Anemia da carenza di ferro, perché è difficile identificarla e che esami fare

Un semplice esame del sangue basta per capire se c'è una carenza di ferro: i valori cui fare attenzione per capire se si tratta di anemia

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Pubblicato: 9 Gennaio 2025 12:56

Provateci, a fare a meno del ferro. Vi accorgereste che la vita di ogni giorno diventa un’impresa. Prima di tutto perché non si formano correttamente i globuli rossi e quindi l’organismo non viene nutrito dall’ossigeno trasportato proprio da queste cellule del sangue. Poi se non c’è ferro a sufficienza diventa difficile contrastare le infezioni, ma soprattutto la produzione di energia può rappresentare un problema. Ed anche il benessere del sistema nervoso può non essere ottimale.

Per questo occorre sempre guardare con attenzione il ciclo del metabolismo del ferro. In primo luogo per contrastare l’anemia, ma non solo. Ricordando che a rischiare di più possibili deficit sono alcune categorie di persone, ad esempio i pazienti con scompenso cardiaco o insufficienza renale cronica, e le donne in gravidanza. Durante la gestazione infatti raddoppia il fabbisogno di ferro per la crescita della placenta e per lo sviluppo cerebrale e del sistema immunitario del feto.

Perché è difficile identificare la carenza di ferro

Sia chiaro. Siamo di fronte ad una serie di segni e sintomi davvero difficili da associare al problema, tanto che si rischia di non sospettare un deficit di ferro. Qualche esempio? A volte la debolezza e l’affaticamento dopo sforzi minimi la fanno da padrone. In altri casi ci può essere pallore, magari associato a mal di testa. In certi casi ancora ci si sente irritabili, si fa fatica nello studio e sul lavoro, si è particolarmente esposti alle infezioni. O ancora i capelli e le unghie si fanno più fragili.

Insomma, occorre pensare alla possibile anemia da carenza di ferro, caratterizzata dal fatto che circola poco ossigeno nel sangue perché si è anemici.

L’anemia è forse la malattia più diffusa al mondo solo che molte volte nemmeno viene sospettata. Anche se basterebbe un semplice esame del sangue, del costo di pochi centesimi, per farlo. Il problema è che l’anemia, spesso sottostimata e quindi poco curata, può nascondere anche problemi ancor più seri. Debbono prestare attenzione ai valori di emoglobina e più in generale ai risultati dell’emocromo, che tra l’altro offre anche informazioni sul numero e sulla dimensione dei globuli rossi, in particolare gli anziani. Oltre ovviamente alle donne, specie se con perdite mestruali particolarmente intense.

Cosa mangiare in caso di carenza di ferro

Quando si parla di anemia, il rischio è quello di sottovalutare il problema a meno che i livelli di emoglobina circolante arrivino a valori allarmanti (sotto i 9-10 grammi per decilitro, considerando che i valori normali sono maggiori di 12-13 g/dl). In ogni caso, per arrivare alla diagnosi, bisogna affidarsi al medico per capire come mai l’emoglobina cala a livelli troppo bassi. Va detto però che in molti casi il problema è legato alla carenza di ferro, costituente fondamentale dell’emoglobina.

Il curante può quindi pensare a trattamenti mirati. Ma qualcosa possiamo fare anche noi, con le giuste abitudini a tavola.  Non pensate che la soluzione “Braccio di ferro” sia la più indicata. Gli spinaci sono abbastanza ricchi di ferro (tra i vegetali insieme al prezzemolo e ai legumi, specie se secchi, sono quelli che ne contengono di più), ma il minerale in essi contenuto viene assimilato solo in minima parte dall’organismo. E lo stesso accade con i fiocchi d’avena, in cui il ferro è in una particolare conformazione chimica per cui può essere assorbito solo in quantità davvero minima. Anche nell’uovo, che pure contiene ferro, il minerale è poco disponibile per il corpo.

La situazione cambia radicalmente quando si parla della carne. Il ferro della carne, sia essa  “rossa o bianca” – con la cottura infatti la quantità di ferro disponibile tende ad uguagliarsi – è infatti più facilmente assorbibile. L’assimilazione di questo ferro può essere anche di due-tre volte superiore rispetto a quanto si verifica con quello delle verdure. Per i bambini piccoli, infine, nessun problema. Lo sapete qual è l’alimento in cui il ferro è maggiormente disponibile? Ovviamente il latte della mamma che contiene ferro assorbibile per più della metà. Molto di più del latte vaccino, il cui ferro non viene assimilato che in piccole quantità.

Cosa dicono l’emocromo e gli altri esami

Un abbassamento dei valori di ferro nel sangue (ovvero della sideremia) da solo non indica l’origine della carenza. Quindi occorrono altri controlli, sempre attraverso un prelievo di sangue. Oltre all’esame che misura il ferro, per questo motivo, bisogna quindi valutare anche la transferrina, cioè la sostanza che lega il ferro nello stomaco e ne consente il passaggio dall’apparato digerente al sangue, e la ferritina, cui si unisce il ferro per depositarsi nell’organismo. Con questi accertamenti si può infatti capire meglio la natura della carenza.

Ma alla base di tutto, quando si parla di anemia, c’è la valutazione dell’esame emocromocitometrico, spesso definito solamente emocromo. È una specie di “termometro” del sangue che informa sulla quantità e in parte sulla qualità dei principali componenti del sangue, come i globuli bianchi, i globuli rossi con l’emoglobina, le piastrine.  Ricordiamo in particolare che una discesa dei valori dei globuli rossi di per sé non basta a far parlare di anemia. Occorre anche sapere la quantità di emoglobina presente all’intero dei queste “unità di trasporto” dell’ossigeno.

L’emoglobina lega l’ossigeno che deve essere trasportato alle cellule: può capitare che, pur se i globuli rossi sono numericamente sotto la norma, il loro volume sia più ampio del normale. In caso di anemia si registra la diminuzione della concentrazione di emoglobina nel sangue: il parametro si esprime in grammi per decilitro.

Chi rischia in particolare la carenza di ferro

In presenza di insufficienza cardiaca, la carenza marziale costituisce un problema molto serio perché interferisce con la produzione di energia muscolare che correla direttamente con i sintomi e la sopravvivenza del paziente. Anche nei pazienti affetti da malattia renale cronica, la gestione del rischio di anemia richiede una particolare attenzione in quanto si associa a maggior rischio cardiovascolare che aumenta con la progressiva perdita della funzionalità renale, e ad un peggioramento della qualità di vita.

A richiedere una particolare attenzione sono anche le conseguenze della carenza di ferro sulla salute femminile, in particolare durante la gravidanza. Se importante e prolungato, il deficit marziale aumenta il rischio di parto prematuro e di basso peso del neonato alla nascita. Arrivare al termine della gestazione con riserve di ferro impoverite può inoltre essere pericoloso per la donna.