioni e potenzialmente anche a ricovero.
Il vaccino funziona per la protezione da Eris
Per chi è indicato, il richiamo vaccinale per Covid risulta efficace nel proteggere nei confronti di Eris, discendente diretta di Omicron. I vaccini disponibili sono stati realizzati per offrire risposta nei confronti della variante Omicron XBB 1.5, con effetti potenziali anche nei confronti di Eris.
Secondo l’Agenzia Europea del Farmaco (EMA), che ha dato il via libera al vaccino il ceppo “è strettamente correlato ad altre varianti attualmente in circolazione”. Per cui “si prevede che il vaccino contribuisca a mantenere una protezione ottimale contro il Covid causato da queste altre varianti”.
Il vaccino può essere utilizzato negli adulti e nei bambini a partire dai 6 mesi di età. Gli adulti e i bambini a partire dai 5 anni di età che necessitano di vaccinazione dovrebbero ricevere una singola dose, indipendentemente dalla loro storia vaccinale contro il Covid. Le caratteristiche dei riceventi del richiamo vanno individuate soprattutto in base all’età (sopra i 60 anni) e in base ad eventuali patologie presenti, per evitare i rischi di peggioramento legati all’infezione. Va anche ricordato che nella stessa seduta, se si desidera, si può anche praticare il richiamo annuale del vaccino per l’influenza, particolarmente consigliato in questi soggetti.
Fonti bibliografiche
Covid-19: BA.2.86 /Pirola a EG.5/Eris. Cosa sappiamo delle nuove varianti?, Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri – IRCCS
Covid: Eris sempre più diffusa. Uno studio italiano spiega il perché, Sanità informazione